Coraggio, lasciare tutto indietro e andare, partire per ricominciare, canta Cesare Cremonini in “Buon Viaggio“. Un vero e proprio inno alla bellezza dell’esplorazione, all’importanza della curiosità e al coraggio di abbandonare le proprie certezze e convinzioni per costruirne di nuove.
Un invito a fare la valigia per andare alla scoperta di nuovi posti. Imparare intanto a conoscere, e spesso poi anche ad apprezzare, culture diverse dalla proprie. Orientarsi in vicoli mai percorsi. Abituarsi alla musicalità di una lingua diversa dalla propria. Ai colori, ai sapori e agli odori di luoghi mai esplorati. Alle tonalità di tramonti mai visti. Agli sguardi di persone mai incrociate prima. A guardare occhi in cui non ci siamo ancora persi.
Guardare il mondo da un’altra prospettiva. È proprio questo uno dei privilegi di chi – di tanto in tanto – sceglie di costruire nuovi ricordi in luoghi diversi da quello di nascita. E tra l’altro – è risaputo – per molti l’estate rappresenta il momento ideale per mettere in pausa la propria quotidianità e aggiungere un nuovo tassello al proprio bagaglio di vita.
Buon viaggio, che sia un’andata o un ritorno
Che sia una vita o solo un giorno Che sia per sempre o un secondo L’incanto sarà godersi un po’ la strada Amore mio, comunque vada Fai le valigie e chiudi le luci di casa– “Buon Viaggio” di Cesare Cremonini
Viaggiare per avere nuovi occhi
Come scrive Marcel Proust, “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi“. Sarà proprio attraverso una nuova prospettiva che infatti, una volta tornati a casa, si potrà guardare in modo diverso dal solito ciò da cui si è sempre stati circondati e che magari fino a quel momento non abbiamo mai osservato veramente. In fondo – come dice un proverbio cinese – “chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita”.
Perché viaggiare
Il viaggio può essere considerato un vero e proprio atto di coraggio perché richiede la capacità di mettersi in discussione. Di mettere da parte per qualche giorno le proprie certezze e di ricostruire tutto da capo. Mattone dopo mattone.
A rendere un viaggiatore tale probabilmente è proprio la sua capacità di accettare l’idea che ciò che vediamo non sia necessariamente il meglio che il mondo ha da offrirci e che al di là di ciò che i nostri occhi vedono ci sono altrettanti, se non di più, luoghi e mondi inesplorati di fronte ai quali restare incantati.
Si è soffermato proprio su questo aspetto Gio Evan – scrittore, cantante e poeta pugliese – che nel 2021 ha pubblicato un vero e proprio inno che esalta l’importanza di allargare i propri orizzonti attraverso i viaggi.
“Viaggiate che sennò poi diventate razzisti
E finite per credere
Che la vostra pelle sia l’unica ad aver ragione
Che la vostra lingua è la più romantica
E che siete stati i primi ad essere i primiViaggiate che se non viaggiate
Poi non vi si fortificano i pensieri
Non vi riempite di idee
Vi nascono i sogni con le gambe fragili
E poi finite per credere alle televisioni
E a quelli che inventano nemici
Che calzano a pennello con i vostri incubi
Per farvi vivere di terrore, senza più saluti
Né grazie né prego né si figuriViaggiate che viaggiare insegna a dare il buongiorno a tutti
A prescindere da quale sole proveniamo
Viaggiate che viaggiare insegna a dare la buonanotte a tutti
A prescindere dalle tenebre che ci portiamo dentroViaggiate che viaggiare insegna a resistere, a non dipendere
Ad accettare gli altri non solo per quello che sono
Ma anche per quello che non potranno mai essere
A conoscere di cosa siamo capaci
A sentirsi parte di una famiglia
Oltre frontiere, oltre confini
Oltre tradizioni e cultura
Viaggiare insegna a essere oltreViaggiate che sennò poi finite per credere
Che siete fatti solo per un panorama
E invece dentro di voi
Esistono paesaggi meravigliosi
Ancora da visitare”– “Viaggiate” di Gio Evan