SICILIA – “Io sono una donna affetta da endometriosi, non mi nascondo, lo dico a gran voce e ne parlo. Perché, proprio parlandone, riesco ad esorcizzarla e soprattutto riesco ad affrontarla. Raccontare la mia storia può essere d’aiuto a tantissime altre donne. Non bisogna nascondersi perché un sintomo potrà accendere il campanellino d’allarme in altre donne“, è quanto racconta Chiara Catalano, referente per la Sicilia dell’Associazione A.p.e.
L’Associazione Progetto Endometriosi – A.P.E. – è una realtà che affianca le donne nella scoperta, diagnosi e cura dell’endometriosi. Quest’ultima è una malattia infiammatoria cronica, debilitante e difficile da diagnosticare.
“Il mio caso è un po’ borderline – racconta Catalano – ho scoperto di avere l’endometriosi per errore, perché mi hanno operata per una cosa ma in realtà non era quella. Faccio parte della vecchia generazione, quando ancora non si riusciva nemmeno a pronunciare la parola endometriosi“.
“Grazie ad un ginecologo specializzato abbiamo dato un nome al mio dolore. Le sofferenze sono tante, questa malattia porta tanto malessere, però, ho cercato di trasformare questa debolezza in punto di forza. Grazie anche al sostegno della famiglia, del mio compagno e al supporto dei medici“, conclude Catalano.
L’intervista al professore Giuseppe Ettore
Per comprendere e approfondire l’argomento, abbiamo intervistato il Direttore U.O. Ostetricia e Ginecologia Arnas Garibaldi–Nesima di Catania, il professore Giuseppe Ettore: “L’endometriosi incide negativamente sulla qualità di vita e sulla fertilità delle donne. Ne sono maggiormente affette le giovani. In pratica, l’arrivo del ciclo provoca, anche in sedi che non siano l’utero, lo sviluppo di sanguinamenti. Producendo condizioni infiammatorie, si innescano una serie di coinvolgimenti che comprendono non solo l’utero, ma anche l’intestino, la vescica e tutto quello che c’è attorno“.
“Per questo l’obbligo degli specialisti è quello di creare delle condizioni prioritarie per la diagnosi precoce. Prima si arriva ad una diagnosi e prima si inizia una terapia adeguata. Essendo una malattia evolutiva quando affligge una donna molto giovane, si comprende, che prima dell’arrivo della menopausa passano 30-40 anni“, afferma il professore.
Le cause della malattia
“Oggi, le cause sono legate ad una scadente qualità di vita. La donna vive una condizione estremamente carente, caratterizzata da forti stress e alimentazione inadeguata. Queste condizioni favoriscono l’abbassarsi delle difese immunitarie, provocando l’attecchimento facile delle cellule endometriosiche, nell’ambito del peritoneo e dell’addome“, continua il professore Ettore.
“Necessario uno stile di vita più umano”
“La prima cosa da fare è condurre uno stile di vita più umano, stare attenti alla nutrizione, evitando alcuni cibi che provocano infiammazione. Vanno eliminate anche le fonti di stress, alla quale le giovani sono particolarmente esposte, sia nel periodo di studio che nel periodo lavorativo. Sono temi sui quali bisogna lavorare molto, perché sono solo questi gli aspetti che possono ricondurre, insieme ad un controllo più oculato del ciclo mestruale, al benessere delle pazienti“, conclude il professore Ettore.
Le strutture presenti in Sicilia
In Sicilia sono stati riconosciuti due importanti centri di riferimento per l’endometriosi.
Uno sotto la responsabilità del professore Giuseppe Ettore, all‘Arnas Garibaldi–Nesima di Catania e quello al Civico di Palermo, dove è responsabile il dott. Antonio Maiorana.
La Sicilia comincia a muoversi, soprattutto, si inizia nuovamente a parlare e ad accendere i riflettori su questa patologia, ancora poco conosciuta.