Cronaca

Migranti al largo della Sicilia, nessuna autorizzazione per lo sbarco: le parole del ministro dell’Interno

SICILIA – I migranti a bordo di un’imbarcazione chiedono di approdare e di mettere finalmente piede sulla terraferma.

Nonostante le cinque richieste inviate dal capitano per procedere con lo sbarco, in un porto italiano o maltese, non è ancora arrivata alcuna autorizzazione.

Intanto la Ong Sos Humanity ha comunicato che, in attesa di ottenere il via libera, nella notte è stato evacuato in Italia un minore a bordo della Humanity 1 che soffriva di forti dolori addominali. A occuparsi dell’operazione è stata la Guardia Costiera.

La nave – che batte bandiera tedesca – si trova in acque internazionali, ma comunque a poche miglia dalla fascia costiera tra Catania e Siracusa. A bordo dell’imbarcazione ci sono al momento 179 persone soccorse in mare nei giorni scorsi.

Ho voluto battere un colpo per riaffermare un principio: la responsabilità degli Stati di bandiera di una nave“. Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in un’intervista rilasciata a La Stampa in merito al blocco navale. Ieri, l’emanazione della direttiva sulla condotta della Ocean Viking, battente bandiera tedesca, e della Humanity 1, bandiera norvegese. Una condotta ritenuta non “in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale“.

Intanto, a bordo della Ocean Viking di Sos Mediterranee e l’Humanity1, sono centinaia i migranti soccorsi in acque internazionali che attendono di poter sbarcare.

Il governo, tramite la Farnesina, ha già coinvolto le ambasciate di Germania e Norvegia. Gli sbarchi “non dipendono solo dalle Ong – ha detto Piantedosi – però è anche vero, pur se negano, che queste navi umanitarie sono un fattore di attrazione per i migranti, il cosiddetto pull factor”.

Il ministro dell’Interno non accetta “il principio che uno Stato non controlli i flussi di chi entra. Io credo molto nei corridoi umanitari di Sant’ Egidio. Frenare le partenze significa anche limitare le morti in mare, che mi ripugnano e che vedo ormai quasi non fanno più notizia“.

Si tende a contrapporre gli aspetti umanitari con il governo dei flussi e il rispetto delle regole – ha concluso il ministro – in realtà, le due cose si fondono”.

Foto di repertorio

Redazione

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