La tragedia euripidea “Ifigenia in Aulide” in chiave ironico-femminista

La tragedia euripidea “Ifigenia in Aulide” in chiave ironico-femminista

SIRACUSA –  Dal 15 maggio (e fino al 28 giugno) è in scena al Teatro Greco di Siracusa la grande tragedia di Euripide Ifigenia in Aulide” . Grandi emozioni in questo cinquantunesimo ciclo di spettacoli classici allestito dalla Fondazione Inda che lascia ogni giorno senza fiato quasi 5 mila persone che applaudono a lungo l’opera diretta da Federico Tiezzi.

Ma a lasciare di stucco gli amanti di Ifigenia non è solo lo spettacolo della tragedia nello scenario siracusano dall’indescrivibile bellezza, ma anche la versione ironico – femminista scritta da Angela Adamo  e Raffaella Mauceri (giornalista-editrice, esperta di women’s studies, docente nell’ambito dei progetti europei e presidente dell’Associazione Il Centro Reti Antiviolenza) di cui riportiamo qui di seguito il testo integrale.

Un centro antiviolenza per Ifigenia

Aulide è una località della Grecia resa immortale da una tragedia di Euripide: “Ifigenia in Aulide”, dove si narra una storia triste ed esemplare che vede come protagonista una donna, anzi una fanciulla ancora adolescente destinata ad un crudele quanto inutile ma soprattutto arbitrario sacrificio! Com’è facile considerare, i grandi poeti greci avevano un debole per i personaggi femminili: Antigone, Medea, Cassandra, Ecuba, Elena… tutte donne segnate da un destino ingiusto e insensato, sorelle di innumerevoli donne sempre contemporanee alla loro dolorosa ribellione.

La storia in sintesi è questa: i greci hanno dichiarato guerra alla città di Troia perché il principe Paride ha rapito Elena, la donna più bella del mondo, moglie di Menelao, fratello di Agamennone. Ma la flotta greca pronta a salpare è rimasta nella baia, il vento non soffia più, le alte vele flosce, tutto fermo tranne la rabbia dei guerrieri che scalpitano per andare a combattere!

Agamennone è disperato: pur di accontentare l’esercito greco voglioso di gloria e di bottino e le brame di vendetta di quel cretino di Menelao, ha fatto un errore gravissimo, ha acconsentito a sacrificare agli dei la figlia Ifigenia! Quale logica è mai questa lo capiremo in seguito.

Intanto i soldati mormorano contro di lui, il suo potere comincia a vacillare, Agamennone ha paura e così consulta l’oracolo che come al solito emana sentenze sgradevoli: la gloria della Grecia esige il sacrificio della sua primogenita, Ifigenia, e questa immolazione i greci la dedicheranno alla dea Artemide che manderà alla flotta il vento necessario per la navigazione!

Il re è fulminato dall’orrore, se la prende con il fratello, lo accusa di essere un idiota irresponsabile cui interessa soltanto vendicare le corna che gli ha messo quella z.….a della moglie.

Menelao dal canto suo gli rimprovera l’attaccamento al potere e mentre tra i due l’alterco diventa furibondo, le masse sono sempre di più decise a ribellarsi!

Nel frattempo arrivano Clitennestra ed Ifigenia, moglie e figlia di Agamennone, le quali ignare di tutto, esultano perché credono che Ifigenia andrà in sposa nientemeno che ad Achille!

Quando scoprono la verità, Clitennestra va su tutte le furie, rinfaccia al marito tutte le violenze che in passato le ha fatto subire e gli chiede di non commettere l’infamia di uccidere la loro figlia prediletta. Ma è tutto inutile, la brama di potere di Agammenone rafforzata dall’avidità dei suoi soldati è più forte di qualsiasi ragione, di qualsiasi pietà, di qualsiasi affetto paterno.

Nobilmente e coraggiosamente Achille cerca di difendere la povera Ifigenia ma è sopraffatto dalla collera degli altri maschi che lo soverchiano accerchiandolo!

Ifigenia lasciata sola, si avvia al sacrificio con grande dignità e fierezza, e mestamente il coro la saluta:”La tua natura, o principessa, è nobile e sincera, ma il fato e la dea sono avversi!”

La madre Clitennestra dieci anni più tardi realizzerà la sua vendetta uccidendo Agamennone, sposo e padre indegno:”Questi è Agamennone, mio sposo, un morto: l’opera di questa mano ministra di giustizia e questo è tutto!”.

Nello sviluppo del mito la dea Artemide salverà Ifigenia sacrificando al suo posto una cerva! Come a dire che la responsabilità di questo delitto invero non è della dea ma dell’implacabile logica del sistema patriarcale incapace di rispetto verso la donna che considera proprietà privata dei maschi, concetto resistente e pervicace che sta alla base dei femminicidi e che, cosa ancor più grave, gode della solita insulsa formuletta assolutoria: l’ha uccisa per gelosia, perché l’amava troppo.

Già: l’amava tanto che, per non perderla, l’ha pugnalata, deturpata con l’acido, soffocata, sparata, fatta a pezzi, bruciata viva, gettata nel fiume…a scelta.

Ate, la cecità fatale del cuore e dell’intelligenza personificata dai greci con un aspetto terrificante: “Il demone infesto dal capo circondato di trecce lucenti, domina ancora nel mondo compiendo brutali delitti nei confronti delle donne! “ dice Euripide.

Ma da allora ad oggi, tante cose sono cambiate. Grazie alle lunghe, faticose, coraggiose battaglie femministe le donne hanno acquisito consapevolezza del proprio valore.

Oggi Ifigenia (appena adolescente e ovviamente vergine, secondo i più depravati gusti sessuali maschili) si sarebbe rivolta ad un centro antiviolenza e sarebbe stata sostenuta da un coro di donne che non permettono più agli uomini di maltrattarci impunemente.

Agamemone sarebbe stato deferito per direttissima ad un tribunale, dove le femministe gli avrebbero fatto togliere la patria potestà in quanto indegno del nome di padre, e lo avrebbero fatto gettare in una cella. Perché, è vero, il patriarcato esige ancora le sue vittime ma queste non sono più consenzienti, si ribellano, si battono come amazzoni della giustizia di genere, e se una cade, altre ne prendono il posto! Ancora sacrificio, dunque, ma non più in nome di una sottomissione che le rendeva inermi e sottomesse, bensì in nome della libera espressione di sé. Donne sempre più lontane dagli stereotipi che per secoli le hanno schiavizzate e rese impotenti, donne che adesso, a differenza di Ifigenia, vengono uccise proprio per punirle della loro ribellione!

E giorno verrà che ce la faremo e vinceremo perché nessun Agamennone ci può più fermare!