SICILIA – L’Etna non ci lascia un attimo di respiro. Di recente, la sua attività stromboliana ha steso sui nostri balconi un velo di cenere nera. Questa condizione, già di per sé scomoda nella vita di tutti i giorni, sta provocando disagi notevoli, come la recente chiusura temporanea dell’aeroporto di Catania.
Tuttavia, non si tratta solo di problemi legati agli spostamenti: la salute delle persone, soprattutto delle vie respiratorie, può essere compromessa da questa polvere vulcanica.
Ai nostri microfoni, il professor Nunzio Crimi, allergologo e pneumologo, ha fornito una panoramica dettagliata.
“Gli effetti della cenere sono di tipo irritativo, non allergizzante. Ci sono alcune componenti della cenere che possono avere un’azione fibrosante, ma per fortuna queste sostanze tendono a precipitare rapidamente al suolo“, spiega Crimi.
Prosegue: “Tuttavia, è importante considerare che l’inalazione di cenere può comunque peggiorare le condizioni di pazienti affetti da patologie preesistenti come broncopatie croniche, asma, o allergie, provocando un’acutizzazione dei sintomi. Questo è l’effetto più importante e negativo che si verifica nella fase acuta del fenomeno di innalzamento delle polveri”.
Il dottore ha spiegato che ci sono anche effetti a lungo termine, sui quali però si sa poco. Esistono studi relativi ad altri vulcani che hanno rilevato effetti anche a distanza di 10 anni, ma questi studi sono stati condotti su popolazioni diverse dalla nostra, con fenomeni eruttivi di caratteristiche chimico-fisiche differenti.
“Gli effetti a lungo termine sono generalmente di lieve entità e dipendono dalla quantità di sostanze emesse e dalla durata dell’esposizione. Se il fenomeno è breve, il rischio per la salute è contenuto, ma se si protrae nel tempo, diventa più pericoloso”.
Per quanto riguarda le persone con patologie preesistenti, gli effetti della cenere possono peggiorare la loro condizione, con un riacutizzarsi dei sintomi. Lo stimolo irritativo rappresenta un fattore scatenante (trigger) che può farli stare male, e questo deve essere considerato con particolare attenzione.
Il professore ha illustrato che: “esistono due fenomeni diversi: l’inalazione diretta della cenere presente nell’atmosfera e l’inalazione indiretta, che è più pericolosa. Una volta che le ceneri si sono depositate al suolo, le attività di pulizia, ad esempio, se non eseguite correttamente, possono causare una riesposizione dei soggetti alle polveri depositate“.
“Oggi – prosegue – a distanza di diversi giorni dall’eruzione, abbiamo ancora cenere nelle strade e sulle piante, e quando questa viene rimossa, rischiamo di inalare nuovamente le sostanze riemesse nell’atmosfera. È importante utilizzare mezzi di protezione, come le mascherine, che sono sicuramente utili.
“Non esistono trattamenti specifici per l’esposizione alla cenere; dipende dalla patologia di base“. Ad esempio, un soggetto asmatico deve trattare la riacutizzazione della sua malattia, così come un soggetto allergico, che è ipersensibile a qualsiasi sostanza irritante, come il fumo di sigaretta, il fumo di legna, odori forti, e sostanze chimiche.
La cenere rappresenta un fattore irritante altrettanto importante nel determinare una riacutizzazione della sintomatologia. “Sono stati condotti studi in altre nazioni, in particolare in Islanda, dove si è osservato che durante il periodo dell’eruzione o dell’attività stromboliana, come quella a cui siamo abituati con l’Etna, si verifica un aumento degli accessi al Pronto Soccorso“.
Il dottore Crimi ha spiegato che sono i soggetti asmatici e broncopatici ad accedervi più frequentemente, un dato evidente nelle pubblicazioni disponibili.
“Fortunatamente le particelle di cenere sono di dimensioni relativamente grossolane, raggiungendo solo le vie aeree superiori e non quelle più profonde”.
Tuttavia, non si esclude un totale rischio: alcune possono penetrare più profondamente nei polmoni.
Crimi ha dichiarato che “alcuni anni fa, tramite lavaggi broncoalveolari, abbiamo riscontrato la presenza di piccole quantità di queste sostanze nei polmoni, ma fortunatamente sono inerti e non in grado di causare fenomeni infiammatori o fibrotici. Se l’esposizione è continuativa e massiva, il problema può diventare rilevante, ma ci auguriamo che sia episodica e di entità occasionale”.
Per quanto riguarda i sintomi d’emergenza, un soggetto asmatico può avere una crisi d’asma che richiede un intervento al Pronto Soccorso, mentre un soggetto broncopatico può sviluppare un’insufficienza respiratoria con crisi di tosse. Questi sono soggetti fragili, per i quali l’inalazione di cenere deve essere assolutamente ridotta e prevenuta, utilizzando mascherine che filtrano le particelle e proteggono le vie aeree.
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