La storia è ambientata nei primi anni della guerra, che distruggeva uomini e cose. Ma la storia era cominciata moltissimi anni prima e si perde nella notte dei tempi. Io e mio fratello eravamo piccolini e, a cavallo della grande guerra, aspettavamo con una certa impazienza il giorno dei morti.
Avevamo pensato di rimanere svegli per vedere i nonni morti che, di soppiatto, sarebbero venuti di notte a portarci i regali che con tanta diligenza avevamo scritto loro di poter avere. Certamente, secondo le situazioni delle famiglie, le richieste erano più o meno impegnative e noi, come tutti i ragazzini di quei tempi, non ci azzardavamo a chiedere regali costosi.
In realtà, a quei tempi, tutti noi bambini ci accontentavamo di quel poco che avremmo trovato la mattina, appena svegli.
“Restiamo svegli questa notte e così troveremo i nonni mentre porteranno i regali”. Ma poco a poco Morfeo cominciava ad avere la meglio sulle nostre intenzioni. Gli occhi diventavano sempre più pesanti. I nostri genitori ci esortavano a dormire.
“Prendete sono, perché così i nonni verranno a portarvi i regali che desiderate. Essi non verranno se sarete svegli”. E così fra il sonno che correva velocemente facendo diventare le nostre palpebre sempre più pesanti e la voglia di addormentarsi per accorciare i tempi di attesa. Finalmente Morfeo l’aveva vinta.
“Guarda, una macchinetta, un trenino, quante belle cose hanno portato stanotte i nonni” e mentre ringraziavamo, di corsa fuori, per strada a giocare con gli altri bambini, per tutta la mattinata. Eravamo felici per tutti i regali ricevuti; pochissimo, se li riferiamo al giorno d’oggi, ma a noi bastavano.
Qualcuno aveva avuto una palla, una palla vera, non quella fatta con stracci e spago, una vera palla di gomma e allora bastava per segnare le porte con i massi regalataci dalla guerra e via a giocare con gli altri compagni.
Ma dopo tutto questa rassegna di regali, il giorno dopo, di buon’ora, tutti noi bambini andavamo con i genitori al cimitero a trovare i nostri nonni o parenti, per ringraziarli dei doni ricevuti.
Qualche carrozza e molto cammino. Fatto il nostro dovere, si andava, sempre a piedi, al cimitero inglese a rendere omaggio ai caduti in guerra. Ricordo la lunghissima schiera di persone; un andirivieni continuo, finché stanchi ma soddisfatti rientravamo ognuno alle proprie case.
Questa bella tradizione si ripeteva ogni anno e per noi bambini che, pian piano, diventavamo adulti, era un modo bellissimo per ricordarci dei nostri parenti defunti.
Tutto ciò, in questi ultimi anni, si è perso, sotto la spinta delle grandi multinazionali e così ci siamo trovati, oggi, a non festeggiare e ricordarci dei nostri defunti, ma a “onorare” i morti viventi, gli zombie, i mostri che girano per le case per avere dei “dolcetti o fare scherzetti”.
Il profano ha sostituito il sacro. Certamente la grande mole di denaro che gira oggi intorno alla festa dei morti è notevole perché prima si pensava ai regali per i bambini, oggi si fa anche per i grandi. Ciò che resta è un assaggio per un’altra festa “stupida”, quella di Carnevale.
Purtroppo noi siamo esterofili, per cui la tradizione pagana tramandataci dal periodo selvaggio degli USA ha fatto sempre più breccia e alla festa dei morti è subentrata la festa di Halloween. Che dire?
Articolo a cura di Alfio Cazzetta