SIRACUSA – Trovarsi come in un film, con la sensazione di essere osservati e che da un momento all’altro possa accadere qualcosa a te o alla tua famiglia. Questa, però, è la storia di Carlo M., che tutt’oggi vive momenti di angoscia insieme alla sua famiglia e, specialmente con suo figlio, che ha subito il tentativo di adescamento da parte di un uomo.
La storia che vi raccontiamo inizia tre anni fa:
“Con questa persona avevo avuto rapporti calcistici perché abbiamo fatto parte della stessa società. Poi, un giorno, mio figlio riceve un sua richiesta di amicizia su facebook e un messaggio per sapere se fosse con me o no. Ma la cosa è andata avanti per mesi, da luglio fino a dicembre, momento in cui lo invita a fare dei giri in macchina”.
Una proposta che inquieta il padre e che fa scattare immediatamente la denuncia, alla quale seguono delle direttive:
“Dopo aver fatto presente la vicenda alle autorità, mi è stato detto di continuare ad andare avanti così e di raccogliere tutti i file delle conversazioni e altri dati utili e di consegnarli. Leggo cose assurde e proposte hard indescrivibili. In alcune circostanze mio figlio risponde pure che sa che il rapporto è tra uomo e donna, non tra persone dello stesso sesso. Ma l’adescatore risponde cercando di convincerlo in tutti i modi. Nel frattempo, ovviamente, mio figlio ha paura di uscire”.
Difficile gestire la situazione così, senza sfogarsi. Allora Carlo si rivolge a persone dal grande animo:
“Avevo bisogno di avere qualche consiglio e ho parlato con due sacerdoti del posto. Dopo aver raccontato le cose a loro mi ha contattato la polizia postale di Catania. Sono andato da loro e ho spiegato tutto. Da quel momento si sono impossessati del profilo di mio figlio e hanno preso appuntamento con questa persona”.
Colto sul fatto, l’uomo viene arrestato dalla polizia e portato nel carcere di Cavadonna a Siracusa, ma:
“Lo hanno tenuto solo per due ore e poi lo hanno rilasciato dicendo che il soggetto non fosse pericoloso. Nonostante avesse qualche precedente per droga. In ogni caso il percorso è andato avanti, ma poi qualcosa si è interrotta e ancora sto aspettando di vedere come vada a finire questa storia”.
Tuttavia, sebbene ci siano denunce e processi aperti, l’uomo è ancora a piede libero e crea molti problemi:
“È dal 2013 che subisco minacce di morte, ingiurie e vedo la mia famiglia a rischio. La procura dice che non ci sono elementi per andare avanti, ma io rischio ogni giorno, mio figlio non vuole uscire solo e l’altro giorno, mentre ero fuori con mia moglie, lui ha provato ad investirla. Viviamo nel terrore e nella beffa. Nel quartiere si dice che io stia facendo questo per avere il suo patrimonio. Ma non è assolutamente vero. Purtroppo nei paesini le voci di corridoio corrono, da vittime stiamo diventando carnefici. Non ho parole! Faccio il vigile del fuoco e solo io so come sto e come vivo quando vado a lavoro la notte. Ho pensato anche di cambiare posto in cui vivere, se no dovrò farmi giustizia da solo”.
Problema giudiziario o meno, cosa fare oltre la denuncia per vivere serenamente?
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