Sicilia in zona rossa per morti sul lavoro: una silenziosa strage

Sicilia in zona rossa per morti sul lavoro: una silenziosa strage

SICILIA – Torna a crescere il numero delle morti sul lavoro in Italia. Nei primi cinque mesi del 2025 si contano 386 decessi, con un incremento del 4,6% rispetto allo stesso periodo del 2024. Di questi, 277 sono avvenuti in occasione di lavoro, mentre 109 in itinere, ovvero nel tragitto casa-lavoro.

Una situazione allarmante che, ancora una volta, coinvolge in maniera significativa anche la Sicilia, tra le regioni più colpite.

Morti sul lavoro: i dati

“Da gennaio a maggio sono ancora tante, troppe, le vittime sul lavoro. Rispetto ai primi cinque mesi del 2024 sono aumentate del 4,6% e si contano già 386 decessi, 17 in più dello scorso anno. Otto regioni sono in zona rossa e altre 3 in zona arancione, le due fasce critiche in cui raccogliamo le regioni con tassi d’incidenza infortunistica superiori alla media nazionale”, dichiara Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega di Mestre, che ha curato l’indagine.

Sicilia tra le regioni più a rischio

La Sicilia rientra nella “zona rossa”, ossia tra le otto regioni con un’incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale, pari a 11,6 morti sul lavoro ogni milione di occupati. L’isola ha registrato 23 decessi in occasione di lavoro, collocandosi al quarto posto in Italia per numero assoluto di vittime, dopo Lombardia (42), Veneto (30) e Campania (25).

Oltre alla Sicilia, si trovano in zona rossa anche: Basilicata, Umbria, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Abruzzo, Puglia e Campania. In zona arancione: Veneto, Calabria e Liguria.

I settori più colpiti e il giorno nero

A livello nazionale, il settore più colpito resta quello delle Costruzioni, con 45 morti, seguito da Attività Manifatturiere (43), Trasporti e Magazzinaggio e Commercio (33). Il giorno più luttuoso della settimana si conferma il lunedì, in cui si è verificato il 24,2% degli infortuni mortali.

Il profilo delle vittime: età, genere e origine

Gli ultrasessantacinquenni risultano i più esposti al rischio, con un’incidenza di 30,7 decessi ogni milione di occupati, seguiti dalla fascia 55-64 anni (19,1). La fascia d’età con il maggior numero di decessi in termini assoluti è proprio quella dei 55-64 anni, con 102 vittime.

Le donne decedute nei primi cinque mesi del 2025 sono 37, di cui 18 in occasione di lavoro e 19 in itinere. Un aumento di 8 unità rispetto all’anno precedente.

Allarmanti anche i numeri relativi ai lavoratori stranieri, che rappresentano più del 20% delle vittime (87 in totale, di cui 56 sul lavoro e 31 in itinere). Per loro il rischio di morte sul lavoro è più che doppio rispetto agli italiani: 22,3 contro 10,3 morti ogni milione di occupati.

Infortuni in calo, ma la mortalità resta alta

Sul fronte delle denunce complessive di infortunio (mortali e non), si registra un leggero calo dell’1,4%: da 251.132 del 2024 a 247.681 nel 2025. Il maggior numero di denunce arriva dalle Attività Manifatturiere (27.023), seguite da Sanità, Costruzioni, Trasporti e Magazzinaggio, e Commercio.

Nel dettaglio, le denunce femminili sono state 91.964, mentre quelle maschili 155.717. Le denunce dei lavoratori stranieri sono 49.313, circa un quinto del totale.

La mappa dei pericoli

Qui proposto un grafico che mostra la situazione nazionale.

 

L’Osservatorio Vega Engineering utilizza una scala cromatica per classificare il livello di rischio infortunistico:

  • Bianco: incidenza inferiore al 75% della media nazionale
  • Giallo: tra il 75% e il 100% della media
  • Arancione: tra il 100% e il 125%
  • Rosso: oltre il 125%