Il distanziamento sociale e le sue conseguenze: indifferenza, diffidenza e comportamenti fobici

Il distanziamento sociale e le sue conseguenze: indifferenza, diffidenza e comportamenti fobici

Il nostro Paese sta uscendo da una delle bufere più potenti degli ultimi anni. Si tratta di uno dei momenti storicamente più difficili, in cui agli italiani è stato chiesto di sostenere immensi sacrifici, molti dei quali, oltre a influire sul lavoro, sull’economia e su molto altro che sentiamo o leggiamo ogni giorno, hanno influito sulla psiche e la tenuta mentale di ciascuno.

Come ben sappiamo, essere italiani significa essere calorosi, aperti e sociali e il contatto, in termini di strette di mano, pacche sulle spalle e abbracci, rappresenta uno dei tratti distintivi della popolazione.

La cena fuori tra amici, l’aperitivo pomeridiano sono attività che rappresentano l’essenza della routine di ognuno, a lungo spazzata via da un mostro chiamato distanziamento sociale. E per quanto sperassimo che esso potesse durare il minor tempo possibile, siamo, ormai, coscienti che dovremo averci a che fare ancora per tanto tempo.

Nei due mesi appena trascorsi, numerosi sono stati gli effetti che questo ha causato, anche in minima parte, su ogni persona che si sia trovata a conviverci. Un senso iniziale di cronico sconforto, dettato dalla chiusura, si è man mano trasformato in un disagio dovuto alla possibile riapertura e ripresa delle normali attività giornaliere.

Ciò ha sicuramente influito e influirà ancora sulle relazioni interpersonali, ma non solo.

Basti pensare, e molti ne avranno già avuto esperienza diretta, all’effetto di una semplice passeggiata nei pressi della propria zona, in cui si passa dal “fuggi fuggi”, all’attraversamento repentino da un marciapiede ad un altro, al controllo maniacale dei dispositivi di sicurezza individuale proprio e altrui.

Tutto questo si riflette in ognuno di noi, indubbiamente, sia in termini di indifferenza che di una sempre maggiore diffidenza nei confronti degli altri, siano essi conoscenti o sconosciuti.

Per parlarne in maniera più approfondita è servito il parere di una psicologa esperta, la dott.ssa Caterina Maugeri.

“Il distanziamento sta avendo delle terribili conseguenze soprattutto sui bambini, non soltanto in termini didattici, ma per la socializzazione, la condivisione e l’interazione con i coetanei. Sarà una lacuna che si porteranno per tanto tempo. Lo stesso vale per il popolo italiano nello specifico, che rispetto ad altri, ne risente e ne risentirà di più, perché l’istinto naturale degli italiani è quello di instaurare un contatto. La comunicazione non verbale è per noi una delle più importanti, soprattutto nel centro-sud“. 

Il problema è che la situazione non cambierà in quanto, pur ricominciando a riaprire con le nuove ordinanze, la regolamentazione sul distanziamento sociale non cambierà di qui a breve. Si vede che la gente è quasi spaventata nell’avvicinarsi, quindi anche se un giorno ci sarà la possibilità di allentare o annullare la distanza, non sarà così immediato. Dovrà esserci una ripresa che cambierà le nostre abitudini. Per quanto potremo venirci in contro, non ci sarà più la stessa necessità vista e vissuta dalle generazioni precedenti. Si riaprirà piano piano ma con questo nuovo approccio“.

Fortunatamente all’interno del contesto familiare le manifestazioni affettive nei confronti dei diversi membri non sono cambiate e soprattutto i bambini in questo non dovrebbero risentirne“.

Persone distaccate con lo sguardo fisso nel vuoto dominano la scena attuale: “Il tutto si riflette sicuramente in sentimenti di indifferenza e diffidenza, ma non nei confronti dell’altro, solo per una protezione personale. Si tratta di una tendenza alla sopravvivenza e alla tutela della propria salute. Viene prima il rispetto e la tutela dell’io e della propria persona rispetto all’ approccio con l’altro e all’approccio sociale“.

Un’altra conseguenza del distanziamento potrebbe essere quella di comportamenti fobici e ossessioni per le malattie. “Gli italiani, in realtà, non vedono l’ora di tornare a uscire, e credo che se ci fosse stato un sentimento generale di paura o di ansia generato dalla pandemia non ci sarebbe stata già tutta questa confusione, prima dell’apertura programmata per il 18 maggio. Le ossessioni e le fobie si riscontrano sicuramente, ma per casi e soggetti già predisposti, già con una tendenza ipocondriaca, soggetti predisposti strutturalmente alle malattie. Quindi sicuramente andremo in contro a un forte aumento di ansie e attacchi di panico“.

Immagine di repertorio