Co-sleeping, tra le principali cause delle morti dei neonati: l’intervista alla dottoressa La Rosa

Co-sleeping, tra le principali cause delle morti dei neonati: l’intervista alla dottoressa La Rosa

SICILIA – Poche settimane fa una tragedia ha cambiato per sempre la vita di una neomamma di Roma, che addormentandosi durante l’allattamento ha schiacciato il suo bambino con il peso, ciò ha comportato la morte del piccolo. L’avvenimento ha avuto un forte impatto mediatico, infatti, sono stati tanti i commenti espressi dalle persone anche sui social.

Il motivo della morte del bambino è da ricercare nella pratica del cosleeping, una delle principali cause di morte dei neonati: un gesto d’amore che però a volte si rivela fatale. È intervenuta ai nostri microfoni per approfondire l’argomento la psicologa Valentina La Rosa.

Cos’è il co-sleeping?

Nella terminologia comune con il termine cosleeping si intende “dormire nel lettone con mamma e papà“, invece, nella comunità scientifica si indica la comune abitudine di dormire nello stesso letto con il proprio neonato.

Il cosleeping prevede solitamente che i genitori e il neonato dormano insieme in un unico letto – afferma dottoressa La Rosa -, oppure aggiungendo la cosiddettaculla cosleeping‘, ovvero una culla attaccata al letto che permette di praticare il cosleeping in modo sicuro.

Sono numerosi i motivi – continua la psicologa – per cui i genitori scelgono il cosleeping con i loro bambini: per confortare un neonato che fa i capricci, per assistere rapidamente un neonato malato, per aumentare il tempo trascorso con il bambino, per promuovere il legame con il bambino o perché non c’è un altro posto dove il bambino possa dormire. Soprattutto, però, l’allattamento al seno è risultato essere la ragione più importante per praticare il co-sleeping“.

Le morti causate da tale pratica

A causa di tale pratica, però, capita frequentemente che i bambini muoiono per soffocamento meccanico o perché vengono schiacciati da un adulto. Infatti, secondo le raccomandazioni degli esperti il co-sleeping non è indicato nei primissimi mesi di vita del bambino per i rischi sopra indicati, cadute e disturbi respiratori.

Secondo le più recenti evidenze scientifiche – ci spiega la dottoressa -, il co-sleeping andrebbe evitato in caso di genitori fumatori in quanto la nicotina e i prodotti della combustione rimangono nelle vie respiratorie del fumatore per molto tempo a distanza dell’ultima sigaretta fumata e possono aumentare i rischi di morte in culla se inalati dal neonato“.

Prevenire la morte causata dal co-sleeping

Condividere il letto con i genitori non è sbagliato bisogna solamente prestare attenzione, la prima regola di prevenzione da dare alle neomamme, per evitare il soffocamento, è assicurarsi sempre che il nasino del proprio bambino sia libera soprattutto durante la poppata e durante il sonno. Nel caso di genitori fumatori è il caso che il bambino abbia la sua culla, in modo da evitare il rischio di inalazione di sostanze tossiche.

La dottoressa La Rosa, inoltre, ha sottolineato che: “Il cosleeping se prolungato eccessivamente (generalmente oltre il primo anno di vita del bambino), può ostacolare il regolare processo di separazione e di autonomia del bambino rispetto al genitore, favorendo l’insorgenza di ansia da separazione e di difficoltà a dormire da solo” conclude.

Bisogna attuare tale pratica in totale sicurezza magari facendosi consigliare da un medico. È necessario anche sottolineare l’importanza di una rete di supporto di controllo attorno a chi accudisce un neonato, in quanto essendo una fase molto delicata la stanchezza potrebbe prendere il sopravvento in ogni momento e potrebbe verificarsi una tragedia, come quella che attualmente sta vivendo la neomamma di Roma.

Foto di repertorio