In attesa del calo della volatilità le imprese italiane aspettano a lanciare le loro IPO

In attesa del calo della volatilità le imprese italiane aspettano a lanciare le loro IPO

Il 2021 è stato un anno record per le IPO. Ma, le aziende che hanno fatto un’offerta pubblica iniziale sono calate nell’ultimo periodo. Il 2022 è stato l’anno dell’incertezza e la crescente volatilità a causa del conflitto russo-ucraino, dei rincari dei prezzi, dei tassi in rialzo e dell’aumento dei livelli d’inflazione. Inevitabilmente i mercati borsistici hanno accusato della situazione e il settore delle IPO è diminuito, rispetto all’anno precedente, del 45% come numero di operazioni e del 61% come raccolta di capitali. Anche se, dalla seconda metà dell’anno scorso, abbiamo assistito a un recupero: sono state 17 le IPO contro le 9 dei primi sei mesi e la capitalizzazione di mercato a fine anno è stata di 10,5 miliardi di euro, quasi in linea con quella del 31 dicembre del 2021.

L’indice della paura che influenza i mercati

Il VIX è il primo indice sulla volatilità implicita che stato introdotto nel 1993 dal Chicago Board Option Exchange (CBOE). E’ il più noto e utilizzato da Wall Street, viene calcolato tramite una serie di opzioni S&P 500 ed è una cifra sempre attuale e dinamica che riflette gli sviluppi dei mercati e misura la volatilità azionaria sul periodo di 30 giorni. Chiamato anche indice della paura, è uno strumento utile per gli investitori per capire l’andamento dei titoli azionari: se l’indicatore è elevato, significa che la volatilità è alta e di solito regna la paura e il pessimismo. Quando invece il VIX è basso, vige la fiducia e una certa euforia.

Grafico VXI – indice di S&P 500

(Image: TradingView.com)

In questo contesto macroeconomico molte aziende aspettano il momento giusto per rilanciare i loro progetti di IPO. La volatilità, infatti, è uno dei principali fattori che influenzano la loro decisione di quotarsi, poiché, più è alta più i rischi aumentano. E’ un parametro di riferimento per le società che vogliono lanciarsi in Borsa, oltre a considerare il livello di liquidità, il valore intrinseco e le prospettive di crescita. Per questo le aziende attendono il calo della volatilità finanziaria, perché hanno bisogno di un ambiente più stabile per assicurarsi una IPO di successo. Le condizioni perché ci sia un maggior equilibrio sono derivate da una prospettiva positiva della ripresa dei rendimenti azionari, una riduzione dell’inflazione, lo stop al rialzo dei tassi di interesse, oltre che un allentamento delle tensioni derivanti dai conflitti geopolitici.

Aziende italiane su cui investire

Nell’ottica di aspettative produttive, ci sono aziende italiane che hanno dato una spinta propulsiva ai mercati, grazie alle buone performance dei loro titoli azionari come, ad esempio, Unicredit.

Azioni Unicredit

(Image: Teleborsa.it)

Maxim Manturov, responsabile della consulenza sugli investimenti di Freedom Finance Europe, afferma che: “UniCredit (UCG) – Il gruppo milanese, guidato dal CEO Andrea Orsel, ha sovraperformato il settore bancario dell’UE del 30% negli ultimi tre mesi, invertendo i deflussi causati dai suoi rischi in Russia. Ci si aspetta ancora un piano di remunerazione soddisfacente per gli azionisti, dopo una revisione al rialzo delle previsioni sugli utili. Come già detto, UniCredit sta facendo buoni progressi nel suo piano industriale, come promesso, e questo trend positivo continuerà. Nonostante il recente apprezzamento del titolo, il rapporto rischio/rendimento di UniCredit rimane molto interessante, in quanto la società tratta ancora con uno sconto di circa il 15% rispetto al settore se si considera il multiplo prezzo/utili. Tra i fattori favorevoli, notiamo la possibilità di ulteriori revisioni al rialzo del margine di interesse nei prossimi mesi a causa dell’aumento dei tassi della BCE. Una rottura della resistenza a 15,9 aprirebbe la possibilità di un movimento verso l’intervallo 18 (circa il 15% di rialzo)”.

Sempre in ambito bancario si possono citare anche Mediobanca o la Fineco Bank, mentre la Ferrari, leader mondiale nel settore delle automobili di lusso, si mantiene solida e in continua espansione. Anche se Pirelli ha ondeggiato rimane la casa di pneumatici italiana più nota al pianeta e fortemente stabile. Leonardo (ex Finmeccanica) è invece, la più grande azienda per la difesa e lo spazio nazionale che in questo periodo storico ha visto incrementare il suo lavoro e rivalutarsi in borsa. Eni, anche se ha avuto dei problemi con il prezzo del petrolio, è l’industria petrolifera che è diventata più “ecologica” acquisendo un vantaggio rispetto ai concorrenti.

IPO a Piazza Affari 2023

Il 2023 si profila positivo per investire in alcune azioni e in crescita per le IPO, anche se il reale rilancio è previsto dalla seconda metà dell’anno. E’ un’occasione allettante che permette all’investitore di diversificare il suo portafoglio e di scommettere su aziende innovative, con risultati volti al profitto. Un aiuto agli imprenditori italiani arriva anche dal Governo che ha concesso loro maggior credito d’imposta. Infatti, la Legge di Bilancio 2023 ha stanziato 10 milioni di euro per le IPO fino al 31 dicembre 2023. Un’agevolazione di cui godranno anche le imprese che si sono quotate l’anno scorso, grazie a un maggiore stanziamento per il 2022, che da 5 è passato a 10 milioni di euro. In Italia abbiamo già assistito a dei debutti dall’inizio dell’anno, e c’è ancora attesa per alcune big come: Prada, Lamborghini, Plenitude (Eni), Lottomatica che dovrebbero portare una ventata di entusiasmo e di fiducia ai mercati e agli investitori.