SIRACUSA – A soffrire le conseguenze di questa quarantena forzata c’è anche un’altra categoria particolare, quella degli autisti soccorritori, che ogni giorno mettono in serio rischio la loro salute.
A inviare una lettera alla nostra redazione è la segretaria della Fials Sicilia, con sede a Siracusa, che sottolinea come il pericolo sia sempre dietro l’angolo durante le ore lavorative, anche a causa dei continui impegni da rispettare.
“Cari Concittadini – si legge nella lettera –, vorremmo che ci donaste pochi minuti del vostro tempo per leggere quanto abbiamo da dirvi: in questo periodo di emergenza globale, c’è una categoria silente e orgogliosa, che tra fredde direttive di enti e istituzioni, come guerrieri contro un nemico imparziale e invisibile, assolve con onore e professionalità una mansione che si fa largo in prima linea dove dipendenti, dove volontari (in altre regioni d’Italia) tra: continui interventi oltre che della quotidianità, di moltitudini di utenti con sintomi riconducibili al ‘morbo nefasto’, incognite e terrore di occhi che piangono e volti che sospirano, consapevoli dei rischi a cui sono sottoposti loro stessi e i loro cari. Corrono senza indugi, a fronte di direttive alle quali moltissimi fuggirebbero, con grande dignità e soprattutto abnegazione! Sono gli autisti soccorritori del 118, che lavorano a fianco delle altre professioni Sanitarie (medici e infermieri), a bordo di quelle ambulanze che senza sosta sfrecciano nelle strade spettrali e solitarie, un rumore associato a un pianto disperato; sono coloro i quali che, oltre alla professionalità e alla formazione donano con umana pietà: l’amore, un sorriso, una carezza a chi in questo momento viene definito ‘reietto’ e tutto questo, magari in quel ristretto spazio, dentro l’ambulanza, dove non può esistere quel tanto nominato ‘metro di distanza!’ Dove consapevoli che un colpo di tosse, uno starnuto, per loro può fare la differenza tra la vita e la morte! E come nelle loro ambulanze, per loro non c’è spazio, così neppure dentro la notizia sembra facciano testo, eppure sono loro al fronte, i soldati comandati del 118″.
I fatti di cronaca che occupano gli spazi dei giornali vedono coinvolta anche questa categoria, ma spesso non ci si rende conto di ciò.
“Sono gli stessi che a oggi si vedono messi in discussione – conclude la lettera – per l’incredibile burocrazia ceca e lobbistica il ‘riconoscimento giuridico della loro figura professionale‘ discussione ad oggi impantanata e ferma sui tavoli della Conferenza Stato Regioni e delle Province Autonome del Ministero della Salute, una battaglia in cui la Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità e diverse parti sociali stanno dando il loro Apporto! Eppure, essi, assieme a Medici Infermieri e Oss, sono quelli che prendono le botte quando si parla di aggressioni al personale sanitario, ma che non vengono considerati tra le professioni sanitarie, che non hanno un albo, ma che pagano le tasse come tutti i lavoratori dipendenti, sono quelli che rischiano l’inidoneità e il posto di lavoro se non più abili alla mansione per motivi di salute, ma sono anche quelli che non percepiscono alcuna indennità di rischio connesso alla professione, sono anche quelli che alle volte sono morti per non curarsi per paura di perdere il lavoro! Quelli a cui alle volte la fredda e ingrata politica del passato li ha redarguiti asserendo: ‘Ringraziate che vi facciamo lavorare,’ Ma loro, gli ‘eroi come li chiamano, ‘abituati a essere sordi alle cattiverie’ mettono a rischio la loro vita anche per loro, proprio come al professarsi di una missione religiosa! ‘Vorremmo tanto che a fine dell’Emergenza, fossimo ricordati come lavoratori con una identità’, questo è ciò che chiedono gli autisti-soccorritori del 118! Si proprio quelli che a oggi su tutto il territorio nazionale stiamo morendo di Coronavirus, ma tranquilli, continueremo ad arrivare nelle vostre case quando ci chiamerete‘”.
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