Le carte e la Sicilia: una lunga storia giocosa

Le carte e la Sicilia: una lunga storia giocosa

La Sicilia ha una lunga tradizione nei giochi di carte, che riflettono la ricca tessitura culturale dell’isola. In un’epoca in cui cresce la fruizione dei giochi digitali, come i casinò online o quelli di azione praticabili su diverse piattaforme, la pratica dei giochi tradizionali unisce il passato al presente in un continuo dialogo culturale.

 

La diffusione dei giochi di carte in Sicilia si deve probabilmente agli Arabi che nel Medioevo, conquistarono l’isola sottraendola ai Bizantini. La cultura araba ha lasciato segni indelebili nella storia e nell’evoluzione dell’isola, influenzando anche i giochi di carte: lo dimostrano i tarocchi siciliani, predecessori delle carte moderne. Nonostante la repressione ecclesiastica, queste carte sono state usate non solo per divertimento ma anche per pratiche di  divinazione. Ecco alcuni dei giochi più popolari.

 

Zecchinetta

 

Leonardo Sciascia chiama così uno dei personaggi del suo romanzo più noto, Il giorno della civetta (1960); nell’adattamento cinematografico del 1968, diretto da Damiano Damiani, il ruolo di fu interpretato da Tano Cimarosa, attore messinese conosciuto per i suoi folti baffi, che da allora è una sorta di immagine umana di questo gioco amatissimo in Sicilia e praticato soprattutto durante le festività natalizie.

 

Le sue origini risalgono al XVII secolo e si riferiscono alla calata dei Lanzichenecchi, i mercenari tedeschi del Sacro Romano Impero, che nel 1630 devastarono Roma per ordine di Carlo V d’Asburgo. Tra un saccheggio e l’altro, i soldati passavano il tempo giocando a carte. Il nome Zecchinetta evoca infatti il suono onomatopeico dei nomi di questi guerrieri, che raggiunsero la Sicilia entrando in contatto con le genti locali. Un tempo si giocava con tre mazzi di carte francesi, mentre oggi si utilizza il mazzo di carte siciliane.

 

Simile al poker, il gioco si svolge con carte scoperte sul tavolo; a differenza dell’americano, non ci sono carte coperte. Il mazziere fissa la posta e gli altri giocatori cercano di superarne il punteggio facendo leva sulla propria capacità di calcolare le probabilità di uscita dei punti, in un ambiente spesso rumoroso e conviviale.

 

Briscola siciliana

 

Le regole base della Briscola Siciliana sono simili a quelle del gioco praticato nel resto d’Italia, e prevedono che il numero di giocatori possa variare da due a sei, con leggere differenze nelle regole in base ai partecipanti. Inizialmente ogni giocatore riceve tre carte, e il resto del mazzo rimane a disposizione per essere pescato successivamente. Si estrae una carta che viene posizionata sotto il mazzo, ma in modo da mostrare il seme per determinare, appunto, il seme di briscola, cioè quello di maggior valore per quella partita.

 

Procedendo in senso antiorario, ogni giocatore deve tentare di vincere la mano giocando una carta di valore superiore rispetto a quelle degli avversari, dando priorità al seme di briscola. Per quanto riguarda il punteggio, il Re vale 4 punti, il Cavallo 3 punti, il Fante 2 punti, l’Asso 11 punti, il 3 dieci punti, mentre il 7 e le altre carte numerate (2, 4, 5, 6) non hanno valore. Il gioco si conclude quando tutte le carte sono state giocate, e il vincitore è colui che ha accumulato il maggior numero di punti.



 

Cavalluzzi

 

Conosciuto anche come Paliu o Palio, è un antico gioco di carte che simula una corsa ippica, risalente al XVIII secolo e ancora diffuso in feste paesane e riunioni familiari in tutta la Sicilia. Si gioca utilizzando carte siciliane, napoletane o francesi, con ogni carta che rappresenta un cavallo il cui valore indica la velocità. La competizione si svolge su un percorso creato disponendo le altre carte in fila. I partecipanti scommettono su quale cavallo arriverà primo, e la corsa procede girando carte da un mazzo separato; il seme della carta girata sposta avanti il cavallo corrispondente. Vince chi raggiunge per primo il traguardo.

 

Cavalluzzi presenta versioni alternative che includono un numero variabile di cavalli, tipi di scommesse, e regole speciali come bonus o penalità. Pur essendo tradizionalmente un gioco casalingo, è disponibile anche online, dove si gioca in tempo reale con altri concorrenti.

 

Cucù

Si tratta di un gioco particolarmente adatto a gruppi numerosi di giocatori. Si usa il consueto mazzo 40 carte: ogni partecipante riceve una carta e può scambiarla una sola volta con il giocatore alla sua destra, mirando a migliorare la propria mano. Il giocatore con la carta di valore più basso alla fine del giro perde un gettone. Il gioco si arricchisce di carte speciali come il Cucù (XV), che blocca gli scambi, il Bum (XIV), che introduce azioni simulative come sparare, e il Salta (XIII), che imita il nitrito di un cavallo, influenzando le mosse dei giocatori. Le strategie includono anche tentativi di bluff e inganno, essendo i giocatori liberi di parlare durante il gioco per dare informazioni fuorvianti agli altri concorrenti. Se un turno finisce con giocatori che possiedono carte di pari valore, entrambi perdono un gettone.

 

L’origine del Cucù non è documentata con precisione. Le ipotesi più accreditate lo indicano come una  variante locale di giochi europei più antichi, caratterizzati da elementi come il bluff e lo scambio di informazioni. In Sicilia, con il passare del tempo, si sarebbe sedimentato assumendo precisi contorni locali.

 

Ti Vitti

 

Tradotto dall’italiano “Ti ho visto”, è un popolare gioco che coinvolge due giocatori, ai quali sono richieste ricche doti di osservazione e astuzia. Utilizzando il classico mazzo di carte siciliane, il loro obiettivo è di superarsi a vicenda ottenendo la carta di valore più alto. I giocatori mantengono le loro carte segrete,facendo leva anche in questo caso su un forte elemento di strategia condita da sprazzi di bluff. Ciascuno di loro deve intuire o dedurre la forza della mano dell’avversario.

 

Ti vitti non è solo un momento di divertimento in società e in famiglia, ma rappresenta una buona fetta della ricca tradizione culturale siciliana, incarnando lo spirito competitivo tipico dei giochi di carte tradizionali italiani. Le origini sono incerte e non documentate dettagliatamente, ma si presume che possano affondare nelle influenze culturali mediterranee, includendo quelle arabe e forse ebraiche.