“Le Supplici” di Eschilo un misto di siciliano e greco moderno

“Le Supplici” di Eschilo un misto di siciliano e greco moderno

SIRACUSA – Le “Supplici” in un testo misto tra siciliano e greco moderno. Un esperimento al quale lavora Moni Ovadia regista, ma anche interprete della tragedia di Eschilo, in programma al teatro greco di Siracusa il 15 maggio.

Quello che può sembrare un azzardo viene così spiegato da Ovadia: “Occorre rivedere il nostro modo di relazionarci con le lingue. Dobbiamo superare la concezione della cultura occidentocentrica e chiederci come parlavano i greci. E da questo cercare di capire che le lingue antiche portano anche i travagli di duemila anni di storia”.

Durante uno spettacolo in cui ha letto poesie di Ignazio Buttitta, tradotte in italiano, l’artista, ha realizzato che una cosa è dire “mi vergogno” e un’altra “m’affruntu”.

“L’italiano è una lingua meravigliosa, ma noi dobbiamo trovare una materia linguistico-sonora che risponda all’energia della tragedia”. 

Secondo Ovadia il siciliano merita sempre un palcoscenico e cita Camilleri: “Usa il dialetto perché riconosce in esso una forza che l’italiano non può dargli. Facciamo un esperimento? Facciamo leggere a qualcuno in italiano un brano del coro delle Supplici, poi lo portiamo al bar e gli chiediamo cosa abbia detto il coro. Non lo ricorda”.

Ovadia ha conosciuto la lingua siciliana, non nella nostra bella isola, bensì a Milano: “Nella casa di ringhiera – ricorda – c’era un vicino che mi parlava sempre in dialetto. Quando arrivai dalla Bulgaria il mio primo amico fu messinese. E poi sono stato amico del poeta Ignazio Buttitta”.