SICILIA – A pochi giorni dal voto, l’ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Francesco Cascio, candidato alle prossime elezioni regionali, intervenuto ai nostri microfoni ha fatto il punto sulla campagna elettorale e sui progetti della coalizione di centrodestra che, secondo i sondaggi, viaggia spedita verso palazzo d’Orleans.
Partirei dalla scelta del presidente essendo un uomo che appartiene al suo partito, come ha preso la notizia che sarebbe stato Schifani il candidato governatore?
“Credo che la candidatura Schifani è in assoluto la migliore possibile perché venivamo da cinque anni di rapporti tesi all’interno della coalizione, di un muro contro muro che negli ultimi mesi era diventato veramente fastidioso tra il presidente dell’assemblea e il presidente della Regione per cui serviva una candidatura che avesse uno standing nazionale importante che avesse un appeal istituzionale importante e che consentisse alle forze politiche del centrodestra di fare sintesi. Credo che l’unica candidatura a questo livello in Sicilia fosse quella del presidente Schifani sia per le qualità umane che per le qualità politiche oltre che per il curriculum politico istituzionale, tant’è che la decisione di tutti i partiti della coalizione è stata presa in 24 ore”.
Quanto la candidatura di De Luca da una parte e quella di Armao dall’altra, entrambi provenienti dal mondo del centrodestra, possono incidere sul vostro bacino elettorale?
“Non voglio citare i sondaggi perché mi sembra superfluo, basterebbe leggerli per capire che la vittoria è a un passo ma al di là di questo, io credo che le candidature sia di Armao che De Luca si rivolgano ad un pubblico che non è il nostro. De Luca prenderà qualche voto perché sta facendo una campagna elettorale visibile, anche se non ne condivido il profilo, che parla alla pancia delle persone. Parla ad un mondo che non è quello che vota storicamente per il centrodestra, ma a coloro che in passato hanno votato per il Movimento 5 stelle per cui se c’è un partito che perderà consensi da De Luca è il Movimento 5 stelle. Per quanto riguarda Armao, al di là diciamo delle qualità dell’uomo che è un amico, credo che non porterà via nulla perché la sua candidatura nasce dall’unione di due leader di sinistra per cui semmai potrà portar via qualcosa dalla parte moderata del centro sinistra”.
Visto che mi ha fatto un assist parlando di 5 Stelle e di sondaggi, quanto dovete ringraziare a Conte per aver rotto la coalizione di centrosinistra? Perché guardando i numeri sareste stati sul testa a testa invece vi hanno servito la vittoria su un piatto d’argento…
“In effetti è così ed è una domanda che mi sono fatto anch’io tante volte. Come è possibile arrendersi? Secondo me la decisione prende spunto dalla consapevolezza di non saper governare. Hanno pensato che è meglio far governare il centrodestra alle prossime elezioni e quindi si sono arresi prima di partecipare perché non c’è altra spiegazione per giustificare questo divorzio tra il Pd e il Movimento 5 Stelle. Se avessero veramente voluto ambire a governare questa terra avrebbero dovuto mettersi insieme nel tentativo di battere il centrodestra. Non l’hanno fatto, si sono divisi e di fatto ci hanno regalato la vittoria”.
Lei per qualche anno è stato lontano dal mondo della politica perché è tornato a fare il medico e tra le sue esperienze c’è quella del Poliambulatorio di Lampedusa dove ha preso il posto di Pietro Bartolo che è stato eletto all’Europarlamento. Cosa le ha lasciato questa esperienza e come, oggi da politico, pensa di affrontare il tema immigrazione avendolo visto così da vicino?
“Quello dell’immigrazione è sicuramente un problema di cui tanti parlano ma nessuno conosce esattamente. Bisogna coniugare le esigenze di accoglienza che ovviamente dobbiamo avere come popolo occidentale ma serve anche che in qualche modo il governo centrale fronteggi l’invasione selvaggia che purtroppo ormai 12 mesi l’anno pesa su Lampedusa. Se è vero come è vero che bisogna dare accoglienza a chi fugge da guerre e dalla fame, è altrettanto vero che nel numero complessivo dei migranti che giornalmente sbarcano sulle nostre coste ci sono anche tantissime persone che non hanno questo obiettivo ma che vengono qui con altri scopi. È opportuno che il nuovo governo centrale immagini di stipulare con i Paesi del Nord-Africa delle convenzioni, dei trattati, degli accordi per far partire verso l’Europa chi ne ha realmente bisogno per poi distribuirli in modo proporzionale ai vari Paesi. Non è possibile continuare con questa aggressione selvaggia alle nostre coste e pensare di affrontare il problema con questa politica migratoria senza limiti”.
Sulla mancata candidatura a Palermo, lei aveva iniziato con molto entusiasmo poi ha fatto un passo indietro per compattare la coalizione…
“Avendo fatto politica per tanti anni ricordo perfettamente che in tutti i Comuni in Italia in cui si è andati al ballottaggio il centrodestra ha perso nel 100% dei casi. Siccome a maggio saremmo andati al ballottaggio anche a Palermo e quindi avremmo perso e dato che ho un grandissimo rispetto di Lagalla oltre che una grande amicizia, abbiamo riflettuto insieme sul fatto che fosse opportuno andare avanti con un unico candidato. I fatti mi hanno dato ragione”.
Dato che probabilmente governerete la Regione, secondo lei quali sono i punti da cui partire per rilanciare la Sicilia nei prossimi anni?
“Per prima cosa bisogna prendere in mano la questione del PNRR. Serve spendere i fondi bene e velocemente per riqualificare tutto quello che c’è da riqualificare in Sicilia dalla sanità, alle infrastrutture. Poi abbiamo le risorse comunitarie che ovviamente bisogna continuare a spendere come ha fatto in parte anche il governo Musumeci. C’è da fare alcune riforme, in primis quella dell’energia e porre soluzioni al problema dei rifiuti rompendo questo tabù che riguarda la fattibilità dei termovalorizzatori. C’è da rimpolpare gli organici della sanità che sono ridotti ormai all’osso e quindi ricominciare a fare assunzioni. In questo senso la pandemia ha scoperto dei buchi mostruosi nelle piante organiche della sanità. Insomma c’è da fare un lavoraccio”.
Sulla questione Ponte sullo Stretto. Se ne parla tanto ma è il solito spot elettorale o crede che si possa andare oltre?
“Il fatto che se ne parli sempre a ridosso delle elezioni mi fa pensare che si tratti del solito spot. Spero di sbagliarmi e che questa sia la volta buona. Questa è la mia speranza da cittadino…”
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