Operazione “White mountains”: sgominato sistema di spaccio capillare a Melilli

Operazione “White mountains”: sgominato sistema di spaccio capillare a Melilli

MELILLI – Alle prime luci dell’alba di oggi, su delega della procura della Repubblica di Catania – Direzione Distrettuale Antimafia, i carabinieri della compagnia di Augusta hanno sgominato una fiorente piazza di spaccio attiva nel comune di Melilli (Siracusa).

Con un dispositivo composto da oltre 50 carabinieri, tra cui quelli dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Sicilia” di Sigonella, del Nucleo Cinofili di Nicolosi e del 12° Nucleo Elicotteri carabinieri di Catania Fontanarossa, i militari dell’Arma hanno dato esecuzione, nei comuni di Melilli e Siracusa, a 7 provvedimenti cautelari in carcere emessi dal Tribunale di Catania – Ufficio GIP, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di aver preso parte a un sodalizio criminoso dedito al traffico, trasporto, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

I reati contestati a vario titolo sono quelli di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e traffico di sostanze stupefacenti.

Le indagini nei confronti del sodalizio criminale, avviate dai carabinieri del Nucleo Operativo della compagnia di Augusta a maggio 2019 e condotte mediante servizi di osservazione, controllo e pedinamento con fotoriprese e intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno permesso di acclarare l’esistenza di un sistema criminale, capeggiato da Rosario Vinci, 29 anni, che dopo essersi approvvigionato di cocaina nella frazione Villasmundo di Melilli e nella frazione Belvedere di Siracusa, gestiva un gruppo di spacciatori al dettaglio nel comune ibleo.

Lo spaccio organizzato da quest’ultimo era capillare nel territorio, dove venivano utilizzate cassette della posta e autovetture in disuso parcheggiate sulla strada pubblica come nascondigli per lo stupefacente.

Il 29enne dirigeva gli spacciatori alle proprie dipendenze nel soddisfare le richieste di stupefacente, insegnando loro le tecniche di taglio ed espedienti utili a eludere i controlli da parte delle Forze dell’Ordine, come ad esempio quello di rispettare il Codice della strada, obbligando i propri spacciatori all’utilizzo del casco protettivo quando erano alla guida di scooter, ovvero, nel caso di spostamenti in autovettura, quello di posizionare la cocaina sfusa sul tappetino dell’auto tenendo sempre a disposizione dell’acqua da versarvi sopra per scioglierla, anziché gettarla dal finestrino, se fermati dalle Forze dell’Ordine.

Il “capo” non mancava neanche di redarguire i propri “dipendenti” quando non conferivano in tempo le somme di danaro ricavate dalla vendita, ovvero quando “tagliavano” male la cocaina, ricevendo lui stesso le lamentele dei clienti ed occupandosi di spacciare in prima persona solo in favore di amici stretti.

L’operazione è stata denominata “White Mountains” dal nome del principale fornitore di cocaina del sodalizio, Antonino Montagno Bozzone, 31 anni, attinto anch’egli dall’ordinanza, nei confronti del quale i sodali nutrivano profondo timore reverenziale, conoscendo la sua indole violenta in caso di ritardi nei pagamenti e quindi di mancanza di fedeltà.

Un atteggiamento, questo, tuttavia mitigato in altre occasioni connesse a “incidenti del mestiere”, come quando, per permettere al gruppo di continuare a lavorare, lo stesso si è dimostrato comprensivo e ha ceduto gratuitamente una quantità di cocaina per così dire “da appoggio” agli spacciatori che si erano disfatti frettolosamente dello stupefacente in occasione di controlli dei carabinieri.

Al 31enne è stato altresì contestato il reato di estorsione, atteso che quando i suoi debitori non avevano la possibilità economica di pagare lo stupefacente acquistato, era uso farsi consegnare le loro autovetture.

Nel corso dell’esecuzione dell’odierna ordinanza sono stati sequestrati circa 50 grammi di marijuana e 5 di hashish, trovati nella disponibilità di 2 dei soggetti catturati.

Gli arrestati sono stati trasferiti al carcere di Catania e al carcere di Augusta-Brucoli. Al solo “fornitore”  il provvedimento è stato notificato al carcere di Caltagirone, dove già si trovava ristretto per altra causa.