Morte Licia Gioia: omicidio o suicidio. Un anno dopo è ancora mistero

Morte Licia Gioia: omicidio o suicidio. Un anno dopo è ancora mistero

SIRACUSA – È passato poco più di un anno da quella terribile notte del 28 febbraio 2017 in cui morì il sottoufficiale in servizio al comando provinciale di Siracusa Licia Silvia Gioia.

In occasione del primo anniversario della sua scomparsa, parenti, colleghi e amici hanno ricordato la 32enne nel corso della messa di suffragio che ha avuto luogo nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, a Siracusa.

A distanza di un anno, però, non è stata ancora fatta luce su cosa sia davvero accaduto quella notte nella villa di contrada Isola: omicidio o suicidio? Sono queste le due ipotesi sulle quali sta indagando la Procura aretusea.

Ad avvalorare la tesi del suicidio dell’ex giocatrice di basket ci sarebbe la valutazione fornita a dicembre dello scorso anno dai periti balistici nominati dal gip del tribunale di Siracusa che “spalleggerebbe” il racconto di quei tragici momenti fornito dal marito della donna, unico testimone di quanto accaduto.

Di conclusioni opposte, invece, la relazione consegnata a novembre del 2017 dal medico legale incaricato dal pm, secondo cui la torsione del corpo, della testa e del polso risulterebbero innaturali per un suicidio, ma compatibili con una pressione fisica che sembrerebbe suggerire un tentativo di sfuggire a qualcuno.

Ancora dubbi, quindi, sulla versione fornita dall’unico indagato per la morte del maresciallo Licia Gioia, il marito Francesco Ferrari, ispettore di polizia 46enne. Secondo la ricostruzione descritta dall’uomo, infatti, la moglie si sarebbe tolta la vita al culmine di una lite scaturita per motivi di gelosia. Ferrari avrebbe raccontato che la 32enne avrebbe afferrato la pistola d’ordinanza per spararsi alla testa: il primo colpo esploso avrebbe raggiunto Licia Gioia alla tempia, mentre il secondo sarebbe partito nel tentativo da parte dell’uomo di toglierle dalle mani l’arma e avrebbe raggiunto sia la donna (alla coscia) sia lo stesso Ferrari (al ginocchio).

Per lui l’accusa era stata inizialmente di istigazione al suicidio ed era stata, poi, tramutata dal pm Marco Di Mauro in omicidio colposo.

Dubbi anche sui tempi relativi all’esplosione del secondo sparo: il colpo, infatti, sarebbe stato sparato solo diversi secondi dopo il primo, quando la donna era già morta, come dimostrerebbe la lesione sulla coscia. A destare qualche perplessità anche le dichiarazioni del figlio del 46enne che avrebbe detto di non aver sentito alcun tipo di rumore la sera del decesso del maresciallo e il ritardo col quale vennero chiamati i soccorsi.

Da una parte, quindi, i genitori di Licia, Donata ed Erasmo, che non hanno mai creduto all’ipotesi del suicidio e lo hanno ribadito più volte: “Non avrebbe mai fatto una cosa del genere“. Con loro la figlia si sarebbe confidata spesso in merito alla condotta del marito, che non giudicava corretta e rispettosa dei doveri coniugali. Dall’altra, invece, Francesco Ferrari, che davanti alle telecamere della trasmissione di Rai 3 “Chi l’ha visto” ha professato la sua innocenza e dichiarato: “Era l’unica persona che ho amato più della mia vita“.