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“Intervista al Generale Ridinò”, terzo appuntamento: equilibri e conflitti internazionali

Ed eccoci al terzo Appuntamento con il Signor Generale Giovanni Ridinò.

Ci spostiamo nel Medio Oriente, in cui gli attori, Israele e Hamas, ripercorrono “la guerra dei cent’anni”  dei secoli scorsi, ma, a quanto pare, anche Donald Trump, fa parlare di sé, nel cercare di allentare la tensione in quel Teatro di proiezione bellica, coinvolgendo persino Stati Arabi, onde arrivare a compromessi di pace.

  • Generale, buongiorno, eccoci al terzo appuntamento, sempre per parlare di un argomento odioso, ovvero di una instancabile animosità bellica che si trascina fino ad oggi, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, ovvero la perenne  contesa della Striscia di Gaza.

 

  • Buongiorno a lei e a tutti i lettori. Sul fronte libanese, gli ultimi bombardamenti nella capitale Beirut, volti a distruggere depositi di droni non hanno suscitato, come in passato, la sollevazione popolare spinta dagli hezbollah. Il nuovo presidente ha, invece, dato incarico all’esercito libanese di individuare i responsabili e di procedere al loro arresto. Israele rimane l’unico baluardo democratico in un’area dominata da dittature di matrice islamica ed il suo definitivo riconoscimento da parte dei paesi arabi potrebbe finalmente portare ad una lunga tregua e con la stabilizzazione di equilibri politici ancora molto instabili.

  • Ma ritorniamo in Europa con il suo progetto di Espansionismo nell’area balcanica.

  • L’espansionismo della nuova Europa verso Est, con l’ammissione di nuovi Paesi dell’area balcanica, Ucraina compresa, non può essere effettuato in visione anti Russia, né può essere sostenuto nel tempo con l’unico aggregante costituito dalla moneta comune che può, tra l’altro, non essere  accettata da tutti, o ancora dagli aiuti economici che potrebbero rappresentare l’unico interesse verso una adesione volontaria alla comunità europea. Inoltre, il potere decisionale distribuito e legato al plebiscito dei paesi dell’Unione appare anacronistico in un mondo che corre con situazioni che cambiano quasi di giorno in giorno, con una capacità di risposta che, quando va bene, si realizza in non meno di diversi mesi e, comunque, non sempre di grande peso nel quadro internazionale.

  • E il continente africano, Terra contesa tra Europa, Cina , America, e molti altri ancora?

  • Più incisivo, dovrebbe essere l’attivismo verso l’Africa con un rigenerato rapporto, dopo l’esperienza coloniale del secolo scorso. In verità, le relazioni tra Africa e Unione Europea, si sono evolute nel corso degli anni, con una cooperazione nello sviluppo economico, sociale e infrastrutturale, la negoziazione di accordi commerciali e, recentemente, con politiche di sviluppo sostenibile. Oltre a questi, vi sono altri aspetti che hanno determinato in modo rilevante la partnership tra Europa e Africa come la gestione dell’immigrazione (da anni diventata un aspetto significativo nei rapporti tra i due continenti) e il partenariato strategico in settori chiave, tra cui la pace e la sicurezza. L’UE ha partecipato attivamente al sostegno dell’agenda di sviluppo dell’Africa attraverso varie iniziative, tra cui l’assistenza finanziaria, il rafforzamento delle capacità e la cooperazione tecnica con 150 miliardi di euro destinati al continente africano attraverso il piano di investimenti Global Gateway, risposta europea alla Via della seta.

  • Le famose “Terre rare” in Ucraina non sono un altro appetibile piatto?

  • Altro tema fondamentale è certamente quello delle terre rare. Se si pensa ad esempio all’industria della difesa dell’UE, questi sono alla base di un’ampia gamma di materiali con proprietà uniche che li rendono essenziali per la produzione di componenti utilizzati nelle applicazioni militari. La questione delle terre rare si è complicata negli ultimi anni, non solo per la polemica legata al loro approvvigionamento da parte dell’Unione Europea, ma anche per il ruolo di Pechino in questo particolare ambito. La Cina, infatti, è diventata un attore centrale in questo settore, giocando sempre di più un ruolo nella produzione ed estrazione di questi elementi.

  • Andiamo un po’ indietro nel tempo, perché Putin vuole ricomporre la vecchia Urss?

  • L’espansionismo di Putin nasce dagli errori commessi dopo la caduta del muro di Berlino, con l’arroganza degli Stati Uniti che hanno continuato a considerare la Russia il nemico permanente da tenere sotto stretto controllo, espandendo la NATO verso est e venendo meno agli impegni assunti. La nuova Russia, dopo momenti di difficoltà, che è riuscita a superare grazie anche alle grandi risorse di gas e di petrolio, ha trovato in Putin l’uomo capace di far rinascere l’orgoglio del popolo. Una rinascita che ha trovato anche la spinta nel ritrovato riconoscimento della Chiesa Ortodossa e nel riprendere e fortificare i legami verso il medio oriente ed il nord e centro Africa, in cui è riuscita a scalzare l’influenza francese con l’intervento di unità paramilitari a cui affidare l’attività di penetrazione territoriale e di affiliamento politico.

  • Ma Putin si era fatto persino amica l’UE, offrendo a buon mercato le proprie risorse energetiche, Unione Europea che con le sanzioni imposte alla Russia, per l’attacco all’Ucraina, si è trovata inerme e impreparata e tutt’ora  ne paga le conseguenze.

  • Un espansionismo anche economico che la rinata Russia ha realizzato con il rifornimento di gas a buon mercato verso l’Europa, sfruttando la debolezza della stessa dovuta alla grande mancanza di risorse energetiche. Sudditanza economica che la guerra con l’Ucraina ha evidenziato in modo drammatico nel momento in cui i paesi europei si sono scoperti improvvisamente deboli, assoggettati ai grandi produttori di gas e petrolio che riescono a governare le economie del mondo. Una sudditanza aggravata da una corsa ideologica, da primi della classe, verso le energie rinnovabili senza aver prima pianificato la sostituzione di centrali nucleari con altre fonti capaci di compensare la produzione fotovoltaica ed eolica che da sola non può supportare i picchi di consumi che si verificano, generalmente, quando i due sistemi esauriscono la loro produzione per l’oscurità o la mancanza di vento. Sudditanza che si è tradotta in aumenti dei costi e conseguentemente in aumenti dei prezzi delle merci rendendo difficile la competizioni con i nuovi attori economici che il globalismo economico ha reso forti e dominanti, Cina ed India in particolare.

  • Un suo parere?

  • Il riavvicinamento degli Stati Uniti alla Russia, a mio avviso, ha due scopi reconditi che Trump mira a raggiungere. Da una parte tende a indebolire il legame russo-cinese, dall’altra tende a trovare un accordo sui futuri assetti nel controllo degli interessi a sud della calotta polare e nel medio oriente dove Putin potrebbe dare una mano per portare a più miti consigli l’Iran degli Ayatollah.

  • Ma adesso che la Siria ha subìto un colpo di Stato, a quanto pare, Putin ha perso un suo legame con quel Paese.

  • La perdita  di influenza russofona nella Siria dove il regime sciita è stato sostituito da un altro sunnita, potrebbe, a sua volta, trovare forme di leciti consensi verso movimenti espansivi in altre regioni di reciproco interesse.

  • Generale Ridinò, affrontiamo un altro argomento delicato, Gli interessi della Cina suul’Africa.

  • L’espansionismo cinese è meno appariscente e si manifesta attraverso il nuovo concetto della via della seta, ma trova le sue origini ai tempi della Cina di Mao, con la cooperazione e l’assistenza tecnica verso paesi del Mediterraneo (Malta negli anni 70) e dell’Africa. Negli anni Duemila, la Cina ha iniziato a contribuire all’industrializzazione dell’Africa concentrandosi sullo sviluppo delle infrastrutture tramite prestiti e investimenti nell’industria ad alta intensità di lavoro. La Cina ha effettuato la sua penetrazione attraverso ingenti prestiti per finanziare progetti infrastrutturali, creando un indebitamento eccessivo e insostenibile. Di recente la strategia della Cina è diventata più cauta nei confronti dei prestiti in Africa e si concentra maggiormente sul coinvolgimento del settore privato. Il grande interesse della Cina per l’Africa è principalmente legato all’acquisizione e allo sfruttamento delle vaste estensioni di terreni fertili e ricchi di risorse ancora poco sfruttati. Questi terreni offrono alla Cina un’opportunità per sostenere la sua crescita economica e demografica, fornendo le risorse agricole, minerarie ed energetiche di cui ha bisogno. Inoltre, l’Africa è strategica per la Cina non solo come fonte di materie prime, ma anche come mercato di sbocco per le operazioni di export cinese, in particolare verso mercati Europei. Oltre agli interessi economici, l’Africa gioca un ruolo cruciale nei piani a lungo termine della Cina per affermare la sua sfera di influenza geopolitica e ridefinire le dinamiche globali.

  • Ma la Cina fa paura a Trump?

  • Il coinvolgimento del settore privato, a mio avviso, sempre sostenuto, guidato e promosso dallo Stato, si manifesta nell’acquisizione di punti di interesse strategico con l’acquisizione del controllo di porti, (canale di Panama compreso), di infrastrutture industriali in Europa e nel mondo. Tale presenza, sempre più estesa, può influenzare le decisioni dei paesi in funzione pro cinese. Rimane sempre pendente, come una spada di Damocle, la questione di Taiwan che la Cina ritiene di dover inglobare allo stesso modo di quanto fatto con Hong Cong. L’attuale contrapposizione Cina-Stati Uniti caratterizzata da una aperta ostilità economica con la minaccia di dazi pesanti da parte di Trump potrebbe  portare ad una momentanea cristallizzazione delle mire espansionistiche cinesi.

  • Una certosina analisi di politica ed economia mondiale, la sua, Generale, ed ha fatto emergere che le guerre dei Paesi evoluti nel mondo, non sorgono per il piacere di rendere grandi le Nazioni, ma principalmente per assicurare risorse economiche. Ma che prospettive abbiamo per queste assurde guerre?

  • L’attuale situazione dello scenario geopolitico globale è in evoluzione continua e rende difficile immaginare il percorso che seguiranno gli eventi e tratteggiare un finale certo. Le grandi economie globali giocano un ruolo non di poco conto, dietro le quinte, capace di influenzare qualsiasi scenario. Il mondo sembra galvanizzato sul profitto ad ogni costo senza alcuna remora o morale. I più piccoli ed i più poveri restano in balia di eventi che corrono sopra le loro teste e le loro vite. Un mondo di pace resta ancora una utopia lontana.

  • Grazie, Signor Generale.

Per leggere i precedenti appuntamenti:

Articolo a cura di Giuseppe Firrincieli

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Tag: "Intervista al Generale Ridinò" III appuntamento

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