Insulti omofobi a Marzamemi, ristoratore offende turisti insoddisfatti. Parla un cliente: “Mi sono sentito discriminato”

Insulti omofobi a Marzamemi, ristoratore offende turisti insoddisfatti. Parla un cliente: “Mi sono sentito discriminato”

PACHINO –Per la prima volta in vita mia mi sono sentito discriminato“. A parlare è uno dei protagonisti dello spiacevole episodio avvenuto in un ristorante di Marzamemi, il cui proprietario ha rivolto insulti omofobi a un gruppo di clienti che avevano mosso delle lamentele sul cibo che era stato loro servito.

La storia

Alberto (nome di fantasia) racconta quanto accaduto in modo sereno ma deciso. L’aggressione verbale è avvenuta la sera dello scorso 31 luglio quando, in compagnia del fidanzato e di altri due amici in vacanza in Sicilia, dopo una giornata di mare avevano deciso di godersi una cena a base di pesce in un noto ristorante del borgo marinaro di Pachino.

Le pietanze e il servizio, però, non si sarebbero rilevati all’altezza dei prezzi esposti nel menù, che il gruppo aveva precedentemente visto e che era ben disposto a pagare a fronte di una qualità adeguata: “Eravamo pronti a spendere tanto per mangiare bene“. Alberto ha quindi deciso di manifestare educatamente le proprie rimostranze al proprietario, raggiungendolo all’ingresso del locale, “per non metterlo a disagio davanti agli altri clienti“. La reazione del ristoratore, a suon di insulti e grida, lo ha spiazzato: “Pezzente, appena ti ho visto vestito così non ti avrei dovuto far sedere! Tu e i tuoi amici non ne capite niente di cibo!“.

Un’escalation di toni e decibel che in breve è degenerata fino alla richiesta del proprietario di far saldare loro immediatamente il conto e far liberare il tavolo. “Ci siamo alzati basiti e preoccupati. Io sinceramente anche abbastanza vergognato davanti ai miei amici stranieri“, spiega il 38enne.

Gli insulti omofobi fuori dal locale di Marzamemi

Non valeva la pena discutere oltre, è stato frustante assistere alla sua reazione. Tremavo ed ero imbarazzato per la figura che lui per primo stava facendo davanti agli altri clienti“, commenta ancora Alberto. Il gruppo di amici, dunque, ha pagato e si è allontanato. Il proprietario, però, li ha rincorsi in strada e al 38enne siciliano ha urlato: “Tu c*gl**n*! P*pp* di m*rd*“. È a quel punto che Alberto ha reagito fermamente, prendendo posizione. Spiega: “L’insulto non lo accetto. In quel momento mi sono sentito parte della mia comunità. Il ristoratore non stava insultando solo me, ma tutto il mio ‘gruppo di appartenenza’“. È così che ha avvicinato alcuni finanzieri che si trovavano in servizio là vicino, raccontando cosa fosse appena accaduto: “Mi hanno spiegato che ho 90 giorni di tempo per denunciare il proprietario ed è quello che ho intenzione di fare. Non voglio che finisca così“.

Le recensioni e la replica con offese del proprietario del ristorante di Marzamemi

Gli insulti del ristoratore sono proseguiti anche oltre quella sera. Gli amici di Alberto, infatti, hanno scritto una recensione su Google descrivendo la loro esperienza all’interno del locale.

La replica del proprietario non è tardata ad arrivare, con espressioni omofobe (tra le quali un doppio senso sul cognome di uno dei commensali) e offese sul cibo che il gruppo di clienti stranieri che lo stava recensendo male sarebbe solito degustare. Ne riportiamo solo uno stralcio: “La guida turistica, visibilmente ammaliata dalla prestanza fisica dei tre e sognante una notte di passione, mi propone di offrire la cena per evitare tre recensioni negative“. Parole che, al di là del contenuto omofobo, Alberto tiene a smentire categoricamente: “Non mi sono mai presentato come guida turistica: ero lì con amici, non per lavoro. Quando il proprietario durante la sua sfuriata ha chiesto che mestiere facessimo, ho risposto che sono una guida turistica, ma non mi sono presentato come tale nel locale. E posso assicurare che mai in nessun momento ho chiesto di non pagare la cena“.

La mancanza di tutela

L’episodio non ha intaccato la vacanza siciliana dei suoi amici spagnoli e tedeschi: “Siamo stati trattati bene ovunque, hanno ricordi incredibili e questo è stato l’unico neo. È accaduto quasi alla fine della loro permanenza qui; se fosse successo all’inizio del viaggio mi hanno assicurato che non sarebbero riusciti a restare oltre”.

Un’eccezione, dunque, che però ha lasciato un segno in Alberto: “Non ero mai stato discriminato prima. Mi rendo conto di avere avuto una vita facile: mi sono dichiarato molto presto (a 17 anni) e non mi sono mai dovuto confrontare con comportamenti omofobi nei miei confronti. Ma in Italia non mi sono mai sentito tutelato. Essere omosessuale mi definisce, ma sentivo di non avere un mio posto qui. Ed è uno dei principali motivi per cui sono andato via dieci anni fa, trasferendomi in Spagna, a Madrid, dove vivo e lavoro“.

Come il 38enne siciliano sono diverse le persone della comunità LGBT+ che decidono a malincuore di lasciare la propria terra d’origine per trasferirsi in Paesi dove si sentono più sicuri e tutelati. A influire è anche la mancanza di una legge che tuteli in caso di aggressioni verbali o fisiche di stampo omofobo. Commenta Alberto: “Ero convinto che in Italia esistesse già una normativa del genere. Vivendo all’estero non ero a conoscenza del fatto che ancora non fosse stata emanata, l’ho scoperto solo adesso che mi sono ritrovato in questa situazione“.

Fonte foto: Pinterest – Pollyana Fms Via Getty Images