PALERMO – Crisi nella sanità siciliana. Sono in aumento le disuguaglianze sociali nell’ambito della sanità pubblica: infatti, sono sempre più coloro che, non potendo permettersi le visite mediche, si recano in ambulatori popolari.
Renato Costa, della Rete degli ambulatori popolari di Palermo, ha affermato “Noi un tempo aiutavamo i marginali emarginati, quelli che essendo occupanti casa non avevano la residenza, non potevano avere il medico curante e non potevano nemmeno iscrivere i figli a scuola.
“Oggi, invece, le cose sono peggiorate: abbiamo aumentato la platea, perché oltre a queste situazioni che continuano a persistere adesso ci troviamo di fronte ad una quota di utenza con i colletti bianchi: cioè un’insegnate un pensione che non ce la fa e che ha quasi vergogna di dire che non può pagare il ticket”.
Costa ha parlato a margine di un forum dal titolo “Autonomia differenziata e Pnrr: cosa succederà alla sanità?“, sul tema della sanità pubblica e delle disuguaglianze sociali in tale ambito, organizzato alla Fonderia Oretea di Palermo.
“Ci sono tutta una serie di realtà importanti – ha aggiunto Costa – di cui noi ci facciamo carico e che speriamo se ne faccia carico la società. La gente non ce la fa più, abbiamo bisogno di aiutarla, aiutiamola in qualunque modo. Torniamo a pensare che uno stato di salute, come ci dice l’Oms, è uno stato di benessere psicofisico e sociale“.
“Le famiglie in difficoltà in Sicilia rappresentano il pilastro essenziale. In Sicilia, secondo nostri recenti studi, ci sono famiglie che si trovano in difficoltà maggiore rispetto alle altre aree del paese – ha spiegato Vincenzo Provenzano, del dipartimento Scienze Economiche dell’Unita – c’è difficoltà soprattutto per le emergenze, perché avendo meno risorse molte famiglie non si riescono a far fronte alle emergenze. Circa il 50% della popolazione siciliana risente di questa difficoltà”.
Sempre nello stesso forum, Ernesto Melluso, responsabile della rete civica di #SalviamoSSN istituita dalla Fondazione Gimbe, si è espresso contro l’autonomia differenziata, considerandola “un grosso rischio per l’aumento delle diseguaglianze che sono in atto nel sistema sanitario nazionale, il quale, va detto, si trova in un momento di crisi oggettiva.
“L’autonomia differenziata va in senso contrario a quello che dovrebbe essere il Pnrr, che mette al primo punto la coesione territoriale, mentre l’autonomia differenziata spezza proprio la coesione territoriale”.
“Noi ci battiamo contro l’autonomia differenziata anche nella visione azzoppata della consulta. Speriamo che vada in porto il referendum per il quale sono state raccolte in Italia 1 milione e 300 mila firme, mentre in Sicilia invece sono state 700mila le firme raccolte”, conclude Melluso.
“Ci avviamo in termini di finanziamento pubblico a scendere sotto il 6%, il che significa, in buona sostanza che l’intenzione della politica, man mano che si va avanti è sempre la stessa: attingere alla spesa sanitaria, che è una fetta più facilmente aggregabile, per fare dell’altro”. Queste le parole di Nino Cartabellotta, presidente della fondazione gimbe.
“Dal 2010 i tagli hanno causato non pochi problemi al mondo della sanità uno dei problemi più evidenti è il grande fenomeno della diseguaglianza regionale. Il gap Nord – Sud è sempre esistito, per ragioni sociali e per inadeguatezza politica, ma la sostanziale assenza dello Stato ha determinato che le persone che si occupano di sanità non hanno avuto nessuna guida“.
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