SICILIA – La Campania è la prima Regione d’Italia ad aver introdotto la figura dello psicologo di base, accanto al medico di base e al pediatra di libera scelta per le famiglie.
La sentenza n. 241 del 2021 ha, infatti, respinto il ricorso avanzato dalla presidenza del Consiglio dei ministri contro la Legge regionale della Campania 35 del 3 agosto 2020 che ha istituito presso i distretti sanitari delle Asl il servizio di psicologia di base a sostegno dei bisogni assistenziali emersi proprio durante l’emergenza sanitaria da Coronavirus.
Una sentenza storica
Una decisione storica, che espande le vedute e dà una forte scossa al sistema. L’obiettivo è quello di “sostenere e integrare l’azione dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta per intercettare e diminuire il peso crescente dei disturbi psicologici della popolazione, costituendo un filtro sia per i livelli secondari di cure che per il pronto soccorso; intercettare i bisogni di benessere psicologici che spesso rimangono inespressi dalla popolazione; organizzare e gestire l’assistenza psicologica decentrata rispetto ad alcuni tipi di cura; realizzare una buona integrazione con i servizi specialistici di ambito psicologico e della salute mentale di secondo livello e con i servizi sanitari più generali; intercettare e gestire le problematiche comportamentali ed emotive derivate dalla pandemia Covid-19“.
Nobilissime finalità che devono essere attenzionate e, finalmente, arriva la svolta (seppur, al momento, limitata in una sola Regione d’Italia).
Prendendo spunto da tale sentenza, la nostra redazione ha “sondato” un po’ il terreno per apprendere il parere di alcuni psicologi siciliani, ipotizzando anche di compiere – in futuro – questo step nell’Isola del Sole.
Mente e corpo sono intrecciati
“Un interrogativo che spesso mi attanagliava riguardava proprio il motivo per cui lo Stato si occupasse di tutelare la salute fisica dei suoi cittadini ma non si preoccupasse minimamente di quella psicologica. Constatando fra l’altro che, secondo studi recenti e dati, una buona percentuale di pazienti si rivolge al medico di base per problematiche che sono di natura psicologica. Azione sbagliatissima!“, dichiara ai microfoni di NewSicilia la psicologa Ines Catania.
“Spesso sento di miei pazienti che, visitati dal medico di base, assumono una quantità sconsiderata e inutile di psicofarmaci per problematiche che possono essere risolte con una buona ed efficace psicoterapia. Senza nulla togliere al medico di base, ma io da terapeuta non mi permetto mai di prescrivere o suggerire farmaci ad ampio spettro o altro“, aggiunge.
Ancora: “Dal momento che mente e corpo sono molto più intrecciati e interdipendenti di come siamo abituati a pensare, nel senso che spesso un malessere psicologico si ripercuote sul corpo, è ovvio concludere che la scelta della Campania, a mio avviso, è provvidenziale e azzeccatissima“, sostiene.
“Una sfida da affrontare”
Dello stesso avviso anche la psicologa-psicoanalista IIPG Valentina Gentile: “Credo che sia un’opportunità, un investimento e una sfida da affrontare. Diverse ricerche hanno dimostrato che la maggior parte dei pazienti, soprattutto in fase iniziale, chiede aiuto al proprio medico di famiglia e molti esprimono un disagio psicologico-relazionale o di natura psicosomatica“.
“Già lo stesso Balint (1957) ha offerto una testimonianza notevole circa il peregrinare di questi pazienti che, alla ricerca di risposte al loro mal-essere, continuavano a fare delle visite specialistiche, ma solo di tipo medico. In mancanza di questa risposta, il persistere di questo non senso ha determinato in alcuni il perdurare dei sintomi, se non addirittura il loro peggioramento“, sottolinea.
Inoltre, “recentemente abbiamo assistito a una crescita della domanda di assistenza e di supporto psicologico da parte dei cittadini, soprattutto durante i mesi di lockdown nazionale“.
Questi dati, a detta della nostra intervistata, “non possono che evidenziare la necessità di introdurre un servizio psicologico di più facile accesso. Pertanto, lo psicologo di base potrebbe offrire una miglior risposta ai bisogni di salute psicologica del paziente e quindi, garantire una migliore qualità del servizio offerto allo studio del medico di famiglia“.
Ascoltare i bisogni, non solo fisici
In questi due anni in cui il Covid ha stravolto completamente le nostre vite, abbiamo dovuto fare i conti con una quotidianità differente, che ci ha costretti a stare a casa e a isolarci dai nostri affetti e dagli amici più cari, oltre a vivere – purtroppo – numerose e significative perdite umane.
“Proprio a causa dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ritengo che sia assolutamente necessario imparare a prenderci cura di noi e della nostra salute mentale esattamente come si fa con il nostro corpo. Se quando abbiamo il raffreddore o la febbre corriamo ai ripari andando dal nostro medico di base per avere uno sciroppo o un’aspirina, allo stesso identico modo dovremmo poter liberamente scegliere di farlo per la nostra salute mentale quando sentiamo che qualcosa non va“. Questo il commento della psicologa Roberta Patanè, anche lei intervenuta ai nostri microfoni.
“È assolutamente importante per ognuno di noi imparare a capire quali sono i nostri bisogni e ritagliarci uno spazio, affidandoci alle cure di professionisti come gli psicologi che sono proprio gli esperti della salute mentale e che hanno il compito di promuovere il benessere dell’individuo“, puntualizza con fermezza.
Tantissimi aspetti interessanti
Al netto di come sarà la realizzazione, l’idea ha diversi aspetti interessanti. La psicologa Ines Catania è intervenuta sul punto: “Per esempio il fatto che lo psicologo di base lavori a stretto contatto e in sinergia con il medico di base, e che si tratta di convenzioni con liberi professionisti, che forse potrebbe smussare alcune criticità e inefficienze tipiche di quando a offrire questo genere di servizi è il settore pubblico“.
“Dico forse perché ovviamente quando sperimentiamo qualcosa di nuovo in cui ci sono di mezzo gli esseri umani, non conosciamo mai i risultati. Però bene che almeno una Regione stia facendo questo esperimento. Certo, c’è voluta una pandemia mondiale perché si smuovesse qualcosa da questo punto di vista, ma così è!“, precisa.
Necessaria l’assistenza psicologica
Che ci sia bisogno di assistenza psicologica lo mostra, drammaticamente, anche un’indagine promossa da Fondazione Soleterre e dall’Unità di Ricerca sul Trauma dell’Università Cattolica di Milano, di cui Vita riporta i risultati.
“In Italia 490mila giovani dai 14 ai 19, oltre il 17% del totale, quasi uno su cinque, pensa ‘quasi ogni giorno’ o ‘per più della metà dei giorni’ che sarebbe meglio morire o farsi del male a causa del dolore che la vita provoca“, riporta la psicologa Ines Catania.
Un risultato agghiacciante che impone una riflessione. “La ricerca aveva l’obiettivo di approfondire da un lato come gli adolescenti hanno vissuto e percepito la pandemia e dall’altro quali risposte comportamentali, emotive e relazionali hanno messo in campo“, spiega.
“Le fasce più giovani della popolazione sono quelle meno colpite dalla pandemia, ma più interessate dalle misure per contenerla. Sono anche le persone che formeranno l’umanità di domani quindi è interesse di tutti trovare delle modalità sicure per cui possano essere da un lato supportati in questo momento e dall’altro possano ritrovare la socialità, che è sempre importante, ma probabilmente lo è ancora di più a quell’età“, chiarisce.
Sì allo psicologo di base
Il pensiero comune è, dunque, assolutamente favorevole all’introduzione dello psicologo di base. “È stato dimostrato come questa figura possa giovare al sistema sanitario: si è infatti notato una diminuzione delle visite dal medico di famiglia e anche delle prescrizioni farmacologiche, inoltre, si è evidenziata una diminuzione significativa di prescrizioni di visite specialistiche“, specifica l’esperta Valentina Gentile.
Pertanto, “credo che inserire lo psicologo all’interno delle cure primarie possa migliorare considerevolmente il Ben-Essere psicologico dei pazienti e, altresì, portare vantaggi sia sul piano organizzativo che di costo efficacia per il sistema sanitario nel suo complesso“.
Pro e contro
Rispetto ai pro e contro circa l’inserimento dello psicologo di base, secondo gli esperti siciliani sono molti di più i primi rispetto ai secondi e le motivazioni sono molto semplici.
Sul punto Roberta Patanè: “Avere lo psicologo di base permetterebbe anche alle famiglie più svantaggiate di usufruire di un servizio che possa garantirgli un benessere mentale per tutto l’arco della vita”.
Ma non solo: “Ci sarebbe un maggior riconoscimento di questa figura professionale oltre la promozione dei diritti per tutte quelle persone con problemi di salute mentale al contrario della stigmatizzazione e del pregiudizio che ancora oggi sono ben presenti nella nostra società, garantirebbe un lavoro di rete tra medico e psicologo di base che permetterebbe a tutti di avere un servizio accessibile che fornisca valida assistenza sia per la salute fisica che per quella mentale“.
I contro, invece, che potrebbero emergere sarebbero solamente “da ricercare nel pregiudizio riguardante la rappresentazione sociale connessa allo psicologo vissuto fino a oggi con troppa diffidenza. Non solo per la popolazione in generale ma anche per quanto riguarda la collaborazione con i medici di base che potrebbero avere difficoltà nell’accettare la presenza di un altro professionista all’interno delle visite stesse che comporterebbe sicuramente conseguenze dannose per il paziente stesso”.
Una società da “rieducare”
“Accolgo con gioia la notizia che la Campania abbia finalmente introdotto una figura così importante come lo psicologo di base perché è assolutamente necessario per la nostra società che dovrebbe essere rieducata anche nell’ideologia che viene ancora oggi associata a questa figura professionale“, osserva la psicologa Roberta Patanè.
“Molto spesso lo psicologo viene sminuito, screditato, sostituto da altri professionisti della sanità perché c’è troppa ignoranza rispetto a questa professione e al ruolo che potrebbe avere nella nostra società. Sarebbe anche arrivato il momento di smuovere le cose e di stravolgere queste false credenze e pregiudizi per permettere a noi professionisti di fare al meglio il nostro lavoro e di aiutare ogni individuo che si trovi in un momento particolare della sua vita a ritrovare il proprio benessere“, rimarca il concetto.
Svolta vicina in Sicilia?
E in Sicilia? Come potrebbe essere il feedback dei pazienti? “Spero che venga inserito anche nella nostra Regione poiché rappresenta un importante riconoscimento dei bisogni psicologici di tutti i cittadini: psiche-soma sono correlati”, ribadisce Valentina Gentile.
Ancora: “Da diversi anni in Italia, così come ricorda il nostro Presidente del Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi dottor David Lazzari, si parla dello psicologo di base e non è un caso“.
Infatti, abbiamo assistito nel tempo ad alcune “sperimentazioni” in diverse Regioni italiane: “Un primo tentativo è stato effettuato nel 2000 dalla Scuola di Specializzazione in Psicologia della Salute dell’Università La Sapienza di Roma, che ha organizzato i tirocini degli specializzandi all’interno di alcuni studi medici“.
Tutti i professionisti sono indispensabili
“Ritengo essenziale che il medico di base venga affiancato dallo psicologo di base in maniera tale che ogni individuo possa essere aiutato a 360 gradi. Lo psicologo non dovrebbe solo essere inserito in Sicilia ma in tutte le Regioni perché forse grazie a questa pandemia abbiamo preso più consapevolezza di quanto sia importante prenderci cura della nostra salute mentale e abbiamo iniziato a capire quanto siano indispensabili tutti i professionisti del settore“, conclude la psicologa Roberta Patanè.
Dunque, sarà presto la volta anche della Sicilia? Ai posteri l’ardua (ma non così impossibile) sentenza. Al momento, però, le “acque” sembrerebbero ferme, anche se gli esperti dell’Isola sono assolutamente favorevoli e allineati sul medesimo parere.
Immagini di repertorio