SICILIA – Con l’arrivo dell’estate e l’aumento delle temperature, molte persone si riversano all’aperto per godersi il sole.
Tuttavia, è cruciale essere consapevoli degli effetti che l’esposizione ai raggi solari può avere sulla pelle e dell’importanza della prevenzione per evitare gravi problemi di salute.
Il sole emette diversi tipi di radiazioni, ma i raggi ultravioletti (UV) sono quelli che hanno il maggiore impatto sulla pelle.
Esistono due tipi principali di raggi UV che raggiungono la superficie terrestre: UVA e UVB.
I raggi UVA penetrano in profondità nella pelle e sono responsabili dell’invecchiamento cutaneo e delle rughe, mentre i raggi UVB causano le scottature e giocano un ruolo chiave nello sviluppo del cancro della pelle.
L’esposizione eccessiva al sole può provocare danni immediati come eritemi e scottature. Questi sono segni di danni acuti alla pelle, che possono causare dolore e disagio temporaneo.
Tuttavia, i danni più preoccupanti sono quelli a lungo termine, spesso invisibili all’inizio ma che si accumulano nel tempo. Tra i danni a lungo termine, l’invecchiamento precoce della pelle è uno dei più evidenti.
Il rischio più grave associato all’esposizione al sole è il cancro della pelle. Il melanoma, la forma più letale di cancro della pelle, è fortemente collegato all’esposizione ai raggi UV. Altri tipi di cancro della pelle, come il carcinoma basocellulare e il carcinoma squamocellulare, sono anch’essi comuni e pericolosi.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa 3 milioni di casi di cancro della pelle non melanoma e 132.000 casi di melanoma si verificano ogni anno a livello globale.
Ai nostri microfoni, in esclusiva, è intervenuta la dottoressa Laura Alessi.
“La prima cosa che da sempre spiego in visita specialistica è che il sole, in base a quanto (quantità di radiazioni assorbite nell’arco temporale) e a come lo prendiamo (modalità di esposizione) può essere il nostro migliore amico e il nostro peggior nemico.
È tutta questione di conoscenza e consapevolezza.
Sebbene infatti le radiazioni solari abbiano un impatto altamente positivo sul corpo umano e sull’umore, favorendo la produzione di serotonina, regolando i ritmi circadiani e il ciclo sonno-veglia, attivando il metabolismo della vitamina D e del calcio, vi è una controparte, sempre conseguenza dell’eccesso di esposizione. Il sole infatti è causa di photoaging, ovvero l’invecchiamento cutaneo causato e automantenuto dai danni cronici ossidativi provocati dai raggi ultravioletti.
Tale esposizione ripetuta nel tempo, soprattutto se eccessiva e senza fotoprotezione, provoca un rapido invecchiamento della pelle con danni strutturali al collagene e formazione di rughe diffuse e profonde, danni all’elastina con perdita dell’elasticità cutanea fino all’atrofia cutanea ed infine alla formazione di macchie e iperpigmentazioni postinfiammatorie, come pure discromie diffuse e presenza di capillari dilatati (teleangectasie), fino a quadri più gravi con formazioni di precancerosi (cheratosi attiniche)“.
“I raggi ultravioletti sono radiazioni invisibili prodotte dal sole che ogni giorno impattano sulla nostra pelle e che possono avere vari effetti cutanei a seconda di variabili quali quantità, latitudine, fototipo cutaneo.
Si differenziano in base alla loro lunghezza d’onda: raggi UVA con lunghezza d’onda più estesa (315-400 nm) e raggi UVB con onda più corta (280-315). Si contraddistinguono per avere un’energia superiore alla luce nello spettro del visibile e per la loro azione dannosa sulla cute e sugli annessi cutanei.
Il 95% dei raggi che arrivano sulla Terra sono i raggi UVA: capaci di attraversare le nubi, arrivano ogni giorno in ogni stagione sulla pelle e per effetto cumulativo provocano il cosiddetto photoaging, ovvero il precoce invecchiamento cutaneo provocato dal sole attraverso la produzione di radicali liberi che danneggiano le strutture cellulari.
I raggi UVB invece sono presenti tra Aprile ed Ottobre e rappresentano solo il 5% dei raggi solari che arrivano sulla Terra. Essi sono più aggressivi e sono i responsabili dell’abbronzatura tipica della stagione estiva, che ricordiamo rappresenta un meccanismo di difesa cutanea all’eccesso di radiazioni solari, ma anche se in eccesso di eritemi, luciti, dermatiti, ustioni. Per tale ragione si consiglia sempre l’uso costante della fotoprotezione“.
“Le radiazioni UV, del sole come pure delle tanto di moda lampade abbronzanti, causano danni ossidativi e al DNA delle cellule cutanee aumentando e moltiplicando a catena e in modo esponenziale i processi di invecchiamento.
I segni e/o sintomi del fotoinvecchiamento sono molteplici: perdita di tono, turgore, elasticità e luminosità, formazione di rughe estese e profonde, atrofia cutanea e assottigliamento generalizzato del derma, estrema secchezza della pelle (xerosi cutanea), discromie, lentigo solari, iperpigmentazioni di varia natura, teleangectasie ed evidenza generalizzata del microcircolo cutaneo per assottigliamento del derma, cheratosi attiniche e altre precancerosi fino ai tumori cutanei (basaliomi, spinaliomi, melanomi)“.
“Qualsiasi lesione sospetta necessita di visita specialistica dermatologica.
In linee generali, si consiglia visita per tutte le persone con fototipo chiaro, per chi ha molti nevi sul corpo, per chi ha familiarità di melanoma e/o tumori cutanei, per chi ha rischi professionali (esposizione a radiazioni).
A parte queste categorie che dovrebbero sempre e comunque rivolgersi ai controlli specialistici, una persona dovrebbe allarmarsi qualora notasse la presenza di un nevo e/o lesione e/o neoformazione mai avuta prima, quindi di recente e improvvisa comparsa e qualora una lesione preesistente cambiasse fenotipo ovvero dimensione, forma e colore.
Inoltre se una lesione preesistente inizi a destare una sintomatologia quale prurito, desquamazione, dolore o fastidio“.
“L’utilizzo quotidiano e costante della fotoprotezione è la conditio sine qua non non solo per prevenire i tumori cutanei, ma anche e soprattutto per il mantenimento di una pelle in salute tutta la vita.
L’eccesso di radiazioni solari come abbiamo visto provoca un aumento dello stress ossidativo che è alla base del precoce invecchiamento cutaneo, per cui per assicurarci una pelle sana e bella dobbiamo senza dubbio applicare ogni mattina la fotoprotezione massima (50+) sul viso e sulle zone fotoesposte.
Io personalmente lo faccio da venti anni e tutti ancora oggi mi domandano come faccio ad avere a 40 anni una pelle liscia, senza macchie e senza rughe da fare invidia ad una ventenne: non esistono ne trucchi ne particolari ricette magiche, le parole d’ordine è una, la costanza dell’applicazione della fotoprotezione ogni giorno dell’anno, ogni stagione dell’anno. Ricordiamoci che al mare va riapplicata ogni due ore massimo e dopo ogni bagno a mare e ogni ipersudorazione, poiché non rappresenta come tutti credono uno schermo totale…e particolare attenzione ai bambini dove consiglio l’applicazione ogni ora e l’utilizzo di magliette e cappellini nelle ore più calde“.
“Partiamo dal presupposto che non dovremmo porci nemmeno la domanda perché la scottatura non dovrebbe MAI esistere. Provoca danni al DNA cellulare che permangono tutta la vita esponendoci al maggior rischio di tumori cutanei e melanomi. L’età pediatrica poi non dovrebbe mai e poi mai essere esposta nemmeno ad eritemi solari figuriamoci a scottature!
Semmai dovesse accadere la terapia dipende dal grado clinico: infatti se parliamo di lievi scottature con pelle secca ed arrossata e a volte dolorabilità al tatto può bastare l’applicazione di creme lenitive idratanti ad attività antinfiammtoria e/o creme cortisoniche, se il quadro è invece di grado moderato/grave con presenza di vescicole e/o bolle, talvolta brividi di freddo e febbre, intenso eritema cutaneo e presenza di edema non bisogna mai scoppiare le bolle (si rischia di causare sovrainfezioni) e la terapia va personalizzata in base al quadro clinico presente affidandosi sempre ad un medico che prescriverà specifica terapia cortisonica e antibiotica.
Mai usare ghiaccio, il ghiaccio ustiona come il fuoco! E mai ai rimedi fai da te casalinghi che il più delle volte non fanno altro che peggiorare il quadro clinico“.
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