SICILIA – L’economia del mare in Italia è un settore resiliente e con il Meridione a fare da motore di crescita. Secondo l’ultimo rapporto del Centro Studi Tagliacarne, realizzato in collaborazione con Unioncamere, Ossermare, Informare, Camera di commercio Frosinone Latina e Blue Forum Italia Network, quasi la metà delle imprese della blue economy italiana si trova nel Centro-Sud del Paese. Napoli, ad esempio, ospita 22.943 imprese, posizionandosi alle spalle di Roma, che conta quasi 30.000 attività della filiera. Anche le città di Salerno e Palermo (6.729) hanno mostrato una vivace attività imprenditoriale a livello provinciale. La Sicilia gioca la propria partita all’interno della filiera, ma ancora con margini di sviluppo.
In Sicilia 28.807 imprese legate al mare
La Sicilia si distingue come una delle regioni leader nella blue economy con un totale di 28.807 imprese attive nel settore. Questa cifra la posiziona però al terzo posto a livello nazionale, subito dopo Lazio (34.851) e Campania (32.241). Il settore chiave della blue economy siciliana è il turismo grazie alle tante imprese operanti nei servizi di alloggio e ristorazione. L’attrattività turistica, con le spiagge, siti archeologici e patrimonio culturale, hanno favorito la crescita delle attività legate all’accoglienza e alla ristorazione in Sicilia, ma non solo questo segmento dovrebbe fare da riferimento. Un secondo settore è l’export ittico.
L’importanza dell’export del pesce
In questo caso il confronto avviene su dati provinciali. Guardando al XXII sull’Economia del Mare la provincia di Vibo Valentia si conferma al primo posto nel rapporto tra il valore delle esportazioni della filiera ittica ed il totale dell’export provinciale. Le esportazioni ittiche rappresentano oltre un quarto dell’export del territorio calabrese, con esattezza il 27,2%. Seguono, a distanza, due province siciliane, cioè Palermo (5,5%) e Agrigento (4,5%), dove il settore ittico ricopre – statistiche alla mano – un ruolo decisamente inferiore rispetto a quanto evidenziato per la provincia di Vibo Valentia. Questi stessi dati restano comunque da primato nel confronto con il resto d’Italia. Nel loro complesso, le imprese della blue economy incidono sull’economia siciliana per il 6,1%, il valore aggiunto creato è del 5,7%. Anche queste percentuali non sono da primato, ma certamente da Top Ten nazionale.
A Palermo 805 aziende under 35
La Sicilia si caratterizza anche per una interessante presenza di giovani imprenditori impegnati con la blue economy. Palermo, in particolare, è tra le province con il maggior numero di imprese giovanili nel settore marittimo, con 805 aziende guidate da under 35. Le imprese blue si distinguono per una maggiore presenza di giovani rispetto ad altri settori economici. Comunque poche rispetto quelle presenti a Napoli (2.701 imprese under 35) e Roma (2.388) in testa. Le aziende guidate da under 35 rappresentano il 9% del totale nel “sistema mare”.
Indovina (Confidustria Turismo Catania): “Turismo traina perchè sostenibile”
“I risultati del XII Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare 2024 ci offrono una chiara dimostrazione dell’importanza cruciale del comparto turistico all’interno della blue economy. Questo settore è emerso come uno dei principali motori per la crescita economica del nostro Paese, contribuendo in maniera significativa al valore aggiunto complessivo“. A commentare i dati del report del Centro Studi Tagliarcarne è il vicepresidente di Confindustria Catania e presidente sezione Turismo Mario Indovina. “In particolare, il settore turistico ha visto un incremento notevole nei servizi di alloggio e ristorazione, con un aumento del 22,1% nel valore aggiunto tra il 2021 e il 2022. Questi dati dimostrano la capacità del nostro comparto di trainare l’economia, grazie anche all’adozione di pratiche innovative e sostenibili. È particolarmente significativo che il Sud Italia detiene il primato per valore aggiunto, con quasi 21 miliardi di euro, pari a circa un terzo dell’intero prodotto blue nazionale, e per l’occupazione, con oltre il 37% degli addetti del settore. Questo evidenzia l’importanza di continuare a investire nelle infrastrutture e nei servizi turistici del Mezzogiorno per sfruttare appieno il suo potenziale. L’attenzione alla sostenibilità e alla transizione green è un altro aspetto fondamentale del nostro impegno. Il turismo blue non solo promuove l’economia, ma lo fa in maniera responsabile, contribuendo alla tutela dell’ambiente marino e costiero. Continueremo a lavorare con dedizione per rafforzare il ruolo del turismo come pilastro della blue economy, sostenendo lo sviluppo sostenibile e la crescita economica del nostro Paese” ha concluso Indovina che è anche amministratore di Le Dune Sicily Hotel a Catania.
Economia del mare sempre piu “rosa”
In tutto il Mezzogiorno il report del Centro Studi Tagliacarne, realizzato in collaborazione con Unioncamere, Ossermare, Informare, Camera di commercio Frosinone Latina e Blue Forum Italia Network, ha rintracciato nell’imprenditoria femminile un importante e nuovo riferimento della blue economy. L’economia del mare in Italia è sempre più rosa con il 22,4% delle aziende guidate da donne, una percentuale leggermente superiore alla media nazionale del 22,2%. A livello locale Roma è ancora una volta in cima alla classifica con 29.806 aziende, seguita da Napoli con 22.943 imprese e Venezia con 9.426. La crescita delle imprese femminili è stata significativa, con un incremento del 7,5% tra il 2019 e il 2023 in Italia. Il XXII rapporto dell’Economia del Mare non fornisce dati di rilievo per la Sicilia.
La rinascita italiana della Blue Economy
L’economia del mare in Italia si è dimostrata resiliente. Nel 2022, le imprese della filiera, con il lavoro di oltre un milione di occupati, hanno generato 64,6 miliardi di euro di valore aggiunto. Le imprese del “sistema mare” hanno contribuito, rispettivamente, per il 4,1% e per il 3,7% alla crescita dell’economia italiana. Rispetto al 2021, emerge un importante incremento del peso che la blue economy ha sull’economia nazionale, sia con riferimento alla ricchezza prodotta (cresce dal 3,4% del 2021 al 3,7% del 2022) sia in termini di occupati (sale dal 3,9% del 2021 al 4,1% del 2022).
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