“Colui che ha creato l’agnello ha creato anche la tigre?“.
La poesia di William Blake apre a un memoir di un’infanzia violata che ritrova la voce dopo mille esperimenti di dimenticanza.
Troppe volte un trauma subito sceglie di non essere raccontato perché il primo impatto fuori dalle segrete stanze scuote l’equilibrio rincorso.
Neige Sinno scrittrice e critica letteraria di nazionalità francese ma trapiantata in Messico dove vive con il compagno e la figlia, scrive la sua autobiografia per aggiungere verità al presente turbato dai colpi inferti nel corpo e nell’anima quando era ancora una bambina.
Nelle 240 pagine del romanzo “Triste tigre” edito da Neri Pozza, Neige Sinno dà nuova voce alla storia cresciuta insieme al suo cuscino di piccola donna caduta negli artigli del lupo. Dai sette ai quattordici anni quella che oggi è una donna consapevole di dare alle stampe la croce che ha violato la sua innocenza, è stata carne prelibata nelle fauci di una tigre: il patrigno.
Uno stillicidio di caramelle al veleno le si è rovesciato addosso solcando una geografia di piaghe invisibili sul volto fresco quanto il primo sorso dell’alba. La denuncia della violenza è avvenuta vent’anni dopo. Il senso delle accuse con un tale ritardo è solo la prima maglia di una catena con più ragioni e una sola, unica confessione alla società che spesso sente senza ascoltare. Il passato logorroico di non parole ubriaca un mai sobrio domani in compagnia di una vertigine. Le immagini mentali fanno avanti e indietro alla ricerca di una corte giudicante che dia risposta agli anni imbrattati di sole nero. Il ricorso al giudizio legale viene aggiunto a una ormai adulta percezione della violenza dalla quale, vent’anni prima, una bambina non avrebbe mai saputo dare un nome al suo ruolo di vittima. A quell’età il reato classificato nella parola stupro non dà la misura della mostruosità compiuta dal carnefice.
La violenza resisterà al capriccio del tempo di non voler porre un freno alla corsa nel proibito della memoria. L’infanzia di Neige Sinno scorre nei punti interrogativi seminati dall’abuso reiterato per anni.
Il condannato espierà la sua colpa in nove anni di prigione, mentre la piccola Neige sarà abusata per sempre da mani malate che ancora oggi non approvano assoluzione.
Cosa sei diventata piccola Neige, figlia adottiva di un passato che non ti è stato padre?
La tua personalità è stata impregnata da un veleno che mortale non era, ma che ha comunque ridotto in cenere il tuo profumo di donna. Hai dato voce al silenzio per non gridare il dolore potente che seminava fiumi di fango nella tua primavera offesa, ed erano semi di rabbia attecchiti nel cuore di una sopravvissuta restituita al mondo.
Ma in ginocchio.
Adesso si è compiuto il tempo della scrittura. Quel foglio bianco ha atteso con pazienza virtuosa il rigurgito del dolore incubato nella non vita. La terapia della scrittura è medicina sensoriale che riattiva i processi della memoria dando loro una seconda opportunità dopo un’accurata scrematura dei pensieri invasivi. Prima o poi l’orrore subito pretende pubblica udienza, anche se questo passo costerà umiliazione sollevata dagli atroci passi indietro. Ad ogni modo, non c’è alcun altro elemento di cronaca sul fiore reciso che possa aggiungere crudeltà alla perversione di un mostro sotto il suo stesso tetto.
“Una cosa però è vera, quando si riesce a parlare di trauma, vuol dire che si è già un po’ salvi. Ciò non significa che siano la parola o la letteratura a costituire la terapia. Al contrario, la scrittura può avvenire solo quando il lavoro, una parte del lavoro, è stato fatto, quel pezzetto di lavoro che consiste nell’uscire dal tunnel. […] Se si riesce a parlarne, scrive Virginia Woolf, è perché l’evento è staccato dalla sofferenza pura, che viene vissuta nella modalità dell’irreale“.
La confessione di un abuso non basta alla definizione della storia. Sinne recupera dal cassetto la lente d’ingrandimento per puntarla sugli stupri censiti nella letteratura, a partire dai classici: Zola, Prévert, Virginia Woolf, Nabokov. Chiede e riceve sostegno da scrittori e scrittrici che hanno scandagliato la voragine sensoriale provocata dalla violenza con conseguenze più o meno manifeste.
Ancora non basta. La donna studia le dinamiche psicologiche capaci di trasformare un uomo in un pedofilo, un assassino che di una vita innocente ne risparmia il solo respiro.
Di tanto orrore il prossimo “dopo” raccoglierà metri cubi di rabbia sparsi nella ripugnanza ossessiva verso ogni forma di vita.
“Il mio mondo interiore si è forgiato nella consapevolezza di sapermi estranea al mondo, mondo a cui non potevo rivelare chi ero realmente. Quel segreto, e il fatto di sapere che gli sopravvivevo, erano la mia forza“.
***
Dalla Francia a tutta l’Europa, il romanzo di Neige Sinno ha ricevuto numerosi riconoscimenti diventando un caso editoriale meritevole di prestigiosi premi. Il nostro Paese ha riconosciuto il messaggio di denuncia sociale conferendo al romanzo “Triste Tigre” il Premio Strega Europeo 2024 con 10 voti su un totale di 23 espressi dalla giuria composta da 25 scrittrici e scrittori italiani vincitori e finalisti del Premio Strega.
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