SICILIA – Proposta la costituzione di un Osservatorio antimafia per monitorarne le dinamiche. Ad averla progettata il presidente della commissione Antimafia siciliana, Antonello Cracolici, deputato del Pd.
Osservatorio antimafia per monitorare i clan
L’iniziativa è stata proposta a conclusione della relazione su un anno di attività dell’organismo parlamentare nel corso della seduta in Assemblea siciliana, alla presenza del governatore Renato Schifani, dei prefetti dell’Isola e del commissario dello Stato per la Regione.
“La mafia sa tutto, sa per esempio quando e dove si svolgono le gare d’appalto – ha affermato il presidente Cracolici – Allora la creazione di un Osservatorio è necessario, non è tempo di arretrare, è tempo di rilanciare la lotta alla mafia“.
La dichiarazione del governatore siciliano
“La mafia è cambiata, si inserisce nella pubblica amministrazione, nel controllo del territorio e lo fa per guadagnare e affermare il proprio potere: è finita la mafia della raffinazione della cocaina che poi veniva esportata. Oggi entra anche in certi grossi business, penso a settori in forte sviluppo in Sicilia, sappiamo bene che per alcuni investimenti siamo attrattivi“.
“Ci sono aziende che presentano non con loro rappresentanti legali ma con classici lobbisti, figure che lavorano per ottenere le autorizzazioni. Io accenderò un faro, studieremo delle misure, pur nella libertà della trasparenza del rilascio delle autorizzazioni: ci accingiamo a sottoscrivere un atto di indirizzo sulla disciplina del rapporti tra la Presidenza, gli assessorati e e l’intermediazione. Dobbiamo reagire, con compostezza senza grandi proclami”.
Questo è quanto affermato dal presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, intervenendo al dibattito all’Assemblea regionale sulla relazione di un anno di attività della commissione Antimafia siciliana.
“Mai abbassare la guardia”: la raccomandazione di Schifani
“Questa è la politica che mi piace – ha aggiunto il governatore-. Mai abbassare la guardia e non fare mai sconti a nessuno. La mafia si combatte aggredendo il patrimonio, perché la reclusione fa parte del pedigree del mafioso, è quasi un titolo. Il sequestro del patrimonio li fa impazzire”.