SIRACUSA – A conclusione dell’attività ispettiva intrapresa nelle scorse due settimane, con il supporto dei militari del comando provinciale di Siracusa e d’intesa con il dirigente dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Siracusa, i carabinieri del N.I.L. hanno eseguito 13 ispezioni in aziende operanti nei settori edile, agricoltura, asili nido e autocarrozzerie, al fine di arginare il dilagante fenomeno del lavoro nero, del caporalato e delle violazioni della normativa posta a tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro.
A seguito dei controlli operati tra i comuni di Carlentini, Avola, Rosolini, Noto, Melilli, Priolo Gargallo, Palazzolo Acreide e Pachino, sono state esaminate 46 posizioni lavorative, di cui 18 sono risultate irregolari sotto il profilo contributivo e retributivo.
Sono stati inoltri individuati 11 lavoratori in nero, occupati in cinque aziende, di cui due cantieri edili, un asilo nido, una autocarrozzeria e una azienda agricola. Nei confronti dei titolari delle 5 aziende è scattato il provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale per avere utilizzato “in nero” più del 20% della forza lavoro.
Per altri 5 datori di lavoro, inoltre, è scattata la denuncia in stato di libertà per diverse violazioni in materia di sicurezza sul lavoro che riguardano l’omessa nomina della figura del coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione, l’omessa verifica delle disposizioni contenute nel piano di sicurezza e la mancata previsione di opere di protezione contro il rischio di caduta dall’alto. Al fine di ripristinare le condizioni di sicurezza imposte dalla legge, sono sempre state impartite opportune prescrizioni ai datori di lavoro a tutela dei dipendenti.
Nell’ottica di prevenzione delle truffe ai danni degli Istituti previdenziali ed assicurativi, inoltre, i militari hanno denunciato alla procura della Repubblica del tribunale di Siracusa madre e figlio per avere dichiarato all’INAIL un falso infortunio nell’azienda agricola in cui era occupato, ancorché in nero, al fine di trarre l’ingiusto riconoscimento dell’infermità per causa di lavoro. Si è accertato, invece, che il minore si era procurato le lesioni nel corso di una colluttazione con altro lavoratore, salvo poi ricorrere alle cure mediche del pronto soccorso, riferendo di essersi procurato le ferite a causa di una caduta accidentale sul posto di lavoro.
I due giovani sono stati deferiti in stato di libertà per lesioni volontarie, mentre madre e figlio per truffa aggravata. Le sanzioni amministrative comminate ammontano a oltre 53 mila euro e le ammende contestate ammontato a oltre 32 mila euro.
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