La fuga dei Giovani dalla Sicilia. Perché per il loro “rientro” serve un piano di rilancio economico

La fuga dei Giovani dalla Sicilia. Perché per il loro “rientro” serve un piano di rilancio economico

SICILIA – Una lettera aperta al presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, per fare il punto sulla situazione giovani emigrati. Sono proprio quest’ultimi, sempre più spesso, a lasciare la nostra terra e a trasferirsi altrove. Ma quale potrebbe essere la soluzione a un loro possibile rientro e a uno “stop” di “cervelli in fuga”? In primis, un piano di rilancio economico per la Sicilia.

“Signor Presidente, Renato Schifani,

Il registro Aire, nell’ottobre dello scorso anno, ha registrato ben 826mila giovani emigrati siciliani, un dato allarmante che supera il numero degli emigrati di tutte le altre Regioni italiane; solo nel 2023, circa 15mila siciliani hanno lasciato l’Isola, una storia non nuova, ma allarmante per il 21mo secolo e che richiama le nostre “storiche ondate migratorie” di fine Ottocento e degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso.

L’attuale fenomeno migratorio verso Paesi più evoluti coinvolge giovani siciliani, diplomati e laureati, alla ricerca di lavoro adeguato alle loro attinenze professionali. Il triste evento, già esploso dopo la crisi del 2008, pone l’immagine di un’Isola, posta al centro del Mediterraneo, in difficoltà economiche e priva delle cosiddette “Offerte Lavorative”.

Sì, purtroppo la crisi atavica della disoccupazione provoca la fuga di giovani talenti e l’impoverimento delle risorse economiche, pronte ad alimentare un esodo che impoverisce, ancor di più, la Regione, sia per la crescente carenza demografica giovanile sia per le professionalità che, entrambe, si vanno a perdere.

Presidente, non possiamo tornare al “Dopo Unità d’Italia”, quando ben 700mila siciliani, per fame e miseria, emigrarono verso le Americhe, il Canada e l’Australia. Sarebbe giusto affrontare, e non se ne può fare a meno, un tema così scottante, anche se ci troviamo persino in un periodo di crisi bellica in Europa.

Il 15 maggio del 1946, con Regio Decreto n. 455, è nata la Regione Siciliana Autonoma e a Statuto Speciale, con una normativa pronta a garantire una certa autonomia economica, grazie all’impegno di uomini politici del tempo che si sono battuti e perfino fatti arrestare per la difesa di una Sicilia libera, come Andrea Finocchiaro Aprile, Antonio Varvaro, Attilio Castrogiovanni e Concetto Gallo.

Ebbene, per garantire lo sviluppo economico dell’Isola, venne inserito nello Statuto Siciliano un articolo di estrema importanza, il n.37, che recita: “Per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori del territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell’accertamento dei redditi viene determinata la quota del reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti medesimi. L’imposta, relativa a detta quota, compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima”.

E proprio in detto articolo sta la chiave di tutto! Sì, Signor Presidente, andiamo un po’ indietro nel tempo e vediamo che cosa era diventata la Sicilia durante il periodo di annessione all’Impero Austroungarico. La Sicilia poté godere di una ripresa economica con il porto franco di Messina, con la nascita di nuove compagnie commerciali, con la realizzazione di industrie per la produzione di sapone, vetro, carta, zucchero, e con la coltivazione di canna da zucchero, cotone e seta e con la liberalizzazione del commercio del grano e di altri cereali.

In quel periodo, la Sicilia fu interessata da un significativo sviluppo economico in quanto venne a determinarsi una fiorente intesa fra austriaci e siciliani, fra il potere politico, i commercianti e gli operatori economici e produttivi. Tanto è vero che merita di essere citato il ruolo determinante di Ignazio Perlongo, uno dei maggiori ministri siciliani che alla fine della sua carriera ricoprì il prestigioso incarico di Reggente per la Sicilia nel supremo Consiglio di Vienna.

Un progetto di rilancio economico, “Sul Commercio in Sicilia”, ebbe grande influenza sulle scelte politiche ed economiche del governo austriaco. Con tale documento, l’avvocato Perlongo avanzò proposte per un completo inserimento dell’Isola all’interno di un’area commerciale euro-mediterranea, con il potenziamento delle industrie, delle fabbriche, della produzione agricola e delle attività commerciali. Ignazio Perlongo è stato il padre del grande progetto degli scambi euro-mediterranei, proponendo la Sicilia come Porto franco per l’intero Continente; purtroppo, il suo ricordo non trova spazio nella storia, eccetto nella sua Naso, dove era nato il 5 luglio del 1666 e dove la piazza antistante casa sua porta il suo nome.

Con Ignazio Perlongo, l’esperienza austriaca lasciò, per un po’ di tempo, un’impronta positiva in Sicilia.

Ebbene, caro Presidente, dopo la breve citazione, un’applicazione più interessante e consona ai fabbisogni dell’intera Regione ed anche oltre, dell’Art. 37 dello Statuto, potrebbe far riflettere per dare una nuova linfa alla Regione Siciliana di oggi.

Sì, pensare di proporre la Sicilia, con una storica azione di coraggio: “Fisco Ammorbidito”, ad imprese, anche di nuove generazioni, che vogliono investire nell’Isola, sfatando il mito dei paradisi fiscali sparsi nel mondo, sarebbe il trampolino di lancio per un’economia accelerata e per un invito rivolto ai nostri giovani all’estero, con un grido di voglia di richiamo: “Giovani tornate, i vostri familiari e la vostra cara Terra vi rivogliono qui!”.

L’Europa potrebbe ostacolarci? No! Alla fine c’è già l’Olanda che è fin troppo tollerata da Bruxelles e che detiene le sedi legali e fiscali di imprese italiane, come Fiat, Eni, Enel, Cementir, Mediaset, Ferrero e altre decine di migliaia ancora.

Un’ultima considerazione, Presidente Schifani: Malta, l’isoletta nostra dirimpettaia, si permette di investire in Sicilia con la realizzazione di centri commerciali, resort e centri residenziali negli Iblei e, addirittura, proponendo concorrenza a società di navigazione siciliane per collegamenti con il porto de La Valletta.

Grazie, Presidente, nella speranza che questa missiva serva da sprone per un cambiamento “Pro-Sicilia”. Non aspetti tempo, la Sicilia e le isole circostanti ne hanno bisogno, sì, in tempi brevi”.