Sentenza shock in Spagna e scoppia l’hashtag #YoTeCreo.

Sentenza shock in Spagna e scoppia l’hashtag #YoTeCreo.

QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.

“Stupro di gruppo?No, solo abuso”. Arriva la condanna per i cinque sivigliani che, nel 2016, avevano aggredito una ragazza di 18 anni.

Arrivata la sentenza per i cinque sivigliani che, nel 2016, durante la festa di San Fermin, a Pamplona, avevano aggredito una ragazza di appena 18 anni, filmando il  tutto con i loro smartphone e vantandosi subito dopo di quanto accaduto all’interno di un gruppo su Whatsapp. Durante il processo, che si è svolto lo scorso autunno, gli avvocati di difesa avevano sostenuto che, data la mancanza di resistenza, a loro dire, evidente dalle immagini riprese e diffuse, la vittima fosse evidentemente consenziente. I procuratori, invece, sostenevano che ci fosse stata una “grave intimidazione” e che questo avesse impedito alla ragazza “la resistenza o la fuga”. I pm avevano avvalorato la loro tesi accusatoria evidenziando il fatto che la vittima aveva incontrato gli aggressori solo sette minuti prima del misfatto e che  non conosceva nemmeno i loro nomi. L’accusa, a tal punto, aveva chiesto una condanna pari a 22 anni e 10 mesi di reclusione e un risarcimento alla vittima pari a 100mila euro. I giudici del tribunale di Pamplona, nella regione di Navarra, hanno incomprensibilmente riconosciuto agli  aggressori che si tratta di un caso di abuso ed   ha pertanto condannato i cinque, di età compresa tra i 27 e 29 anni, a 9 anni di reclusione, vietando loro di avvicinarsi a meno di 15 metri dalla vittima e di contattarla per 15 anni; inoltre, i ragazzi sono stati condannati a  versarle un risarcimento pari a 50mila euro. Uno dei tre giudici di Navarra si era addirittura pronunciato per l’assoluzione completa. La sentenza ha scatenato un’ondata di proteste e centinaia di persone, da Barcellona a Siviglia, si sono radunate davanti al tribunale gridando a gran voce “E’ stupro, non abuso!”. Anche sui social la reazione non si è fatta attendere, infatti, migliaia sono i post online con l’hashtag #YoTeCreo.

La sindaca di Barcellona, Ada Colau, ha scritto un messaggio indirizzato alla vittima: “Sono indignata per il fatto che, dopo uno stupro di gruppo, tu debba anche soffrire la violenza di una giustizia patriarcale. Non sei sola, oggi saremo migliaia a scendere in piazza per unire la nostra voce alla tua.” Anche la vice premier, Soraya Saenz de Santamaria, ha commentato la sentenza “maschiocentrica”, dicendo che, nonostante le sentenze dei giudici vadano rispettate, le autorità hanno il dovere di  analizzare davvero cosa sia successo “per evitare che comportamenti del genere avvengano di nuovo in questo Paese”. Il ministro della Giustizia Rafael Catalá, ha chiesto, ad una commissione del dicastero, di rivedere ed eventualmente di modificare dal punto di vista del genere femminile i reati di tipo sessuale inclusi nel codice penale aggiornato al 1995. Un punto di vista femminile comprende, infatti, che dietro un silenzio in situazioni di stupro e, in particolare, di stupro di gruppo, c’è  comunque, paura, timore e sofferenza e che esso non significhi “Ci sto!”

Ricordiamo loro, infatti, che molte donne che hanno opposto resistenza in situazioni simili non sono sopravvissute all’aggressione. Una donna, allora, dovrebbe scegliere di morire o di subire ulteriori violenze, pur di non essere  considerata consenziente? Non credo.

HERMANA, YO SI’ TE CREO.

Mariachiara Zocco

Classe IV Sez. B – I.S.I.S. “E. Pantano – Olivetti”, Riposto (CT)