SIRACUSA – La Guardia di Finanza di Siracusa ha eseguito oggi un provvedimento del G.I.P. del Tribunale aretuseo, richiesto della locale Procura della Repubblica e ha arrestato 4 soggetti, 3 imprenditori siracusani e un dirigente pubblico, nell’ambito di un’indagine di polizia Economico-Finanziaria che, oltre a disvelare la ricorrenza di illecite condotte finalizzate allo sfruttamento della manodopera e all’illecita percezione di contributi pubblici, è altresì culminata con l’individuazione di fatti di corruzione in capo a un dirigente del libero consorzio comunale di Siracusa.
Le investigazioni condotte dal nucleo di polizia Economico-Finanziaria di Siracusa, sviluppate con la collaborazione di personale del NICTAS della locale Procura della Repubblica, hanno in primis disvelato un generale contesto illecito, nell’ambito del quale sono state accertate reiterate violazioni alle disposizioni di legge in materia di retribuzione dei lavoratori e a tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro. In tal senso, viene contestato ai tre imprenditori arrestati, amministratori di fatto di una società operante nel settore dello smaltimento e del trattamento dei rifiuti, di avere sottoposto i dipendenti a condizioni di sfruttamento, approfittando del loro stato di bisogno.
Le attività investigative dispiegate, comprendenti anche intercettazioni telefoniche e riprese video sui luoghi di interesse, coniugate con le informazioni rese da alcuni lavoratori, hanno acclarato plurime condotte in violazione di legge. In particolare, è emerso che ai dipendenti sono stati corrisposti emolumenti con una tariffa oraria (4 euro) inferiore della metà rispetto a quella prevista dai contratti collettivi (8 euro), nonché agli stessi non sono state generalmente corrisposte le indennità di malattia, per il lavoro festivo e notturno e gli straordinari.
In sostanza, i tre imprenditori arrestati avrebbero dolosamente violato le norme del contratto collettivo di categoria in materia di retribuzione, riposi, e le disposizioni che tutelano la salute e la sicurezza sul lavoro dei dipendenti, realizzando un notevole risparmio di spesa nella gestione dei costi di manodopera, beneficiando di un indebito vantaggio concorrenziale rispetto alle altre imprese operanti nello stesso settore.
Nel medesimo contesto d’indagine, è altresì emerso la società ha indebitamente ottenuto dalla Regione Siciliana un finanziamento a fondo perduto di circa 800mila euro, già erogato nella misura del 40%, per la costruzione, ad Augusta (SR), di una nuova piattaforma per lo stoccaggio e il trattamento dei rifiuti speciali non pericolosi.
Per avere la sovvenzione, gli indagati hanno rappresentato agli organi competenti una situazione artificiosa della realtà, dichiarando di osservare gli obblighi dei contratti collettivi nazionali e di rispettare le norme sul contrasto al lavoro irregolare e sui riposi dei lavoratori, condizioni necessarie per l’ammissione al beneficio, inducendo, in tal modo, in errore l’ente territoriale sulla sussistenza del diritto alla sovvenzione.
Le evidenze d’indagine hanno rilevato che la società, al momento della presentazione della domanda di partecipazione al bando pubblico, non aveva i requisiti di ammissibilità per beneficiare dei contributi pubblici in questione.
Inoltre, per l’attivazione del nuovo impianto di Augusta, lo stesso soggetto giuridico ha dovuto richiedere una specifica autorizzazione a svolgere l’attività di recupero e riciclo dei rifiuti al libero consorzio comunale di Siracusa. In tale ambito, è emerso che la suddetta autorizzazione è stata rilasciata dal dirigente del X Settore Territorio e Ambiente una volta raccolto l’impegno, ovvero la promessa che i gestori della società lo avrebbero remunerato con l’assunzione di due soggetti, segnalati dallo stesso pubblico ufficiale a uno degli amministratori di fatto dell’ente commerciale, ricorrendo pertanto la corruzione del pubblico ufficiale interessato.
Ai tre imprenditori arrestati, ristretti nel carcere di Siracusa Cavadonna, vengono contestati, in concorso, i reati di illecita intermediazione e sfruttamento del lavoro (art. 603 bis C.p.) e truffa aggravata (art. 640, comma 2, C.P.), oltre alle pene previste per il corruttore ex art. 321 C.p.. Al dirigente pubblico, colpito da misura cautelare e anch’esso ristretto nel carcere di Siracusa Cavadonna, viene contestato il reato di corruzione per l’esercizio della funzione (art. 318 C.p.).
Infine, è stato disposto il sequestro della somma di 318.620 euro, percepita indebitamente in danno della Regione Siciliana, da eseguirsi, in via diretta e per equivalente, nei confronti della società e dei tre amministratori di fatto arrestati.
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