SICILIA – Diminuirà la presenza di olio d’oliva in Sicilia? Difficile dirlo. Le stime preliminari parlano di un calo della produzione di circa il 10%, che cresce fino al 50%-60% nella zona orientale dell’isola. La partita si giocherà ancora a settembre, perché il ritorno della pioggia può limitare le perdite. Oggi, minore quantità di olive non vuol dire scomparsa dell'”oro verde” dal mercato, ma una maggiore resa dalla vendita (+15%-19%). Un dato che “salva” le aziende siciliane in deficit di produzione.
La Sicilia ha vissuto una stagione estremamente difficile per l’olivicoltura a causa della mancanza di piogge e le prolungate ondate di calore. Giosuè Catania, presidente facente funzioni della Cia Sicilia Orientale e della cooperativa APO, ha spiegato che da 50 anni non si ricordava una situazione così critica. La produzione olivicola nella regione ha registrato un calo del 50-60% rispetto alla campagna 2023, già insufficiente. Le aree più colpite nella parte orientale della Sicilia sono state Catania e il basso Ennese, con un calo dell’80%. Anche nelle zone alle falde dell’Etna, Siracusano e Ragusano, le perdite sono state significative, oscillando tra il 40% e il 60%. Complessivamente, la produzione di olio di oliva in Sicilia si è attestata su 16-18mila tonnellate, ha spiegato Cia Sicilia Orientale, contro le 35.000 tonnellate della campagna 2023/2024.
Il presidente facente funzioni Giosuè Catania è stato chiaro nel dire che l’aumento delle temperature e la siccità hanno causato stress idrico per gli ulivi, portando a una riduzione della produzione e a un evidente squilibrio fisiologico delle piante. Anche dove è stato possibile irrigare, la produzione di olive è stata comunque inferiore a una normale campagna agraria. Le alte temperature hanno accelerato la maturazione delle olive, rendendole spesso inadatte alla raccolta, con conseguenze drammatiche soprattutto per le produzioni da tavola, che richiedono irrigazione continua per crescere adeguatamente. A farne le spese sarà la quantità di olio di oliva che arriverà direttamente sulle tavole dei siciliani, la cui resa sarà però maggiore.
Accursio Alagna, Cfo ed Executive board member della cooperativa Goccia d’Oro, composta da oltre 1.100 piccoli produttori di olio a Menfi (Agrigento), ha sottolineato un calo del 20-25% di produzione olivicola 2024, ma anche la possibilità di poter contare su una maggiore resa del prodotto. L’olio costerà di più al consumatore, ma l’aumento stimato tra il 15% e il 19% permetterà alle aziende di compensare parzialmente la minore quantità di olive raccolte in Sicilia. Il dato negativo comunque resta. La produzione media di olio di oliva in Sicilia è di circa 50mila tonnellate, in calo di previsionale di circa il 10%. Come si può intervenire di fronte l’emergenza? “È ormai evidente che non si possono più impiantare oliveti seguendo il modello tradizionale – ha analizzato Accursio Alagna – bisogna rinnovarsi tutelando la biodiversità e ammodernando gli impianti riducendo l’impatto ambientale. A questo occorrerebbe aggiungere gli investimenti nel settore irriguo sia a livello istituzionale che privato”.
Tra le soluzioni, potrebbe esserci anche la riscoperta delle cultivar antiche, come la pidiccudara ricorda il professionista siciliano, più resistente ai fenomeni climatici rispetto alle cultivar tradizionali.
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