Da animale domestico a simbolo di Pasqua, la storia di “Easter bunny”

Da animale domestico a simbolo di Pasqua, la storia di “Easter bunny”

Mastica, salta, rosicchia e morde. Il coniglio è certamente uno degli animali domestici più intelligenti e socievoli che esistano. Per le buone forchette, poi, la carne di questo roditore è poi tra le più tenere e digeribili.

Ma, in occasione della Pasqua, sui supermercati e sulle nostre tavole iniziano a pullulare delle “versioni” di cioccolato richiestissime soprattutto dai più piccoli. Dopotutto, quella del coniglietto è una delle figure simbolo di questo periodo dell’anno, ma come è nato questo curioso accostamento tra l’animale e la festa della Resurrezione?

Nella cultura europea, l’animale dalle orecchie lunghe ha rappresentato fin dai tempi più remoti il simbolo di fertilità e dinamismo. In particolare, nel paese teutonico, queste virtù sono state accostate alla lepre.

Il mammifero in questione, poi, è stato da sempre legato alla rappresentazione di Eostre, divinità pagana connessa alla primavera e al rinnovamento. In Germania è ancora diffuso – specialmente tra i più piccoli – il personaggio di “Osterhase“, un coniglietto pasquale che nasconde dolci e uova di cioccolato nei luoghi più disparati, nella fattispecie in mezzo a piante e alberi.

Nel corso del tempo e grazie al flusso migratorio verso gli Stati Uniti, la tradizione del coniglio pasquale si diffuse anche oltre oceano, “colonizzando” letteralmente l’immaginario americano. Non a caso, in questo Paese è diffuso il termine di “Easter bunny“. Secondo un’altra narrazione di natura europea, infine, pare che Sant’Ambrogio, patrono di Milano, avesse intravisto nel coniglio il simbolo della Resurrezione di Cristo.

Fonte immagine: bepuppyblog