Per anni subisce minacce e aggressioni dal figlio: arrestato 41enne siciliano per violenza domestica

Per anni subisce minacce e aggressioni dal figlio: arrestato 41enne siciliano per violenza domestica

La violenza domestica è una tipologia di reato in costante espansione ed anche particolarmente complessa da analizzare. L’autore del reato riesce spesso a celare ciò che sta accadendo dentro casa e a ciò si accompagna il silenzio della vittima, che non sempre riesce a denunciare per paura di ritorsioni.

In Italia, secondo i dati Istat, il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Di queste il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila).

Ma non dimentichiamo che è un tipo di violenza che non conosce genere né età. Che spesso viene perpetrata nei confronti di minori e, talvolta, anche di uomini

La cronaca riporta quasi ogni giorno casi di violenza domestica. In Sicilia, più precisamente a Sant’Alessio Siculo (ME), nei giorni scorsi un uomo di 41 anni è stato arrestato dalla Compagnia dei Carabinieri di Taormina per aver commesso atti di violenza nei confronti della madre. Questa veniva, inoltre, costretta dal figlio a dargli del denaro perché potesse acquistare alcol e sostanze stupefacenti. La donna, stanca dei continui soprusi, che subiva dal 2018, ha denunciato i fatti ai Carabinieri. I reati individuati dal Gip presso il Tribunale di Messina sono maltrattamenti in famiglia ed estorsione continuata.

Il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi è previsto dall’art. 572 Codice Penale, secondo cui: “Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo precedente, maltratta una persona della famiglia o comunque convivente, o una persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte, è punito con la reclusione da tre a sette anni.

La pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso in presenza o in danno di persona minore, di donna in stato di gravidanza o di persona con disabilità come definita ai sensi dell’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero se il fatto è commesso con armi.

Se dal fatto deriva una lesione personale grave, si applica la reclusione da quattro a nove anni; se ne deriva una lesione gravissima, la reclusione da sette a quindici anni; se ne deriva la morte, la reclusione da dodici a ventiquattro anni.

Il minore di anni diciotto che assiste ai maltrattamenti di cui al presente articolo si considera persona offesa dal reato”.

Il delitto in questione si consuma solo mediante una ripetizione di atti nel tempo ed i maltrattamenti possono assumere qualunque forma, dalla violenza fisica a quella psicologica finanche a quella sessuale od economica.

Nella specie la donna era stata trovata in uno stato di evidente disagio e malessere, avendo subìto per anni minacce e aggressioni da parte del figlio. Ciò l’aveva costretta a vivere in un clima di perenne paura. Da qui l’inquadramento dei fatti da parte del Gip nel reato di maltrattamenti in famiglia (oltre che di estorsione continuata per le reiterate richieste di denaro alla madre) e l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari.