Licenziamento operai cantiere metro, Pistorio: “No a dispersione 84 maestranze su 130”

Licenziamento operai cantiere metro, Pistorio: “No a dispersione 84 maestranze su 130”

CATANIA – Un cantiere per un’opera ormai quasi portata a termine e un altro appena aperto, ma nonostante ciò permane il rischio di restare senza lavoro. Questa è la situazione nella quale si trovano i dipendenti della Cmc di Ravenna, la ditta che sta realizzando le tratte della metropolitana di Catania Nesima-Monte Po’, in fase di completamento, e Stesicoro-Palestro, per la quale i lavori sono entrati nel vivo poco meno di due mesi fa.

La società, tra le prime cinque in Italia, ha espresso la volontà di licenziare 84 dipendenti attualmente in servizio al primo cantiere.

Questa decisione non è andata giù ai vertici delle sigle sindacali, che hanno inviato una lettera alle istituzioni per esprimere il loro disappunto e che lo scorso 2 maggio hanno proclamato uno sciopero. Tutto questo costituisce uno smacco a chi fa del lavoro la propria ragion di vita, specie in un cantiere come quello per la realizzazione di una metropolitana, che espone le maestranze a grossi rischi per la loro sicurezza.

Ma la questione coinvolge anche tanti altri aspetti. Una volta ricevuta la comunicazione, i sindacati hanno tentato di giungere a un accordo a marzo per la cassa integrazione ordinaria, con il trasferimento dei dipendenti al cantiere Stesicoro-Palestro, ma la ditta al momento non ha dato alcuna risposta. Uno strumento alternativo al licenziamento, che porterebbe benefici al tessuto sociale catanese.

Per conoscere meglio tutte le componenti di questa vicenda occupazionale abbiamo sentito il segretario provinciale della Fillea Cgil Catania, Giovanni Pistorio, che ha fatto il punto della situazione, partendo proprio dalle motivazioni che hanno portato allo sciopero.



“La procedura di licenziamento – spiega Pistorio – scaturisce dall’esaurimento delle fasi lavorative, in quanto il cantiere Nesima-Monte Po’ volge al termine. Ma al momento è ancora in corso. Tra l’altro la Cmc sta lavorando per la realizzazione della tratta Stesicoro-Palestro e vorremmo avere la cassa integrazione ordinaria, con il passaggio graduale dei dipendenti a questo cantiere più nuovo entro i prossimi tre mesi. Uno strumento valido perché l’azienda, oltre a realizzare l’opera nei tempi previsti e a utilizzare le risorse, può portare l’economia locale ad arricchirsi, grazie anche all’esperienza maturata dai lavoratori in quest’attività”.

Una possibilità molto buona soprattutto per far fronte alla crisi occupazionale, che la città attraversa ormai da diversi anni, ma anche per un miglioramento urbanistico delle aree in cui sono presenti i cantieri.

“A partire dal 2008 a Catania è venuto meno più del 60 % di manodopera in edilizia – prosegue Pistorio –. Nel frattempo il mercato, la tecnologia e le maestranze cambiano e oggi per scavare una galleria viene utilizzata la Tbm, la cosiddetta ‘talpa’. I lavoratori rimasti fermi alle vecchie tipologie di lavoro rischiano di essere sempre meno qualificati e la cassa integrazione ordinaria dà la possibilità di continuare a qualificare i lavoratori già assunti nel 2015, anche per il futuro a Catania. Sul territorio devono rimanere dei lavoratori competenti, anche per una riqualificazione sociale vicino agli sbocchi della metro per una rigenerazione della zona, che permette agli operai di evolversi professionalmente e qualificarne anche altri. Non serve affatto un turnover dei lavoratori.” 

La vicinanza degli enti e le recenti manovre sono fondamentali, specialmente dopo l’accordo mancato con la società nel mese di aprile. Nei giorni scorsi il sindaco di Catania, Enzo Bianco, ha chiesto ai rappresentanti della società di valutare bene le soluzioni per evitare il licenziamento.

“Abbiamo fatto un primo tentativo con la lettera inviata alle istituzioni – conclude Pistorio – e con lo sciopero e aspettiamo di vedere le reazioni e se sarà opportuno intraprendere azioni di lotta più incisive per non disperdere 84 maestranze su 130. Il sindaco ci ha detto che la società è disponibile a rivedere le proprie posizioni e questo è più che positivo, così come deve essere la risposta complessiva che vogliamo da tutte le altre istituzioni. Noi dei sindacati camminiamo insieme e teniamo conto degli interessi del territorio. Riguardo alla sicurezza, è il risultato di tre elementi: formazione, ritmi temporali e responsabilità dell’azienda nella scelta dei mezzi migliori. Gli incidenti accadono di più nelle prime giornate di lavoro, nelle quali il lavoratore non conosce bene il luogo e non ha esperienza. Anche per questo motivo non è giusto licenziare i dipendenti già formati e assumerne di nuovi”.