SIRACUSA – Il sequestro preventivo degli stabilimenti Esso e Isab di Priolo Gargallo, nel Siracusano, ha riaperto un dibattito molto sentito negli ultimi sessant’anni, quello della pericolosità, in termini d’inquinamento ambientale, del polo petrolchimico siracusano. Sin dalla sua nascita, infatti questa imponente struttura industriale che abbraccia, oltre Priolo, anche i comuni di Augusta, Melilli e Siracusa, è sempre stato molto discusso per la presenza di diossine, sostanze cancerogene, idrocarburi e metalli pesanti nel sottosuolo, nell’atmosfera, nella falda idrica e persino in mare.
A causa di questo incredibile scenario molti abitanti della zona, nel corso degli anni, sono deceduti dopo essersi ammalati di cancro e di ciò sono una prova i dati riportati dall’Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità, che mostrano come il livello di mortalità negli anni sia andato via via crescendo. Oltre a ciò, nel 1990 avvenne anche l’inserimento dell’area tra quelle a elevato rischio di crisi ambientale, ma questo spesso non è servito alle lobby che gestiscono gli impianti e che vede ora alcuni dei loro esponenti indagati per inquinamento ambientale e mancanza di controllo, a effettuare i dovuti accorgimenti tecnici per rendere più salubre la zona, sia per chi vi abita che per chi vi lavora.
Per denunciare l’emissione di queste sostanze le associazioni ambientaliste nel corso degli anni si sono battute a più non posso. A questo proposito abbiamo sentito il presidente dell’associazione Natura Sicula Fabio Morreale, che ha anche puntualizzato come malgrado esista un limite di 200 mg per metro cubo per tre ore che regola la trasmissione delle sostanze, non vi sia una legge che lo faccia rispettare. “Le sostanze odorigene – commenta Morreale – vengono liberate nelle ore notturne e questo fa sospettare molto. Da notare anche che l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha stabilito un limite di tollerabilità per le emissioni, ma ciò non è normato da regole rigide. Il prof. Salvatore Sciacca del Cipa (Consorzio Industriale Protezione Ambiente) dice che non fanno male, ma ciò non è affatto vero e una conferma è il fatto che tra Augusta e Siracusa non esistono famiglie senza malati. Le industrie hanno eluso le norme ambientali e la magistratura sa cosa fare. La procura ha dato le sue disposizioni, che non è detto che risolvano i problemi”.
I colossi proprietari degli stabilimenti non hanno alcun interesse a chiuderli e le dovute opere di bonifica non sono vengono mai completate rendendo l’inquinamento atmosferico della zona sempre più alto. “La produttività delle industrie è bassa, ma non chiudono perché in questo caso i costi di bonifica sarebbero troppo alti – conclude Morreale -. Negli ultimi anni le lamentele dei cittadini e le segnalazioni degli enti locali sono aumentate e per questo sono a favore della loro chiusura. Per non parlare dei veleni, come mercurio, manganese e cadmio, scaricati in mare tramite i canali di gronda o sotto i parcheggi industriali che rimangono li perché le società eludono i costi per il loro smaltimento. La zona ha una vocazione agricola, ittica e turistica e questa prima o poi prenderà il sopravvento”.
La salute dei cittadini e dei lavoratori sta sempre al primo posto e di questo è consapevole Don Palmiro Prisutto, parroco della Chiesa Madre di Augusta, che da anni lotta contro questa brutta piaga e tiene all’entrata della chiesa un registro che riporta tutti i decessi avvenuti finora. “Seguo questa vicenda da oltre 30 anni e siamo in ritardo perché le prescrizioni tecniche furono imposte nel 1990 e non ora – dichiara Prisutto -. Il protocollo del dott. Franco del 1979 esaminò i decessi a causa dello smog, il numero di bambini nati con malformazioni e l’aumento della mortalità a causa del cancro. Il decreto del ’90 tenne conto di Sortino, Solarino e Floridia, paesi che ai tempi non avevano ospedali e a proposito di ciò all’ospedale di Augusta lo Stato ha tolto reparti importanti per nascondere qualcosa”.
Già, proprio i rapporti con le istituzioni sono un nodo mai risolto e il conflitto tra petrolieri e magistratura è sempre aperto. “Le lobby tenteranno di vincere, ma la magistratura si farà valere – conclude Prisutto -. 18 miliardi di euro dei loro guadagni vanno allo Stato, il procuratore ha imposto le prescrizioni e in caso di negatività i soldi verranno bloccati. La Esso produce lubrificanti qui, ma poi li lavora a Genova. Preciso che io non sono contro la presenza delle industrie perché il lavoro è importante, ma la salute dei cittadini va tutelata. Da considerare anche i rischi sismici della zona che avrebbero conseguenze gravissime. Qui vige una cultura del profitto e dell’approfitto perché con la collaborazione l’inquinamento potrebbe essere ridotto, ma con il venire meno dei cattivi odori delle sostanze viene meno anche la produzione, quindi i soldi”.
Ma oltre alla tutela della salute dei cittadini c’è quella di chi all’interno delle industrie lavora e c’è anche chi crede in esse come volano di uno sviluppo economico dell’isola. Sebastiano Tripoli, segretario generale Femca Cisl Siracusa-Ragusa si dichiara ottimista riguardo al prosieguo delle attività industriali nella zona: “I circa 10 mila dipendenti complessivi non perderanno il posto – commenta Tripoli – il sequestro è stato solo preventivo e ci sono le dovute condizioni affinché le prescrizioni imposte vengano rispettate entro i prossimi giorni. Le industrie sono una grande risorsa economica e vanno valorizzate, mentre salute e lavoro sono concetti che devono essere coesi con delle norme a tutela dei lavoratori”.
La bonifica delle aree dismesse è un’altra grande opportunità di crescita. “Noi come sindacati chiediamo la bonifica delle aree dismesse – conclude Tripoli -. Le aziende hanno interessi imprenditoriali e devono continuare a investire per creare altri impianti purché vengano rispettate le norme di sicurezza e dell’ambiente. il nostro è un sistema virtuoso e può colmare il deficit occupazionale di cui soffre la provincia di Siracusa”.