Scienze

Intelligenza emotiva, andiamo “a caccia” delle nostre sensazioni: caratteristiche, vantaggi e svantaggi

L’intelligenza emotiva è stata inserita tra le prime 10 competenze richieste dal World Economic Forum, ricercata dai recruiter e incoraggiata dagli imprenditori. È questa, infatti, la “qualità” che riveste un’importanza sempre maggiore nel mondo del lavoro e non solo. Un plus non indifferente.

Per comprenderne a pieno il vasto mondo, ai microfoni di NewSicilia è intervenuta la psicologa Ines Catania che definisce l’intelligenza emotiva come “la capacità di monitorare i propri sentimenti e quelli altrui al fine di raggiungere gli obiettivi. Implica l’atto del ‘sentire’, se stessi e l’altro“. Ma c’è dell’altro.

Intelligenza emotiva vs cognitiva

Da non confondere con l’intelligenza cognitiva: “Sono assolutamente due cose distinte. Potremmo imbatterci, infatti, in persone che possiedono un alto quoziente intellettivo, anche misurato dai test d’intelligenza e un bassissimo livello di intelligenza emotiva“.

Quindi potrebbero essere abilissimi nella produzione verbale, calcoli scrittura, lettura e compiti cognitivamente complessi ma assolutamente inadeguati nel leggersi dentro, nel comprendere le proprie e altrui emozioni. E, come sappiamo, la vita è governata da un sistema di relazioni, animate da un sistema articolato di emozioni“, specifica.

Le 5 caratteristiche

Scendendo nel dettaglio, possiamo evidenziare essenzialmente 5 caratteristiche basilari dell’intelligenza emotiva che ci permettono di distinguerla e riconoscerla:

  • Consapevolezza di sé: “la capacità di produrre risultati riconoscendo le proprie emozioni“;
  • Dominio di sé: “la capacità di utilizzare i propri sentimenti per un fine“;
  • Motivazione: “la capacità di scoprire il vero motivo che ci spinge all’azione
  • Empatia: “la capacità di sentire gli altri entrando in un flusso di contatto
  • Abilità sociale: “la capacità di stare insieme agli altri cercando di capire i movimenti che accadono tra le persone“.

Il commento della psicologa: “Quante volte sentiamo ripetere ‘io sono una persona empatica’ oppure ‘è nata un’empatia’ o ancora ‘non è per niente empatico’? Bene, ora sappiamo che per essere empatici bisogna possedere ‘una buona dose di intelligenza emotiva’. E per averla bisogna essere altamente sensibili. Di conseguenza le persone poco sensibili o quelle centrate molto su se stesse, anche in maniera smisurata, tipo le persone con disturbo narcisistico di personalità, non ne possiedono“.

Come conoscere le proprie emozioni?

Ma è vero che, pur non possedendo questa abilità, il primo step che si dovrebbe compiere per intraprendere con successo il percorso di “apprendimento” dell’intelligenza emotiva è quello della conoscenza delle proprie emozioni. In che modo ciò è realizzabile?

In verità, è ben possibile che non ci sia posti questa domanda, considerato che le nostre emozioni sono qualcosa che diamo sempre per scontato! Conoscere le proprie emozioni significa invece scavare dentro sé stessi, diventare più consapevoli del proprio stato d’animo, dei propri pensieri e delle proprie percezioni su di esso e… non solo. Insomma, un bel pasticcio per chi non se ne è mai occupato!“, precisa la psicologa.

Dare un nome alle emozioni

In realtà, si può fare davvero tanto (e subito!) per migliorare la propria posizione in questo contesto e c’è un pratico passo concreto che la nostra intervistata suggerisce: dare un nome dalle emozioni.

Ogni tanto, durante il giorno, fermiamoci a pensare a come ci sentiamo e cerchiamo di descriverlo a parole. Sforziamoci di dare un’etichetta alle emozioni che si stanno provando, in modo tale da essere sempre più consapevoli delle proprie percezioni. Dare un nome ci permetterà anche di poter riflettere su quello che si sta avvertendo, legandolo al passato ma concentrandolo sul presente, ed evitando di agire in maniera impulsiva senza capire il perché“, puntualizza.

Un esercizio molto semplice è il seguente: “Provate a rispondere a questi interrogativi: ‘Come ti senti ora? Quali parole utilizzeresti per poter definire il tuo stato d’animo?’“. Ciò aiuta a riflettere e a sviluppare una “dose” di intelligenza emotiva.

Vantaggi e svantaggi

Accanto ai vantaggi dell’essere troppo empatici, non bisogna trascurare – come per ogni cosa – anche gli svantaggi di possedere un’alta intelligenza emotiva.

Sul primo punto: “Una persona empatica, oltre alle proprie tempeste emotive, si fa spesso carico di quelle delle persone che incontra: questo denota una grande capacità di resistenza“.

In aggiunta: “Certo è che tali soggetti sono così anche perché in un certo momento della loro vita – o in più di uno – la loro emotività è stata fortemente sensibilizzata attraverso uno shock emotivo, positivo o negativo, un forte squilibrio in grado di lasciare un segno. Sono, dunque, particolarmente sensibili all’energia emotiva che le circonda. Oltre a recepirla e riconoscerla, se ne fanno carico, la assorbono come se fosse loro“.

L’altra faccia della medaglia è, a questo punto, facilmente deducibile: “Il rischio delle persone empatiche è quello di trasformarsi in ‘netturbini’ delle vibrazioni ‘sporche’ che le circondano. Quindi, per quanto potete, evitate di trasformare la vostra mente ed il vostro cuore in un cassonetto dell’immondizia!“, conclude.

Immagine di repertorio

Dalila Di Costa

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Dalila Di Costa
Tag: Competenza Emotività Emozioni Empatia Evidenza Ines Catania Intelligenza cognitiva Intelligenza emotiva Psicologa Qualità Riflessione Sicilia

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