La notte dopo dell’Immacolata

La notte dopo dell’Immacolata

SANTA CROCE CAMERINA – Si chiude nel peggiore dei modi la lunga notte di Veronica Panarello, la mamma di Andrea Loris Stival, il piccolo di otto anni ucciso quel maledetto sabato del 29 novembre scorso.

Arriva poco dopo la mezzanotte la conferma che sulla venticinquenne pesa un’accusa pesantissima, che ha spinto i magistrati della Procura di Ragusa a firmare il decreto di fermo: omicidio aggravato e occultamento di cadavere. Pochi minuti dopo l’inizio del nuovo giorno; quasi a volere sottolineare come l’8 dicembre non poteva essere violato nel suo significato. Nel suo senso Cristiano più profondo.

Il giorno dell’Immacolata Concezione, che sancisce come la Beata Vergine Maria sia stata preservata immune dal peccato originale, non poteva essere macchiato dall’accusa che qualcuno avesse perpetrato il delitto più innaturale che un essere umano possa compiere: uccidere il proprio figlio.

In questi dieci giorni fiumi d’inchiostro si sono sprecati; altri ancora ne scorreranno. Si accavalleranno tesi, voci, accuse, insinuazioni. Si dipingerà, o forse si materializzerà, la figura dell’amante. Si supporrà, o forse si preparerà, la tesi dell’instabilità mentale. Si inseguiranno, o forse sono già in atto, paragoni con la mamma di Cogne o con neonati gettati nei cassonetti della spazzatura.

Ma una cosa è certa: non si potrà mai capire, né certamente giustificare, nessun perché. Vogliamo essere garantisti fino alla fine. Fino al terzo grado di giudizio, come impone la legge italiana. Anche dopo un interrogatorio di sei ore che ha messo sotto torchio Veronica Panarello e che alla fine ha spinto i magistrati iblei a firmare il provvedimento di fermo, segno che gli indizi a carico della donna sarebbero tanti. Troppi. A cominciare dai suoi racconti, dalle sue ricostruzioni della mattina in cui si persero le tracce del piccolo Loris. Teoremi smontati principalmente dal “grande fratello”; da quella sfilza di telecamere poste lungo le strade cittadine che inchioderebbero la donna alle proprie responsabilità.

Lei continua a professarsi innocente; il marito e padre di Loris, Davide Stival che l’ha accompagnata in questura, con una frase ha palesato come le sue certezze si stessero cominciando a sgretolare a colpi di indizi: “Se è stata davvero lei mi cade il mondo addosso… non ci posso credere” ha dichiarato. Come dargli torto.

Dopo la lunga notte, che Veronica ha passato in una cella della questura di Ragusa, il nuovo giorno non si presenta né breve né agevole: sarà il gip ad attendere la mamma, presunta omicida, per procedere con un nuovo interrogatorio e, probabilmente, per emettere il provvedimento di custodia cautelare.

Un paese intero, intanto, aspetta il riscatto di tutta la comunità e la verità che, comunque, non potrà dare pace alla famiglia del piccolo assassinato.

A Loris non possiamo che dedicare le nostre preghiere.