Le 1.000 buttane di San Berillo

Le 1.000 buttane di San Berillo

franz_cannizzo

CATANIA – Il quartiere di San Berillo era un miscuglio di umanità povera e di buona borghesia, di squallida gente e di onesti professionisti, donne di malaffare e piccoli imprenditori in un connubio male assortito e difficile da gestire.

E continuò a rimanere tale anche dopo lo “sventramento”, che nulla bonificò e servì anzi ad avvicinare di più la zona “a luci rosse” della città di Catania, concentrandola e rimpolpandola. Sparirono fra l’altro piazzette storiche come la Massarello e Delle Guardie, strade e viuzze quali Deodato, Simona,Tipografo,Tessitori, Rocca del Vento, Regolizia, Fallica, Fasanaro.



Il quartiere era come un grande trapezio delimitato a mezzogiorno da via Lincoln, già strada Lanza ed oggi San Giuliano; a levante da via Ventimiglia, già strada del Carcere; a tramontana da via Giordano Bruno, già via Nuova; a ponente da via Coppola, già via Novaluce mentre all’interno era intersecata da un labirinto di viuzze, cortili e vicoli in un disordinato mescolio di palazzucci e tuguri.

Si spianavano e slargavano al centro alcune arterie (quasi a mettere ordine a tanto caos) quali la Pastore, la Rapisarda, la Reggio, già strada Fasanaro, la San Berillo, la Maddem, già degli Ammalati e intesa pure via dello zio Concetto Vacca, e infine via delle Finanze, oggi, come la via Reggio pur troncata a metà ancora esistente. E scomparve pure la bella Chiesa di San Berillo attorno alla quale, di sera e di giorno, incorreggibili e irriducibili giovinastri gozzovigliavano con poca sobrietà penetrando e sgusciando dalla Zia Mattia alla Moderna, dalla Nedda Grasso alla Diana Mascali. In alcuni periodo si contarono circa 1.000 “buttane”.