IL SESSO DEBOLE

IL SESSO DEBOLE

QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.

L’emancipazione femminile è un fenomeno in crescita, specie in questo periodo. La donna comincia a ricoprire cariche che, fino a pochi decenni prima, erano riservati ai soli uomini. Favorevole al suo nuovo posto in società è il progresso : attraverso le sue nuove regole, infatti, comincia a movimentare il sesso femminile verso nuove aspettative, sia culturali che collettive. Eppure, la situazione della donna è in continua evoluzione da millenni.

Si pensi ad esempio alla dicotomia tra Sparta ed Atene : nella prima le donne studiavano le arti, praticavano esercizi ginnici, gestivano il patrimonio del marito (solitamente impegnato in guerra); nella seconda, le donne venivano isolate nel gineceo (mentre gli uomini risiedevano nell’andron), costrette a svolgere le mansioni domestiche, senza avere mai la piena cittadinanza e il diritto al voto (avevano pressappoco la stessa condizione degli schiavi).

Tuttavia, nonostante la maggiore libertà rispetto alla storica città rivale, le donne spartane non possono essere considerate al pari degli uomini, in quanto costrette ad obbedire dapprima al padre e, successivamente al matrimonio, al marito (che addirittura le rapiva per la loro prima notte di nozze!). Considerate adesso l’espressione “il sesso debole”, comunemente usata dagli uomini per denigrare le donne.

Perché il sesso femminile dovrebbe essere il sesso debole? Non è forse la donna che dà i mezzi all’uomo, sin dalla prima infanzia, per essere tale? Il consueto, la tradizione, il buon costume sono così radicati nella società che si è indotti a porre dei limiti, a definire “cose da uomo” e “cose da femmina” (perché “femmina” è spesso usato in modo spregiativo), ad escludere le donne dalla comunità di cui fanno parte.

Viceversa, molte donne non pensano di avere qualcosa in meno rispetto agli uomini e reputano di poter arrivare alla propria emancipazione da sé, senza bisogno di terzi. Forse la loro emancipazione dev’essere in primo luogo personale (imparando dal detto “chi fa da sé, fa per tre”) e, solo in seguito, toccherebbe proseguire la lotta comune, magari per ottenere delle riforme a livello nazionale (ad esempio la diminuzione dell’IVA sugli assorbenti, considerati un bene di lusso).

Non si può comunque negare che la conformazione fisica dell’uomo sia più solida rispetto a quella della donna, più delicata solo per natura e conformismo; ciò è estremamente marginale oggigiorno. Questo è il motivo per cui l’uomo (seppur favorevole all’emancipazione femminile) avrà sempre la concezione di essere migliore, di essere il “sesso forte”. A questo punto, converrete nell’affermare che le differenze, a parte quelle biologiche (ahimè immodificabili), stanno solo nelle teste dei singoli individui.

Da Ipazia a Cleopatra, da Chiara d’Assisi a Giovanna d’Arco, da Beatrice Portinari a Emma Bovary, da Maria Stuarda a Caterina II, da Olympe de Gouges a Mary Wollstonecraft, da Emily Davison a Rosa Parks, da Maria Montessori a Rosa Luxemburg, da Rosalind Franklin a Katherine Johnson, da Alda Merini a Simone de Beauvoir, da Margherita Hack a Malala Yousafzai, 

“Come fiori in un deserto dei miracoli, le mie donne non si piegheranno mai.” – Roberto Vecchioni, Le Mie Donne.

Angela Rachele Arcidiacono V DE – “E. Fermi – Eredia” – Catania