SIRACUSA – Appuntamento fisso ogni anno, il 13 dicembre, con la festa di Santa Lucia, patrona della città di Siracusa uccisa nel 304 durante le persecuzioni contro i cristiani perpetuate dall’imperatore Diocleziano.
Si dice che Lucia chiese l’intercessione di Sant’Agata per ottenere la guarigione della madre Eutichia, molto malata e devota della patrona di Catania. Questa, però, le apparve in sogno e le disse: “Sorella mia Lucia, vergine consacrata a Dio, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi ottenere per tua madre?“.
Al risveglio si verificò il miracolo: la donna non aveva più alcun malanno e Lucia, da quel momento in poi, decise di prendere i voti, donando anche tutte le ricchezze ai più bisognosi anziché condividerle con un uomo che l’avrebbe voluta come moglie.
Questi, infatti, non accettò affatto il rifiuto e la denunciò alle autorità del tempo con l’accusa di aver professato la fede cristiana. Lucia fu condannata così alla pira ma sopravvisse alle fiamme. Successivamente morì, dopo aver ricevuto la comunione, o per decapitazione o, secondo altri, trafitta alla gola.
Una devozione, quindi, che attraversa i secoli e si mixa con il folklore dei festeggiamenti e la tradizione che, incessante, prosegue la sua corsa. Quest’anno, a causa della pandemia da Covid che sta “flagellando” il mondo, sarà una giornata un po’ diversa, dato che – soprattutto a Siracusa – non si svolgerà la solita celebrazione con annessa processione del busto d’argento della Santa che, generalmente, attraversava la città – a passo lento – dalla Cattedrale fino alla Basilica di Santa Lucia al Sepolcro, per poi rientrare al Duomo.
Sarà un momento di preghiera, molto intimo, scandito da Messe in onore della patrona, il tutto nel totale rispetto delle misure anti-contagio in atto nel nostro paese per scongiurare ogni possibile espansione del virus a macchia d’olio.
Inoltre, proprio il 13 dicembre in occasione della festa di Santa Lucia, si dice che ci si trovi davanti alla “notte più lunga che ci sia“, ma in realtà non è così perché il momento di maggiore “oscurità” è quello che coincide con il solstizio d’inverno (il 21 dicembre). Si mantiene, tuttavia, questo detto riferendosi al vecchio calendario Giuliano secondo il quale, fino al 4 ottobre 1582, il solstizio d’inverno cadeva proprio la notte tra il 12 e il 13 dicembre.
Con il calendario Gregoriano, attualmente in uso, la data è stata “posticipata” ma, per tradizione, si continua a sostenere che si tratti del giorno più corto dell’anno (e, quindi, della notte più lunga). I cristiani, tra l’altro, credono che onorare Santa Lucia – in questa sede – possa essere un modo per illuminare le successive (e fredde) giornate d’inverno. E di questi tempi ce n’è proprio bisogno più che mai.
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