TRAPANI – Nata a Catania, 22 anni fa, con la passione per la fotografia tramandatale da padre e nonno: per quattro settimane, Eleonora Cravagno, sarà la protagonista – insieme alle sue opere – di altrettante domeniche che vi lasceranno senza fiato.
“La mia vita è un servizio fotografico perpetuo, tutto gira intorno a quell’idea fissa: quando viaggio – la mia passione più grande – scelgo sempre luoghi visivamente stimolanti. Li visito e li fotografo in prima persona, come turista. La mia mente associa tutto ciò che vedo o faccio ad un possibile shooting perciò mi lascio ispirare da ogni cosa: non c’è limite all’immaginazione e mai ci sarà.
Sono una ragazza ambiziosa, creativa, molto responsabile, molto competitiva, con molta voglia di fare e mettermi in gioco“. Sul blog di Eleonora è possibile leggere la sua biografia e ammirare interamente i suoi capolavori. Ma quello che vi chiediamo oggi, e che vi chiederemo nei prossimi tre appuntamenti, è lasciarvi trasportare da ciò che si può ricostruire dopo le macerie di un terremoto.
“Find yourself beyond the labyrinth” è ciò che di più bello può prendere vita dopo un dolore che ti squarcia il petto e strappa il cuore. “È nato un giorno per caso, come tutto. Ha preso molte strade, non seguendo mai una via precisa, fino a quando non capii che la giusta via era quella di perdersi all’interno del vasto labirinto emotivo e mentale che per anni mi sono creata e riuscire a trovare la mia via, quella della convivenza con esso.
Tutto iniziò 6 anni fa, quando la mia vita fu travolta dall’improvvisa morte di mio padre, un dolore singolare e unico. Il labirinto iniziò a farsi fitto già all’ora e uscirne senza aiuto era pericoloso. Si iniziarono a creare molte vie senza uscita. Non ho mai esternato il dolore facilmente, l’unico modo oltre alla fotografia che trovai terapeutico fu la scrittura; dove trovo un confronto con me stessa ogni giorno, una sorta di liberazione totale.
Così decisi di rappresentare questa sofferenza, questa lotta, questa convivenza attraverso la fotografia accorpandola a dei passi scritti da me. La rappresentazione di essa fu molto più travagliata, in quanto, le emozioni sono difficili da rappresentare fotograficamente ma molto semplici da scrivere.
La scrittura in questo progetto introduce lo spettatore all’interno di ogni singola foto, aiutandolo attraverso le parole a concepire meglio le immagini e quello che voglio esprimere, sono una sorta di epilogo situato sempre all’inizio della foto. Descrive il momento, e a volte, anticipa il dettaglio che verrà visualizzato all’interno dell’immagine“.
Da dove nasce questo progetto e perché?
“È un progetto nato e sviluppato solamente da me stessa, non ho avuto bisogno di nessun aiuto, volevo ripercorrere sia tutte le informazioni apprese durante i miei anni accademici sia il percorso intrapreso da sola come avvenne agli inizi della mia passione fotografica, così da concludere questo ciclo e avviarne uno nuovo e prosperoso.
Cominciai col cercare dei luoghi attinenti. All’inizio pensai che Milano era la città giusta per iniziare il progetto, invece mi sbagliavo, perché l’ispirazione la trovai nella mia terra, la Sicilia.
Grazie a questi luoghi ho riscoperto me stessa e la mia terra natia, quello che non avevo mai visto, che avevo sempre sottovalutato e che avevo idealizzato solo dalle parole degli altri. Ho iniziato cercando lande desolate che descrivevano il mio stato di perdizione, ma avevo bisogno di qualcosa di fisico e monumentale in cui perdermi per poi ritrovare ogni singola parte di me.
Così trovai tre labirinti sparsi per la Sicilia…“.
Progettato da Alberto Burri, nato dall’esigenza di ricostruire la vecchia città di Gibellina distrutta dal terremoto del 1968, il Cretto di Burri – protagonista della nostra prima puntata tra Fotografia e Scrittura – può essere considerato lo scheletro, che ripercorre totalmente le vie e i vicoli della vecchia città.
I blocchi bianchi di cemento che lo compongono creano uno stato di smarrimento, simile alla sensazione che si ha all’interno di un labirinto.
È stato soggetto di cortometraggi, shooting fotografici di importanti brand come ad esempio Bottega Veneta, videoclip musicali come quello di Francesca Michelin e molto altro, poiché è un’opera di land art riconosciuta in tutto il mondo.
È completamente aperto al pubblico così da poterlo ammirare a tutte le ore del giorno, sia percorrendo le stradine, sia sedendosi sui blocchi bianchi ad osservare la sua grandezza.
Il secondo luogo è il Labirinto di Arianna, in provincia di Messina… ma di questo ve ne parleremo domenica 29 novembre.
Un viaggio tra la bellezza indiscussa della fotografia e la spettacolarità che solo la scrittura riesce a dare, perché l’importante è ritrovarsi, anche quando la via sembra essere stata smarrita per sempre…
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