“Le piccole libertà” di Lorenza Gentile

Quando una biografia mai scritta non asseconda il silenzio che le viene imposto, succede che un nuovo adesso si ritrova tra le righe di un romanzo ben confezionato.

Laureata in Arti dello Spettacolo alla Goldsmiths University di Londra e corsista della scuola internazionale di Arti Drammatiche Jacques Lecoq di Parigi, le austere radici milanesi di Lorenza Gentile si perdono nella narrativa sopraelevata dalla realtà nebbiosa che corre incontro ai sogni in eterna lotta con le malinconie.

Le copertine dei libri della Gentile sono vivace imitazione della carta d’identità di una scrittrice che soffia sulle candeline celebrative della vita. Quando la luce radiosa dell’ immenso azzurro sfugge, lei lo rincorre tra i battiti del divenire sospeso.

Il 2021 è stato il turno de “Le piccole libertà“, un romanzo imbottito di pagine evase da regole strette, troppo strette che quasi invidiano un paio di scarpe nuove messe alla prova da un passo spedito.

Superfluo aggiungere che l’avvio del cammino appartiene a una donna schermata dalle promesse di un futuro già apparecchiato. Un matrimonio, un lavoro precario presso un’agenzia di marketing, e sullo sfondo di un palcoscenico affollato da attori e comparse, due genitori adoranti fanno di Oliva, trent’anni e una passione per il teatro, la pasticceria e gli snack orientali, una crisalide chiusa a chiave insieme a un paio di scarpe strette (o ali sotto falso nome) di cui sopra.

È bastato un biglietto per Parigi per decifrare la combinazione esatta della cassaforte possessiva di un nome, Oliva, in competizione esistenziale con relativo debito di una donna in viaggio verso “le piccole libertà”. Fine ultimo di questo inseguimento tachicardico si prefigura nello spirito ansioso di conversare con le proprie aspirazioni, quelle spinte a forza dentro l’armadio in compagnia dei vestiti dimenticati.

Lo spirito di Oliva non dovrà ammuffire come le stoffe dietro ante di legno rugoso. La colpa di non aver mai gridato al mondo l’oppressione di un vuoto incolmabile giura amore eterno alla folata di vento che da lì a poco traccerà la sua strada.

Sotto la Tour Eiffel si pronuncia il verdetto incubato per anni in una surreale camera di consiglio. Lunghe notti hanno sbarrato le uscite di emergenza, l’anima in preda alle convulsioni sotto lo sguardo rigoroso dello specchio perbene, a tratti si rilassa davanti a un equilibrio familiare noiosamente borghese.

Mai più coprotagonista della sua vita, Oliva donna in ascesa dell’alba assetata di nuovo mare, viene sorpresa dalla prima tappa del viaggio nella comunità bohémienne di una delle più famose librerie parigine, Shakespeare and Company.

Una sola regola: aiutare un po’ tra gli scaffali e leggere un libro al giorno. La comunità accoglie il fermento vitale di artisti e scrittori chiamati tumbleweed, che tra pensieri filosofici e libri di poesie fanno sosta rigenerante dopo aver danzato attorno al fuoco delle libertà. Piccole o grandi, le attese alimentano l’energia sovversiva delle identità che hanno dato il via all’escursione nel mondo.

QUANDO STAI BENE NON LO PUOI IGNORARE, LA FELICITÀ EMERGE COME UN TAPPO DI SUGHERO NELL’ACQUA. TRAPELA DAGLI OCCHI, DAI PORI DELLA PELLE. SE SAI COME ESSERE FELICE, COME FAI A RINUNCIARCI? NIENTE È COSÌ IMPORTANTE DA COSTRINGERTI A FARLO. ED È GIUSTO ESSERE FELICI, PERCHÉ SOLO COSÌ SI PUÒ ESSERE UTILI AL MONDO“.

Perché tollerare le aspettative di chi non ha mai passeggiato per gli spasmi delle vene che danno linfa al proprio cuore? Con l’occhio miope di chi vede senza guardare, il sogno resta confinato nell’ora amante del cuscino piuttosto che ergersi a paladino del nuovo giorno.

Ormai parte operosa della comunità, Oliva si disfa dei pesi che tanto l’hanno ancorata alle zavorre che, nel tempo, hanno impedito la realizzazione di una leggerezza felice.

HAI DIRITTO DI TRADIRE LE ASPETTATIVE.” […] “LE ASPETTATIVE APPARTENGONO AGLI ALTRI, NON A TE. SEI LIBERA DI ESSERE CIÒ CHE CREDI. DEVI SMETTERE DI FARE QUELLO CHE GLI ALTRI CREDONO GIUSTO PER TE, SE TI FA STARE MALE. SOLO TU PUOI SAPERE PER COSA SEI FATTA, E UNA VOLTA CHE L’HAI SCOPERTO DOVRAI INSEGNARGLIELO“.

L’ incontro con intellettuali e artisti di fama, nonché con ragazzi e ragazze in sintonia con il fascino dell’ignoto, somministra il farmaco del coraggio per abbracciare le piccole libertà a lei negate.
Le esperienze che ne derivano rappresentano il nucleo centrale del romanzo messaggero del richiamo carismatico del cambiamento.

Questa volta è bastata l’intercessione della capitale francese, terapeuta del conformismo maturato nel salotto moralista; non meno degna di un altrettanto tramite coinvolgente potrebbe essere una luna per una volta molto più calamita delle altre apparizioni notturne.

Quale e di chi sarà il prossimo biglietto intestato al volo della farfalla prima che le sue ali dormano un sogno infranto?