Bufera a Cinisi per i festeggiamenti del boss, i cittadini: “Ci dissociamo, la città non c’entra nulla”

Bufera a Cinisi per i festeggiamenti del boss, i cittadini: “Ci dissociamo, la città non c’entra nulla”

CINISI –  “Le immagini del compleanno del boss di Cinisi hanno fatto il giro del mondo, insieme all’idea, sbagliata, che tutto il paese abbia partecipato alla festa”.

Questo è lo sfogo, apparso sul sito “Cinisi on line“, degli abitanti di Cinisi, piccolo centro alle porte di Palermo, ritornando alla polemica scaturita dalla festa per i 100 anni del boss mafioso Procopio Di Maggio, con tanto di fuochi d’artificio, spiegando che “la città non c’entra nulla con i festeggiamenti del boss”.

“Procopio Di Maggio – scrivono – ha compiuto cento anni il 6 gennaio e ha festeggiato con parenti e amici in un ristorante del posto, con finale di fuochi d’artificio, trattamento riservato anche agli sposi e ai diciottenni che scelgono la nota sala ricevimenti per le proprie ricorrenze”.

“Il sindaco ha preso le distanze dal gesto e ha denunciato Di Maggio per violazione di atto pubblico, per via dell’ordinanza emessa in occasione del capodanno che vietava l’utilizzo di giochi pirotecnici fino al 10 gennaio. – dicono – La notizia è stata lanciata sulle pagine di moltissimi quotidiani locali e nazionali ed ha letteralmente fatto il giro del mondo, arrivando anche in Indonesia“.

“Qualcuno – continuano – addirittura ha parlato di festa in piazza per i 100 anni del boss e postato un’immagine tratta dal film ”I Cento Passi”, che potrebbe far pensare ad una partecipazione calorosa del paese ai festeggiamenti privati, che di fatto non c’è stata. Solo gli invitati alla festa e pochi altri amici hanno fatto gli auguri a Procopio Di Maggio”.

Gli altri, la maggior parte dei cinisensi, non hanno certo avuto questa premura né gradito la frettolosa generalizzazione dei giornali, che hanno preferito speculare sulla falsa notizia per fare audience. Ci auguriamo – hanno concluso – che qualcun altro, oltre al primo cittadino e a Giovanni Impastato, amareggiato per la vicenda, voglia contribuire a difendere l’immagine di Cinisi: la speranza è sempre l’ultima a morire”.