SICILIA – Le differenze retributive tra i lavoratori dipendenti privati del Nord e quelli del Sud Italia appaiono particolarmente significative, e la Sicilia non fa eccezione. Secondo quanto emerge da un’analisi condotta da Cgia di Mestre, l’Isola si colloca tra le regioni più penalizzate.
In base ai dati di Cgia di Mestre, mentre i lavoratori settentrionali percepiscono una media di circa 2mila euro lordi al mese, al Sud lo stipendio medio scende a 1.350 euro: ebbene, un divario che si traduce in un guadagno annuale lordo inferiore di ben 8.450 euro.
In altre parole, al Nord si guadagna quasi il 50% in più rispetto al Meridione.
Tra le province siciliane, Trapani si colloca tra le peggiori a livello nazionale, con uno stipendio medio lordo di appena 1.143 euro mensili. Supera solo Vibo Valentia, Cosenza e Nuoro.
Questa situazione, oltre a riflettere la disparità generale tra Nord e Sud, evidenzia anche una condizione di fragilità economica peculiare dell’isola, aggravata dalla scarsa presenza di grandi realtà industriali e multinazionali, che altrove contribuiscono a stipendi più elevati.
Nonostante l’abolizione delle gabbie salariali nel 1972 e l’introduzione dei Contratti collettivi nazionali di lavoro, le differenze retributive tra le regioni italiane rimangono marcate.
Le ragioni sono molteplici: il costo della vita e la produttività più elevata al Nord, la maggiore diffusione di contratti a termine nel Sud e la concentrazione di grandi gruppi industriali e istituti finanziari nelle aree settentrionali. In Sicilia, il tessuto economico è composto prevalentemente da piccole e micro imprese, che spesso faticano a sostenere livelli retributivi competitivi.
Nel mese di dicembre, l’impatto delle differenze salariali si riflette anche nella tredicesima, una gratifica natalizia che, pur rappresentando un sollievo economico per i lavoratori, risente delle stesse disparità territoriali.
Tuttavia, nel 2023, si segnala una nota positiva: un bonus una tantum di 100 euro netti è stato erogato a 4,6 milioni di lavoratori subordinati con redditi inferiori a 28mila euro lordi e con almeno un figlio a carico, portando un piccolo sollievo anche nelle province siciliane.
Foto di repertorio
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