SICILIA – Dal Regno di Sicilia a quello di Sardegna, passando per lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli. Agli inizi dell’800 la formazione dell’Unità d’Italia era ancora un’illusione risorgimentale in una penisola frammentata politicamente e istituzionalmente.
Nel Meridione l’entità statale più grande e strutturata era rappresentata da Napoli e dal suo reame, sorto sui territori conquistati secoli addietro da Alfonso V d’Aragona e conosciuti con il nome di “Due Sicilie”.
Oltre lo Stretto vi era, come detto, il Regno di Sicilia con capitale Palermo appartenente sì alla famiglia Borbone ma esistente come Stato a sé stante e indipendente dal Regno di Napoli. Fu in occasione del Congresso di Vienna, tenutosi tra il 1814 e il 1815 con l’intento di riformare il volto dell’Europa all’indomani delle sconfitte di Napoleone, che si iniziò a progettare concretamente l’unificazione dei due Stati.
L’atto ufficiale di annessione avvenne l’8 dicembre 1816 su volontà di Ferdinando IV, il quale assunse il nome di Ferdinando I delle Due Sicilie. Un grande azzardo, quello compiuto dal monarca napoletano, che venne accolto con freddezza, se non addirittura con profonda riluttanza dalle aristocrazie dell’isola e, più in avanti, dalle corporazioni militari.
Con l’unificazione del Regno, infatti, la Sicilia venne privata di molte autonomie e libertà. Cardinali furono, per la nascita dei primi sentimenti antiborbonici, la cancellazione del Parlamento locale e l’abolizione della Costituzione siciliana del 1812.
La stessa Palermo perse il titolo di capitale, fagocitato dalla città partenopea divenuta adesso fulcro principale del Regno. Un calderone rivoluzionario in fermento già in altre aree del Regno ancor prima dell’unificazione e sfociato furiosamente nelle rivolte del 1820.
Nelle prime settimane estive di quell’anno, nell’isola iniziarono a scoppiare i primi tumulti. Per Francesco di Borbone, figlio primogenito di Ferdinando e luogotenente generale in Sicilia, l’unica opzione per sfuggire alle insurrezioni fu quella di abbandonare Palermo e di rifugiarsi a Napoli, sotto l’ala protettiva del padre.
Una vistosa crepa che iniziò a minare le certezze dell’egemonia borbonica. A luglio, sempre nel capoluogo siciliano, si registrò l’insediamento di un governo provvisorio a trazione separatista. Il tentativo di Palermo e di altre aree siciliane insorte venne però represso con il sangue dalle truppe di Ferdinando.
Fonte immagine: napoliflash24.it
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