Il suffragio universale che cambiò la storia d’Italia

Il suffragio universale che cambiò la storia d’Italia

Il 2 giugno 1946 la popolazione italiana, memore della dittatura fascista appena conclusa, scelse la Repubblica come forma statale invece della monarchia.

Una svolta epocale per tutti, in particolare per le donne: per loro, infatti, il referendum del Dopoguerra rappresentò la prima volta alle urne. Un evento fondamentale per coloro che erano sempre state viste come “di importanza secondaria” negli affari statali.

Quel memorabile giorno del 1946, invece, la presenza femminile nei seggi elettorali fu perfino superiore a quella maschile (vi furono circa 13 milioni di elettrici) e la loro emozione viene ricordata ancora oggi, 73 anni dopo.

Simbolo del valore del primo suffragio universale in Italia, dell’elezione in cui finalmente contava l’opinione di tutti, è il volto della giovane Anna Iberti. La ragazza, allora 24enne, lavorava nel settore amministrativo del quotidiano socialista “Avanti!”.

Tutti ricordano il suo viso allegro nella foto di copertina del settimanale “Tempo” del 15 giugno 1946 (scattata da Federico Patellani), dove Anna appare felice con in mano la prima pagina del “Corriere della Sera” che annunciava la nascita della Repubblica Italiana.

Rinasce l’Italia: questo il sottotitolo scelto da “Tempo” in quel numero passato alla storia. Ed era vero: dopo le elezioni del 2 giugno 1946, l’Italia nasceva sotto una nuova veste e a rappresentare questa svolta era il ritratto di una delle migliaia di persone che finalmente aveva ottenuto il diritto di avere voce in capitolo.

Anche se i risultati del referendum non furono schiaccianti (54,3% Repubblica, 45,7% monarchia), quel giorno di inizio giugno non è mai stato dimenticato e ogni anno viene celebrato con orgoglio dagli italiani. Questo perché fu un esempio dell’interesse della collettività per le elezioni politiche: per molti andare alle urne voleva dire lasciarsi il passato e la guerra alle spalle e guardare avanti per ricostruire un Paese devastato dal secondo conflitto mondiale.

A prescindere dall’esito e dalle sue conseguenze dagli anni Quaranta a oggi, la cosa davvero storica e rilevante del 2 giugno 1946 fu l’affluenza: l’89,08% degli aventi diritto scelse di dare il suo contributo alla nazione, esercitando il proprio diritto ma anche portando a termine un dovere per il proprio Paese.

Un dato incredibile, specie se messo a paragone con quello odierno, dove quasi metà della popolazione ha completamente perso la fiducia nello strumento delle elezioni, finendo per banalizzare un diritto che 73 anni fa ha permesso una svolta per l’Italia e perdendo l’opportunità di esprimere un’idea concreta.

Foto di Federico Patellani (1946)