Non tutte le morti sono uguali. E sugli immigrati Giovanardi chiede…

Non tutte le morti sono uguali. E sugli immigrati Giovanardi chiede…

AUGUSTA – Quella che è stata etichettata come la più grande tragedia avvenuta nel Mediterraneo sulle rotte dell’immigrazione, si presenta come il prologo di una querelle che non mancherà di lasciare strascichi di accuse e polemiche. Dualismi e filosofie di pensiero che si rincorrono sulla pelle di centinaia – da subito si parlò di oltre 700 – di vittime che in quel terribile 18 aprile del 2015 trovarono la morte, andando alla ricerca di una nuova vita.

Sulle nostre pagine, nei mesi scorsi, abbiamo più volte parlato di questa immane disgrazia. Lo abbiamo fatto con dovizia di particolari; anticipando i dubbi sulla buona riuscita dell’operazione Augusta 2016; denunciando l’imbarazzante silenzio sull’ecatombe sbandierata da subito come un successo del governo Renzi; richiamando immediati provvedimenti in favore della sicurezza fisica e dell’integrità psicologica dei vigili del fuoco chiamati ad un compito non previsto dal loro addestramento.

Oggi che le operazioni di recupero sono state avviate ed in pieno svolgimento, ai dubbi e agli interrogativi già da noi espressi nei giorni scorsi se ne aggiungono altri.

La premessa è d’obbligo: ogni morte va vissuta con mestizia e nel rispetto di chi non c’è più, dei loro familiari, dei loro cari. Indipendentemente dalla razza, dal colore della pelle, persino dal sesso e dall’età. Ma, proprio per questo, non possono esserci morti di serie “A” e morti di serie “B”.

C’è chi si chiede, quindi, perché recuperare, allora, alcune centinaia di morti inabissati nel Mediterraneo se, nello stesso mare, ce ne sono almeno altri 10.000 a cui non verrà mai garantita una giusta sepoltura? Perché spendere quasi 10 milioni di euro per operazioni di recupero di un relitto e non lasciare che quel barcone affondato sia la bara per dei “marinai” che hanno cercato la vita attraverso il mare? Perché tanto clamore in un’operazione che sa più di propaganda governativa piuttosto che di atto umanitario? Se, poi, davvero si volesse dare un segnale di vicinanza a tutti gli immigrati che hanno “bisogno”, perché non puntare sui vivi piuttosto che sui morti?

Ma c’è chi oltre a questi, avanza anche altri dubbi. È il caso del senatore Carlo Giovanardi che, in una interpellanza al governo Renzi, chiede chiarimenti sull’impiego di 9,5 milioni di euro per il recupero “dei poveri resti degli immigrati“; chiede come sono stati affidati i lavori dell’operazione Augusta 2016; chiede che aspettative si potranno dare a quei familiari di queste vittime di avere la certezza del riconoscimento dei loro cari. Questi ed altri interrogativi che il senatore Carlo Giovanardi ha voluto affidare alle pagine di Newsicilia.it attraverso il video che ci ha concesso in esclusiva.

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Certo, per tornare a quanto detto precedentemente, dinanzi alle morti – una, dieci, cento o mille che siano – ci si deve porre con lo stesso spirito cristiano. Lasciateci dire, allora, che restiamo alquanto perplessi – e non vogliamo esagerare… – nel constatare che per il “nostro” Giovanni Costanzo (il capitano naufragato col peschereccio “Santo Primo” la scorsa settimana) le ricerche devono essere più che sollecitate dai familiari e, alla fine, anche interrotte per mancanza di fondi mentre per altre morti, già accertate tra l’altro, si spendono quasi dieci milioni di euro.

Qualcosa non funziona. O forse sì. La propaganda di Stato fa molto.