SIRACUSA – “Convivere con la presenza di amianto nei polmoni non è affatto semplice: ho l’asbestosi, bronchite cronica e temo che le mie condizioni di salute possano peggiorare. La colpa è della Regione che ci ha lasciati soli per più di venti anni”.
Non lasciano spazio ad interpretazione le parole di Calogero Vicario, ex dipendente di Industrie Meccaniche Siciliane, gruppo Bell’Eli, a Priolo Gargallo e attuale coordinatore regionale Osservatorio nazionale Amianto, Sicilia e Siracusa. Venticinque anni spesi a lavorare come saldatore e a respirare per otto ore al giorno polvere di amianto in un ambiente chiuso e per niente sano. A pensarci sembra un incubo e invece è proprio quello che è successo a Calogero, dal 1985 al 2010, fino a quando un giorno di fine 2009 il protagonista della storia ha deciso di darci un taglio e di sottoporsi ai dovuti controlli.
“Ero sempre più affaticato, respiravo affannosamente, per questo ho fatto i bagagli e a mie spese sono andato a Siena dove i medici del lavoro mi hanno sottoposto a spilometria, radiografia e lavaggio bronco/alveolare – racconta Calogero -. Si tratta di esami anche molto invasivi a cui oggi dobbiamo la vita io e altri 200 colleghi che hanno lavorato insieme con me per tutti quegli anni”.
Dal 2010 infatti Calogero e tutti gli altri impiegati non lavorano più nell’officina, ma sono in mobilità. Da quel momento sono stati scoperti e sottoposti a cure tutti i soggetti affetti da mesoteliomi, ispessimenti pleurici e carcinomi polmonari; purtroppo per alcuni non c’è stato molto da fare.
“Sul mio posto di lavoro l’amianto era ovunque… nelle pareti, nei rivestimenti sul tetto – afferma Calogero -. Le divise che ci proteggevano dalle alte temperature di lavorazione del ferro e ciò con cui coprivamo i manufatti a seguito della lavorazione: tutto conteneva la fibra killer”.
Contaminazioni continue dirette e indirette, di quel materiale isolante e a basso costo, sono costate caro a centinaia di persone che ogni giorno andavano al lavoro ignari di tutto e invece riducevano sensibilmente le proprie aspettative di vita.
“La lobby dell’amianto in Italia è riuscita a far legiferare con grande ritardo, nel 1992, nonostante la comunità europea avesse lanciato delle direttive sulla messa al bando dell’asbesto già nel 1983 con la legge 477 – conclude Calogero -. Su questa gravissima situazione però la Regione Sicilia ci ha messo il carico da novanta trascurando completamente la situazione”.
Nessun intervento di mappatura, censimento o bonifica per le aree più colpite ma soprattutto nessuna direttiva ministeriale riguardo ai lavoratori siciliani.
“Secondo la legge 277 del 1992 noi avremmo avuto diritto a sei mesi di prepensionamento per ogni anno di esposizione ad amianto ma a causa della mancanza di atti di indirizzo ministeriale specifici, non siamo neanche stati presi in considerazione ed è per questo che alla fine degli anni novanta ho deciso di collaborare con l’Osservatorio nazionale Amianto – conclude Calogero -. Bisogna correggere molte cose partendo dall’arma più forte che abbiamo a nostra disposizione: l’informazione”.