Mito e storia medioevale: il C.D. Fava di Mascalucia riscopre Aci Castello e Aci Trezza

Mito e storia medioevale: il C.D. Fava di Mascalucia riscopre Aci Castello e Aci Trezza

MASCALUCIA – La cultura storica è un criterio fondamentale per la conoscenza di ciò che Marc Bloch, nella sua celebre opera Apologia della storia, definisce “scienza degli uomini nel tempo”, ossia scienza delle diverse società nel tempo.

La storia riconosciuta come comprensione dei fatti umani, come capacità di capire le gesta di antiche civiltà, si alimenta dunque di quel passato che lascia un’enorme quantità di tracce quali  monumenti, reperti, testi scritti o incisi, utili a dare una chiave d’interpretazione del passato per la costruzione della memoria collettiva.

Lo studio della storia riconosciuta dagli antichi romani “magistra” si rivela quindi per gli alunni che a essa si approcciano particolarmente proficua per lo sviluppo di specifiche competenze e abilità cognitive, avviandoli all’acquisizione di capacità critiche, valide per la comprensione obiettiva delle conoscenze storiche.

La trasmissione del patrimonio culturale, specie se legata allo studio della storia locale, risulta fondamentale per aiutare gli alunni a ricostruire la loro identità culturale, sostenendoli nella strutturazione di comportamenti consoni a garantire con consapevolezza la salvaguardia del bene culturale ove vivono quale patrimonio della collettività. Queste le premesse pienamente condivise dal Circolo Didattico Fava di Mascalucia, guidato dal suo Dirigente prof.ssa Maria Gabriella Capodicasa, che ha sempre supportato gli alunni a ricostruire la loro identità culturale, sostenendoli nella strutturazione di comportamenti consoni a garantire con consapevolezza la salvaguardia del patrimonio storico come bene della collettività.

Lunedì scorso gli alunni delle classi terze del plesso di via Reina, accompagnati dalle loro insegnanti, hanno fatto un bellissimo viaggio a ritroso nel tempo, alla scoperta della storia legata alle cittadine di Aci Castello e Aci Trezza. Accompagnati dalla guida Iorga, dopo aver percorso le strade letterarie che conducono al mito di Polifemo, hanno visitato il castello di Aci Castello apprendendo con meraviglia le antiche origini medievali della fortezza, costruita su un promontorio composto da colate laviche sottomarine di origine plurimillenaria (5.000.000 anni).

Attenti, hanno ascoltato le origini del nome Aci Trezza e Aci Castello, raccontata da Ovidio nel XIII libro delle Metamorfosi, e legata alle figure mitologiche della ninfa Galatea e del pastorello Aci, che diedero vita al fiume Akis.

Con la guida del Castello, sig. Davide Aricò, i bambini hanno anche ascoltato altre storie mitiche e legate al Castello. Hanno poi concluso il percorso storico visitando il museo dove hanno ammirato la bellissima collezione di campioni di rocce e bizzarri teschi preistorici. Di seguito gli alunni, sempre accompagnati dalla guida Iorga, si sono recati ad Aci Trezza, borgo marinaro reso celebre dalla descrizione dei suoi luoghi distintivi dalla penna dai tratti veristi e naturalisti di Giovanni Verga nella sua opera i Malavoglia.

Sempre ad Acitrezza, gli alunni hanno ammirato i basalti colonnari, testimoni delle prime eruzioni dell’Etna, facendo visita all’antico e storico cantiere navale e conoscendone il suo proprietario, sig. Salvatore Rodolico. E apprendendo la storia mitica che identifica l’isola Lachea e i faraglioni di Aci Trezza con i massi scagliati da Polifemo contro Ulisse, tanto che, nelle antiche carte geografiche della Sicilia, Aci Trezza veniva indicata come “Porto di Ulisse”.

Infine, gli alunni hanno visitato la “casa del nespolo”, anch’essa descritta dallo scrittore siciliano, sita nei pressi della chiesa di San Giovanni Battista e che oggi costituisce un museo. Con interesse i bambini hanno ammirato in una sala, definita “la terra trema”, una raccolta di fotografie, locandine e varie testimonianze dell’omonimo capolavoro cinematografico di Luchino Visconti, da lui girato proprio ad Aci Trezza, nel 1947, con un cast di attori scelti interamente fra gli abitanti del piccolo borgo marinaro.

Nella seconda sala, “la Stanza dei Malavoglia“, testimonianze del mondo dei pescatori trezzoti della metà dell’Ottocento, date da una raccolta di antichi strumenti di lavoro e suppellettili della vita quotidiana, nonché le bellissime foto scattate personalmente da Giovanni Verga e la raccolta di lettere che lo scrittore inviò al fratello Pietro.