SICILIA – Il clima politico in Sicilia è caldo, anzi, caldissimo. Come spesso accade (si pensi al celebre “patto dell’arancino” a Catania, che riunì la coalizione di centrodestra), la nostra terra sarà laboratorio per disegnare un nuovo schema di alleanze che avranno ripercussioni anche in ambito nazionale.
Gli appuntamenti sono due e daranno diverse indicazioni. Il primo è quello delle amministrative di Palermo dove assisteremo ai primi possibili colpi di scena. Il centrodestra, che si è riunito nelle scorse settimane, si dice compatto ma non ha ancora un nome. Il Pd medita, invece, le primarie di coalizione con il Movimento 5 Stelle anche se il nome in pole resta quello di Provenzano.
Chi un candidato ce l’ha già è Matteo Renzi che, alla Leopolda, ha ufficialmente schierato in campo Davide Faraone: “Caro Davide, Palermo ha bisogno di te e noi siamo convinti che la tua candidatura non sarà figlia di qualche accordicchio con qualche forza politica, ma sarà una candidatura che parla alla città. Noi a Palermo – ha aggiunto Renzi– non staremo con Miccichè, ma con Faraone che è una cosa diversa. Poi Miccichè o Provenzano facciano quel che credono“. Un nome buono, quello di Faraone, secondo il leader di Italia Viva, per entrambi gli schieramenti.
Non dello stesso avviso il coordinatore regionale di Forza Italia e presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, che ha dichiarato al nostro giornale: “Faraone buono per destra e sinistra? Buono a sapersi“, il commento ironico. “Il centrodestra avrà il suo candidato – dice Miccichè – e su questo non ci sono dubbi. Una volta ufficializzato il nostro candidato sarà Renzi a decidere se stare all’interno del nostro perimetro o fuori. Di certo non saremo noi ad accodarci ad una sua candidatura“.
Sul nome per Palermo Miccichè non si sbilancia: “Stiamo ragionando su una rosa ampia di nomi. Meglio averne tanti che pochi come successo a Milano e Roma dove abbiamo visto come è andata. Lagalla? E’ un nome forte e autorevole ma ancora non c’è nulla di deciso. Ci risiederemo presto al tavolo con gli altri coordinatori per stabilire il candidato“.
Nel Risiko tutto siciliano quella di Renzi sembra una mossa di attacco per sondare il terreno e capire su quale lato dello scacchiere convergere. Prove generali in vista del secondo appuntamento, quello delle regionali del prossimo autunno. Lì la questione è ancora più complessa perché l’unica cosa che al momento pare certa è la ricandidatura di Nello Musumeci che proprio poche ore addietro ha di fatto ribadito il suo diritto a concorrere per un secondo mandato.
La sua presa di posizione ha fatto storcere il naso a molti esponenti della maggioranza a Palazzo dei Normanni che vivono un deja vu del 2017, quando lo stesso Musumeci, non fece passi indietro sulla sua candidatura costringendo il centrodestra a convergere su di lui per non spaccare la coalizione. La “promessa” di Musumeci agli alleati era quella di una sola legislatura ma, a suo dire, la pandemia ha cambiato le carte in tavola non facendogli completare il lavoro. La posizione del governatore oggi appare ancora più forte, proprio in virtù del suo ruolo. Non sono da escludere colpi di scena e Renzi resta alla finestra.
Diversa è la situazione nel centrosinistra dove, memore della sonora batosta presa nel 2017, il Pd sta cercando un dialogo serrato con i 5 Stelle per esprimere un candidato che possa competere. I nomi in lizza sono quelli di Cancelleri, Bartolo e Fava. Al momento si tratta solo di indiscrezioni ma presto sarà il momento di sedersi e arrivare ad un accordo.
Da non dimenticare, poi, anche la candidatura di Cateno De Luca, attuale sindaco di Messina, che ha sottolineato più volte la voglia di concorrere per Palazzo d’Orleans, e la chiamata a raccolta della vecchia Dc da parte di Cuffaro che sta già preparando le liste in tutte le province siciliane.
Insomma una tela tutta da dipingere. L’inverno è alle porte ma il clima, in Sicilia, è più caldo che mai…