Ezio Bosso: un’anima bella al servizio della musica

Ezio Bosso: un’anima bella al servizio della musica

Rain, in your black eyes“, è il titolo di una delle più celebri composizioni di Ezio Bosso. E quanta pioggia c’è oggi negli occhi di chi gli era vicino e di chi seguiva la sua opera.

Oggi che a 48 anni il celebre direttore d’orchestra si è spento a causa di quella maledetta e lunga malattia che da qualche mese lo aveva allontanato dal pianoforte, ma che mai ha scalfito il suo spirito, quello che prima di tutto ha fatto ammirare non l’artista pieno di talento, ma l’uomo ricco di vita.

Occhi e sorriso felici, sempre. Anche chi non conosce la sua musica (e non sa quante emozioni si perde), riconosce il suo sorriso. Luminoso e grande, di chi di questa vita ha imparato ad amare tutto: gli schiaffi come le carezze, i calci come gli abbracci. Perché a dargli man forte c’era lei, la musica, che – come diceva emozionato – lo aveva scelto “perché ne avevo più bisogno degli altri“.

Una sensibilità e una cultura fuori dall’ordinario, glielo riconoscono tutti. Glielo riconoscevano anche prima, non solo adesso che è il momento del lutto e delle belle parole rincorse per rendergli l’omaggio che merita.

Si sentiva “un uomo fortunato, è inutile negarlo: lo sono“. Anche quando il corpo si era ribellato, era cambiato. Ma in quel cambiamento, ancora una volta, aveva trovato un’occasione, una visione nuova: “Mi ha tolto più paure“.

Fisico: il suo rapporto con la musica, con gli affetti e con la vita era fisico. Il trasporto assoluto col quale abbandonava il corpo alla musica per dirigere le orchestre che dalla punta della sua bacchetta aspettavano quel guizzo in più per dare pienezza a ogni partitura. L’estro e la passione intensa con cui suonava il pianoforte, “un fratello”, perché gli regalava il rapporto fisico necessario per vivere la musica. L’estasi che puntuale lo travolgeva: occhi chiusi, sorriso aperto; il capo che si sollevava e il collo che si stendeva, come a voler volare libero tra le note.

Ha lottato: prima ancora che contro la malattia, si è battuto per far capire che la sua vita non si riduceva a quel singolo aspetto – seppur ingombrante -, che non era da compatire e da idolatrare. Voleva che prima di tutto emergesse la sua musica e voleva, per questo, anche essere criticato.

Suonare sempre, nonostante le dita si spaccassero per lo sforzo. Medicarle e fasciarle per ricominciare daccapo e non perdere una nota, un silenzio Sì, perché anche i silenzi, lo ripeteva spesso, “hanno un suono“, e sono parte integrante di ogni composizione, di ogni esecuzione.

Condividere per Ezio Bosso aveva la forza di un imperativo assoluto, perché “quando pensi a vivere, fai tante cose belle che hai voglia di condividere“. E dare, come bisogno primario, come spinta propulsiva a cui aggrapparsi quando il corpo non ha più forze.

Era un’anima bella, che la terra gli sia lieve.

Fonte foto: Facebook – Ezio Bosso